“Troveremo una soluzione che permetta l’eliminazione di questo cartello che tante polemiche ha creato. Ma rispettando sia le esigenze dei bambini che sono giustamente intoccabili, sia quelle dei residenti ad avere la possibilità di riposare”. Il giorno dopo la bufera mediatica che si è abbattuta – successivamente all’articolo di InTerris.it – sul piccolo comune di Ardea, alle porte di Roma, il sindaco Luca Di Fiori scende in campo per rimettere le cose a posto. “Voglio sottolineare però – spiega – che quel cartello è stato posto a norma di regolamento comunale, e che dunque non c’è stato alcun tipo di forzatura”. Di legge forse no, di opportunità decisamente sì. D’altra parte il comunicato dell’Unicef di sdegno per quella che è stata letta come una violazione dei principi dell’Onu sui diritti dell’infanzia, non lascia molto margine alla discussione.
“Questo episodio – spiega a InTerris.it lo psicoterapeuta Tonino Cantelmi – è solo uno dei tanti segnali dell’espropriazione dell’infanzia che stiamo vivendo in questi ultimi anni. Gli adulti non hanno più voglia di impegnarsi nella relazione con i bambini, chiusi in quella che definiamo adultescenza, ossia quella forma di non crescita che troviamo in tanti uomini di oggi, molto impegnati nelle proprie attività. Non favoriamo più l’aggregazione; il movimento ci dà fastidio; non è infrequente vedere famiglie numerose entrare nei locali ed essere messe all’angolo per la paura che i bambini possano disturbare gli adulti. Così come – dice ancora Cantelmi – vedere in un tavolo i due adulti impegnati al cellulare e il piccolo col tablet dei genitori. Questo mondo sta uccidendo le relazioni interpersonali, che invece vanno recuperate assolutamente”.
Sul caso è intervenuto anche Giacomo Rotoli, presidente di Adiantum (Associazione di Aderenti Nazionali per la tutela dei Minori): “Come associazione per la tutela dei minori siamo sconcertati dall’indifferenza e dalla chiusura mostrata dagli adulti verso il diritto dei bambini ad usufruire di spazi di gioco pubblici che sono presenti in tutte le città civili del mondo senza che nessuno si lamenti del presunto “chiasso” o del rumore attribuito loro. La scelta di campo fatta dalle autorità comunali, peraltro apparentemente nemmeno concordata, è deleteria, se non demenziale, e rivolta contro uno spazio pubblico in tempi in cui proprio questo è sempre più ristretto a favore di privati “senza faccia” che lo occupano anche in nome di un presunto diritto a una tranquillità ‘senza bambini’, il che è anche molto triste”.
La vicenda del divieto di giocare posto davanti alla scuola di Ardea ha provocato infine l’intervento dei sindacati: “A quanto si sa fino ad ora – afferma Mario Bertone, segretario generale della Cisl di Roma – il divieto accoglierebbe le richieste istanze di una residente che avrebbe protocollato decine di esposti contro gli schiamazzi dei bambini. Una situazione difficile, lo comprendiamo, perché bisogna riuscire a coniugare il legittimo desiderio di pace e tranquillità dei residenti con il naturale entusiasmo dei bambini. Certo è, però, che mettere la sordina davanti ad una scuola elementare è cosa impossibile e distoglie invece dai reali problemi con cui i Comuni italiani, quindi anche quello di Ardea, devono fare i conti. Ci sembra di poter dire anche in questo caso – conclude – che i politici che gestiscono le istituzioni finiscono per allontanarsi dalla realtà quotidiana della società: da che mondo è mondo i bambini giocano in piazza e nei cortili. Quel divieto va assolutamente rimosso”.