“Il passaggio di testimone da Mare nostrum a Frontex plus non deve risolversi in un fallimento”. Mario Morcone, capo dipartimento del Ministero dell’Interno, è intervenuto al meeting della Comunità di Sant’Egidio in corso ad Anversa auspicando una “cooperazione più profonda, che non potrà essere rivolta ad una semplice suddivisione dei costi, ma dovrà realizzare un passo credibile verso una chiara condivisione di responsabilità”.
Se l’intesa di Dublino dovesse essere per i partner europei “un Moloch invincibile e impossibile da scardinare, ritengo sia maturo il tempo di introdurre il cosiddetto mutuo riconoscimento europeo” delle decisioni di rilascio dello status di protezione internazionale.
“Che Europa dell’asilo – ha chiesto Morcone – è una che tiene prigionieri in un singolo Stato coloro ai quali abbiamo riconosciuto la protezione internazionale? E quella che ripristina, in sostanza, i confini nazionali solo per i migranti che comunque abbiamo ritenuto meritevoli del nostro aiuto? Che Europa è quella che riconosce il valore dei ricongiungimenti familiari e delle condizioni di particolare vulnerabilità, ma nel concreto rinforza gli steccati tra singoli Paesi dell’area Schengen?”. Per Daniela Pompei, responsabile per l’immigrazione della Comunità di Sant’Egidio, se Frontex vuol dire “solo salvaguardia delle frontiere, non serve e non salva. Allora è meglio continuare Mare Nostrum che ha salvato più di 117 mila persone”.