“Quando scoppiano i conflitti nei Paesi c’è molta attenzione, poi si spengono i riflettori ma rimane l’emergenza” afferma Elena Cranchi, portavoce di Sos Villaggi dei Bambini, l’associazione presente in Bosnia dal 1994 e che ha appena avviato la campagna “Baci Da Sarajevo” per donare un futuro migliore alle vittime dell’ultimo conflitto con progetti di accoglienza e sostegno a minori e a famiglie in gravi difficoltà economiche e sociali.
“In Bosnia c’è un’emergenza socio-politica incredibile – aggiunge la Cranchi -. Abbiamo un tasso di povertà elevatissimo, si attesta al 70%, la categoria più vulnerabile come sempre è quella dei bambini. Sos villaggi dei bambini si occupa lì, come in tutte le parti del mondo, di bambini privi di cure familiari o che rischiano di perderle. Sono tantissimi, si parla di più di centomila bambini! Il vero problema è che in Bosnia ci sono ancora gli orfanotrofi che sono delle strutture all’interno delle quali vengono buttati tantissimi bambini che poi perdono quelli che sono gli elementi fondamentali per una crescita. Noi li accogliamo, diamo loro un ambiente familiare, diamo dei punti di riferimento, li accompagniamo verso la crescita, ma la cosa più importante che facciamo è quella di ricostruire le famiglie vulnerabili e quindi, in qualche modo, di curare quella crisi che ha portato queste a separarsi e ad abbandonare i bambini”.
“Quello che noi stiamo facendo in questo momento nei Centri sociali che sono a Srebrenica, a Sarajevo e attraverso un centro sociale mobile, che di fatto è proprio un bus, è dare sostegno a più di 70mila persone. Significa che andiamo nelle zone per portare aiuto, sostegno psicosociale e non solo, anche pacchi alimentari e igienici a famiglie che in tutti questi anni non sono riusciti ancora ad avere anche solo un’autonomia propria”.
“Con questo progetto ‘Baci Da Sarajevo’ – continua la portavoce – vogliamo continuare a dare sostegno di qualità ai cento bambini che accogliamo nel villaggio Sos di Sarajevo”. Inoltre “daremo sostegno e rafforzamento familiare a circa 200 famiglie, a più di 400 bambini che sono in difficoltà economica, ai 500 tra bambini e ragazzi che verranno raggiunti da questo SuperBus che porterà educazione, quindi porterà libri, materiale didattico e poi a Srebrenica continueremo invece a rafforzare le famiglie in difficoltà. Ovviamente chiediamo aiuto a chi in questo momento ci ascolta, a chi avrà voglia di continuare a portare, in questo caso, il futuro a bambini che hanno diritto di averlo in una terra perfettamente dimenticata. Secondo me molti non ricordano neanche più che cosa è accaduto lì, perché 20 anni sono tanti! Noi viviamo in un momento storico in cui un’emergenza mangia un’altra emergenza di cui poi ci si dimentica. Lo dico perché personalmente, quando ho detto che avremmo fatto questa campagna sulla Bosnia, molta gente ha detto: La Bosnia? Come la Bosnia! E invece sì, proprio la Bosnia, perché noi siamo presenti in tutti i Paesi non solo quando c’è il conflitto, ma anche dopo, quando le persone non hanno i mezzi per vivere una vita normale e quando tutto il resto del mondo non le guarda più”.