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BAMBINI GENDER

I bambini di 7 anni potranno “cambiare sesso” dal punto di vista anagrafico. Basterà che si presentino negli uffici comunali e che dichiarino di non voler più appartenere al sesso maschile e quindi voler appartenere a quello femminile, o viceversa, ed il gioco è fatto. Non saranno necessarie visite mediche o psichiatriche, ma basterà il consenso di mamma e papà. Accade in Norvegia, dove il ministero della Salute, guidato da Bent Hoie, ha presentato al Parlamento una proposta di legge sull’estensione dei diritti dei transgender anche ai minori.

Non solo, ma il limite dell’autorizzazione genitoriale arriva solo fino ai 16 anni. Superata questa soglia, la scelta spetterà solo al singolo individuo. Riguardo al cambio di sesso vero e proprio, tramite intervento chirurgico, resta l’obbligo di aver raggiunto la maggiore età.

La Hoie l’ha definita una proposta “storica”, che vuole estendere anche ai minori i diritti dei transgender, ma che in realtà sembra più contenere la volontà di autorizzare i genitori – che sempre più spesso nella società odierna decidono di mettere al mondo una creatura più per appagare i loro bisogni o per rientrare in un certo status – a decidere di quale sesso preferiscano avere un figlio.

La decisione sarà reversibile, e per lo Stato dovrà valere a tutti gli effetti, dal passaporto al codice fiscale. Uno schiaffo per coloro che sostengono che la teoria gender non esiste.

Secondo il ministro della Salute norvegese la volontà del governo è “quella di cambiare marcia, poiché le attuali norme del governo sono inaccettabili e sono rimaste invariate per quasi sessant’anni”. Inutile dire che tutte le associazioni Lgbt – sigla utilizzata come termine collettivo per riferirsi a persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender – hanno accolto favorevolmente la proposta, perché “è molto importante che le persone transessuali molto giovani vedano rispettata la loro identità di genere”, ha commentato Richard Koheler, esponente della lobby Transgender Europe.

Anche la suddivisione di Amnesty International del Paese scandinavo, rappresentata da Patricia Kaatee, che più volte aveva sollecitato il governo a intervenire sulla materia, spiega che si tratta di un “diritto umano basilare delle persone esprimere la propria identità anche nei documenti ufficiali” e, inoltre, ha espresso il suo particolare apprezzamento alla volontà di “scavalcare” i medici perché “l’unico requisito che dovrebbe essere richiesto ad una persona per cambiare genere è la sua esperienza dell’identità di genere, non una diagnosi”.

Quello che non è chiaro è come mai tutti i sostenitori di questa proposta di legge possano credere – ed essere convinti – che un bambino di 7 anni possa avere la maturità e la consapevolezza di affrontare una scelta simile. Inoltre come faranno ad accertare che i minori non vengano “plagiati” dai loro genitori? Che non lo facciano solo per far contenti mamma o papà?

Preservare la spensieratezza e l’innocenza dei più piccoli: è questo che dovrebbero fare le famiglie e lo Stato. I bambini e gli adolescenti, in quanto futuro della nostra società, andrebbero tutelati. La nuova proposta di legge, che consentirà di cambiare sesso a proprio piacimento, paradossalmente potrebbe consentire di farlo anche più volte; sembra essere stata concepita non per garantire presunti “diritti”, ma per creare una confusione sempre maggiore nelle nuove generazioni.

“Essere o non essere, questo è il problema” è una delle celebri battute dell’Amleto, tratta dall’omonima tragedia di William Shakespeare, che esprime l’indecisione del protagonista. Frase che ai nostri giorni potrebbe tristemente diventare “Cosa essere?”.

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