Fumata nera. La riunione fiume tra Cgil, Cisl e Uil per trovare una posizione comune sull’articolo 18 non ha portato a nessun accordo. Ognuno, per il momento, sceglierà in modo autonomo cosa fare. A partire dalla Confederazione diretta da Susanna Camusso che sarà in piazza San Giovanni a Roma il 25 ottobre e ha già preannunciato lo sciopero generale se il governo accelererà sull’adozione di un decreto legge per riformare lo Statuto dei Lavoratori. Le sigle hanno deciso di proseguire, in ogni caso, il confronto “per l’elaborazione della piattaforma unitaria”. Ottimista la Camusso che ha definito “utile” la discussione.
Più cauta, invece, la Cisl che vorrebbe cercare una mediazione sull’art. 18 nel quadro di un confronto che ricomprenda anche fisco, politica industriale, investimenti e precarietà. La Uil vorrebbe attendere una posizione chiara e definitiva del governo prima di muoversi. Fondamentale, da questo punto di vista, sarà l’esito della direzione del Pd, in programma per oggi pomeriggio. Renzi dovrà cercare di tenere a bada la minoranza del partito, che sulla modifica della più significativa disposizione della legge 300 del ’70 non ha risparmiato critiche al premier.
Sul piede di guerra ci sono anche i sindacati autonomi. I Cobas (Insieme a Cub, Usi e all’Adl) hanno indetto uno sciopero per il 14 novembre per protestare contro le politiche sul lavoro dell’esecutivo. La mobilitazione riguarderà tutto il lavoro dipendente, pubblico e privato. Scenderanno in piazza, secondo la nota diffusa dalle sigle, anche “Centri sociali, strutture del territorio, comitati e coordinamenti di precari, organizzazioni studentesche nazionali e locali”.