L’atollo Midway, luogo paradisiaco al largo delle coste delle Hawaii posto a metà strada tra l’Asia e il versante pacifico degli Stati Uniti, è considerata la più grande riserva marina al mondo: dal 2006 fa infatti parte del Monumento nazionale marino di Papahānaumokuākea, un’area di circa 360.000 km² di acque oceaniche, comprendente dieci isole e atolli del nord-ovest delle Hawaii, dichiarata monumento nazionale degli Stati Uniti il 15 giugno 2006, durante l’amministrazione del presidente George W. Bush. Lo scorso settembre il presidente Obama ne aveva esteso la superficie protetta portandola a un milione e mezzo di kmq, nel tentativo di salvaguardare la flora e la fauna dall’inquinamento.
Infatti l’atollo, con i suoi 5 chilometri quadrati di superficie, è gravemente minacciato dall’inquinamento dei mari, tanto da essere diventato un’enorme discarica di plastica. Secondo quanto riportato dalla Cnn, le sue acque cristalline sono invase da quella che può essere definita una “seconda isola ‘Pet'” (sigla del polietilene tereftalato) perché formata dai rifiuti di plastica trascinati lì dalle correnti marine.
I rifiuti non solo si accumulano lungo le spiagge, ma sono responsabili anche della morte di migliaia di albatros che li scambiamo per cibo. Sempre secondo un documentario realizzato dalla Cnn, nelle carcasse dei volatili sono stati trovati tappi di bottiglie, accendini e altri oggetti composti da questi polimeri derivati dal petrolio, largamente usati nell’industria alimentare e manifatturiera.
Secondo un allarmante studio condotto dalla fondazione inglese Ellen MacArthur, negli oceani sono già presenti oltre 5mila miliardi di pezzi di plastica e, di questo passo, entro il 2050 in termini di peso nei mari ci saranno più pezzi di plastica che pesci. Il rischio non è solo per gli abitanti marini, ma anche per gli esseri umani, perché i pesci mangiano i residui di plastica e poi, a loro volta, finiscono sulle tavole dei consumatori.