Bengasi, parla Amnesty: “Questo clima di impunità e di assenza di legge deve finire”

Amnesty International, in occasione della pubblicazione di un nuovo documento sulla Libia, si è appellata alla Corte Penale Internazionale perché intervenga e ponga fine ai sequestri, torture, uccisioni sommarie e crimini di guerra commessi dalle forze rivali che si contendono la città di Bengasi, ormai all’ordine del giorno. In particolare si chiede al Consiglio di sicurezza di imporre sanzioni mirate, tra cui il divieto di viaggio e il congelamento dei beni patrimoniali nei confronti delle persone coinvolte nelle violazioni di diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.

Negli ultimi mesi si è aggravata la situazione della città, divisa tra combattenti del Consiglio della Shura dei rivoluzionari di Bengasi, una coalizione di milizie e gruppi armati islamisti, e forze che portano avanti l’Operazione dignita, lanciata dal generale Khalifa Haftar. Il documento prodotto si chiama proprio “La discesa di Bengasi nel caos”, e ne descrive dettagliatamente la situazione. Sul proposito parla la vice direttrice del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty Hassiba Hadj Sahraoui: “se la comunità internazionale non mostrerà l’intenzione di indagare sui crimini di guerra il ciclo di abusi e di sofferenza finirà per peggiorare – e prosegue – questo clima di impunità e di assenza di legge deve finire”.

Anche se a 4 anni dal sollevamento popolare contro Gheddafi sembra lontano un futuro stabile, dopo i negoziati di Ginevra delle ultime settimane hanno aperto uno spiraglio di speranze che la Libia si possa risollevare dal baratro. Ma, continua Sahraoui: “I tentativi di raggiungere un compromesso politico risulteranno privi di senso se non verrà affrontata la questione dei diritti umani”, dicendo che le violazioni aumentano il rancore che non può essere nascosto sotto il tappeto.

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