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AMATRICE, TRA SOFFERENZA E SPERANZE A UN ANNO DAL SISMA

Non potrà mai passare abbastanza tempo perché la finestra dei ricordi possa offuscarsi su quella terribile notte del 24 agosto 2016, quando la furia del terremoto spezzò in pochi istanti la quiete dell’estate del Centro Italia consegnando, alle prime luci dell’alba, uno scenario di devastazione. Assieme alla terra, alle 3.36 di quel funesto giorno, tremò l’anima di una nazione intera, consapevole di trovarsi di fronte a una delle più gravi tragedie della sua storia recente: vite distrutte, esistenze sconvolte, interi paesi venuti giù nello spazio di pochi attimi e macerie. Tante macerie. Le stesse che, a distanza di 12 lunghissimi mesi, sono ancora in gran parte lì, a testimoniare per le vie di Amatrice, di Accumoli, di Arquata del Tronto e delle sue frazioni, quanto il destino ha tolto ai loro abitanti. E, soprattutto, quanto ancora rimanga da fare perché la ferita del sisma possa almeno in parte essere lenita.

Barlumi di speranza

Convivere con un quadro di devastazione, in attesa di ricevere quel supporto che, in qualche modo, possa coincidere con la speranza di una rinascita: questa la difficile impresa alla quale sono stati chiamati tutti coloro che, in quei tragici secondi, hanno perso le loro case e i loro cari, restando con nient’altro che le macerie di un presente distrutto e la grave incognita di un futuro ritenuto troppo lontano per poter essere immaginato. Eppure, nonostante la dura prova imposta, la popolazione dei centri colpiti non ha cessato di lottare per poter scrivere le pagine della propria vita, cercando in ogni modo di mostrare il suo volto più fiero, aggrappandosi alle tradizioni del proprio territorio e tentando di ricostruire da lì il proprio percorso di vita. E’ anche in questo contesto che si inserisce una di quelle storie che, fra i resti della vita passata, è riuscita a donare ai cittadini del devastato centro di Amatrice un barlume di quell’invocata speranza. L’esperienza del Pastificio “Strampelli”, prima attività produttiva a essere avviata nel territorio del piccolo centro laziale dopo il sisma, risponde pienamente al diktat della rinascita: ripartire dall’anima delle aree colpite, da quelle tradizioni, prima fra tutte quella gastronomica, che ne costruiscono l’identità.

Pastificio Strampelli, la vita che riparte

“La collaborazione fra il Pastificio e il Comune di Amatrice – ha spiegato a In Terris Monica Ruzza, responsabile marketing e comunicazione dell’azienda – in realtà nasce da prima degli eventi sismici dello scorso agosto. In occasione dei festeggiamenti per il 50esimo anniversario degli Spaghetti all’Amatriciana, un evento molto importante per la città previsto per il 27 e 28 di quel mese, era stato deciso di utilizzare la pasta di nostra produzione, in virtù degli ottimi rapporti fra gli imprenditori Marzio e Diego Leoncini, proprietari dell’azienda, e l’amministrazione comunale. Preparammo confezioni speciali con il logo del 50esimo, in preparazione di una festa che, però, è stata spazzata via dalla tragedia”. La catastrofe del 24 agosto ha messo in ginocchio Amatrice ma, certamente, non lo spirito dei suoi abitanti, né la volontà dei due imprenditori di investire in quel territorio, prendendo l’importante decisione di dirottare il futuro pastificio dalla Piana reatina (dove era inizialmente previsto) proprio nella città distrutta: “E’ stata una scelta fondamentale perché da una parte si tratta di un contributo per la riqualificazione del territorio, dall’altra, è un’iniziativa che dà forza sociale al contesto, in quanto offrirà posti di lavoro”.

L’anima di un territorio

La presentazione del Pastificio “Strampelli”, il quale offre un prodotto di altissima qualità (supportato da realtà come il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), in virtù della coltivazione della nota tipologia di grano che prende il nome dal famoso agronomo Nazareno Strampelli (che per primo la selezionò), è avvenuta nella neo-edificata area food di Amatrice, lo scorso 27 luglio, alla presenza delle principali istituzioni locali (in primis il sindaco Sergio Pirozzi) e di delegazioni della Regione Lazio: “Alla conferenza – ha spiegato ancora Ruzza – erano presenti anche i due progettisti del pastificio, originari del luogo. Questo perché fin dall’inizio gli imprenditori hanno voluto che si desse manforte alla popolazione, inserendo il più possibile le capacità imprenditoriali o professionali della zona. E di gente in gamba ce n’è davvero tanta, che offre davvero un prezioso contributo non solo da un punto di vista professionale ma anche per profondo legame con questo territorio, qualità che abbiamo scoperto sempre di più collaborando con loro nel tempo”. Con il cambio di destinazione dalla Piana ad Amatrice, è stato deciso di collocare il nuovo pastificio in località Torrita, “la nuova zona che darà il via a tutta la ricostruzione dal punto di vista industriale, in quanto zona artigianale di Amatrice. Ed è lì che, mano mano, verranno localizzate tutte le varie aziende, anche perché si trova a pochissimi chilometri dal centro”.

Il cuore di Amatrice

Un’attività, quella dello “Strampelli”, che non è solo bella ma anche nuova perché “un pastificio ad Amatrice non c’è mai stato: lo stabilimento è collocato nei pressi dei monti della Laga, a 1200 metri di altezza, uno dei pochissimi in Italia a trovarsi a questa altitudine. In virtù di questo, il sistema produttivo di questa pasta secca artigianale, trafilata al bronzo, con questi grani totalmente italiani, darà il via a un prodotto di qualità che sposa perfettamente quelle che sono le ricette di cucina del territorio. Ci teniamo perché l’obiettivo è quello di dare slancio, forza e ripresa alle tradizioni locali. E l’amore per questa terra ci ha portato a fare proprio questo: è importante che resti quella che era la bellezza non solo estetica ma anche quella del cuore di Amatrice”. La prima pietra è già stata posata, con l’augurio (e la prospettiva) che i lavori possano completarsi entro la fine di febbraio, così da inaugurare il tutto i primi del mese successivo: “Aspettiamo quel momento con molta felicità: abbiamo davvero avuto un riscontro molto positivo, sul territorio e non, poiché c’è stata grande attenzione a questo progetto. Siamo molto impazienti di vedere l’inizio della costruzione, anche perché tutte le persone che prenderemo (che saranno di Amatrice e di altre zone limitrofe) hanno a loro volta voglia di rimettersi in gioco. Sarà un amore nell’amore e noi ce la metteremo tutta”.

Dolore e sorrisi

Un segno tangibile della vita che riparte e che, nonostante tutto, riesce ancora a dare frutto: “Gli imprenditori hanno fatto una cosa importante in un momento importante. Sono loro che hanno deciso di investire sul territorio. Anche se è impossibile abituarsi a vedere quella devastazione, abbiamo imparato a focalizzare il nostro sguardo più su ciò che è rimasto che su quello che non c’è più. Quella del Pastificio “Strampelli” sarà la prima attività industriale a riprendere ma altre la seguiranno e, nel frattempo, anche realtà commerciali più piccole hanno ripreso il loro lavoro, come i ristoranti, posti nell’unica area al momento disponibile. Piano piano si sta cercando di restituire agli abitanti la speranza di un domani, li vedi con il dolore negli occhi ma con il sorriso sulle labbra. Sono loro che cercano per primi di credere che ci sia un futuro. E per noi è molto motivante a livello umano”.

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