Dopo quattro anni di ricerche, è stata finalmente completata la mappa del Dna degli oceani. Il quadro è il risultato della spedizione internazionale Tara – coordinata dal Consiglio nazionale delle ricerche francese (Cnrs) – alla quale ha partecipato anche l’Italia con la Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli. Dal 2009 al 2013 la spedizione scientifica ha studiato migliaia di microrganismi, raccolti in 210 siti oceanici diversi. L’immenso lavoro ha permesso di individuare 40 milioni di geni, quasi tutti sconosciuti, e 35.000 nuove specie catalogate in un enorme database liberamente accessibile.
I primi risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Science, hanno permesso di scoprire alcuni fondamentali meccanismi di questo ecosistema sommerso, di primaria importanza per l’approvvigionamento di cibo in grado di influenzare il clima globale e di produrre la metà dell’ossigeno del pianeta. Una delle scoperte principali riguarda la temperatura dei mari che ha una profonda influenza sulle specie di organismi che si spostano in profondità. Al largo del Sudafrica è stata inoltre individuata una sorta di barriera naturale di correnti fredde e calde che divide Oceano Atlantico e Indiano. “È come se il plancton passasse attraverso un ciclo di lavaggio a freddo”, ha spiegato Daniele Iudicone, ricercatore della Anton Dohrn. “Le correnti – ha proseguito – formano enormi turbini che mescolano e raffreddano il plancton trasportato, limitando così il numero di specie che riescono ad attraversarlo”.