Saranno 22 milioni gli italiani chiamati alle urne domani per il rinnovo di sette consigli regionali e di oltre 700 comuni. Una tornata che potrebbe cambiare la geografia politica del Paese a tre anni dalle prossime politiche. Gli enti territoriali interessati saranno Veneto, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Campania e Puglia, mentre tra i capoluoghi c’è Venezia, in attesa di un nuovo sindaco dopo il commissariamento della giunta Orsoni per lo scandalo del Mose. Oltre al capoluogo veneto le altri città importanti in cui si voterà sono Lecco, Mantova, Rovigo, Arezzo, Fermo, Macerata, Chieti, Andria, Trani, Matera, Vibo Valentia, Tempio Pausania, Nuoro e Sanluri. Ad Enna e Agrigento ci si recherà alle urne in due giorni, il 31 maggio e l’1 giugno.
COME SI VOTA ALLE REGIONALI
Il sistema elettorale delle regioni dipende dalle singole leggi adottate, in assenza si applica il Tatarellum. Agli elettori sarà consegnata una sola schede con i nomi dei candidati e delle liste che li sostengono.In Liguria si può scegliere una lista regionale e quella provinciale correlata, oppure solo quest’ultima ma in tal caso il voto va anche alla lista regionale. Infine si può optare per la sola lista regionale o liste regionali e non correlate. Si può inoltre esprimere una preferenza per un candidato provinciale scrivendone il cognome vicino al simbolo di lista. In Veneto, dove non è previsto ballottaggio, si può indicare il nome del presidente e/o del consigliere anche in modalità disgiunta. In Toscana, dove vige un sistema elettorale simile all’Italicum, si può può votare il presidente e una lista collegata, il solo presidente o la sola lista (ma in tal caso il voto va al presidente collegato). Si può poi votare un candidato presidente e una lista a lui non collegata. Si possono esprimere sino al massimo di due preferenze ma andrà rispettata la parità di genere (un uomo e una donna). Vince chi raggiunge almeno il 40% dei voti, se ciò non accade si andrà al ballottaggio tra i due più votati. In Umbria il voto disgiunto non è valido. Si possono scegliere il presidente da solo, il presidente e una lista collegata o la sola lista. Anche qui, in caso di preferenze, va rispettata la parità di genere. Nelle Marche, in Campania e in Puglia vige il sistema classico: presidente da solo o insieme a una lista e lista da sola (il voto va al candidato governatore collegato) ed è previsto il voto disgiunto.
COME SI VOTA ALLE AMMINISTRATIVE
Nei comuni fino a 15 mila abitanti si vota con una sola scheda per eleggere sia il sindaco che i consiglieri comunali. Ciascun candidato a sindaco sarà affiancato dalla lista elettorale che lo appoggia, composta dai candidati alla carica di consigliere. Il voto per il Sindaco e quello per il Consiglio sono uniti: votare per un candidato Sindaco significa dare una preferenza alla lista che lo appoggia.
Nei comuni con più di 15 mila abitanti si vota sempre con una sola scheda, sulla quale saranno già riportati i nominativi dei candidati alla carica di Sindaco e, a fianco di ciascuno, il simbolo o i simboli delle liste che lo appoggiano. Il cittadino può: 1) tracciare un segno solo sul simbolo di una lista, assegnando in tal modo la propria preferenza alla lista contrassegnata e al candidato sindaco da quest’ultima appoggiato; 2) tracciare un segno sul simbolo di una lista, eventualmente indicando anche la preferenza per uno dei candidati alla carica di consigliere appartenenti alla stessa lista, e tracciando contestualmente un segno sul nome di un candidato sindaco non collegato alla lista votata: così facendo si ottiene il cosiddetto “voto disgiunto”; 3)tracciare un segno solo sul nome del sindaco, votando così solo per il candidato Sindaco e non per la lista o le liste a quest’ultimo collegate. È eletto sindaco il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi (almeno il 50 per cento più uno). In caso contrario si va al ballottaggio e si torna dunqe a votare la seconda domenica successiva.