Secondo il report dell’Unicef “Education Under Fire” – Educazione sotto Attacco – rilasciato oggi, più di 13 milioni di bambini in medio oriente e Nord Africa sono impossibilitati ad andare a scuola a causa dei conflitti e dell’instabilità politica della regione. La scuola, oltre ad essere un luogo di apprendimento, “dovrebbe rappresentare un bastione di normalità e di speranza verso il futuro ma, nell’attuale clima di violenza e instabilità, per molti bambini è spesso un luogo di morte”, spiega il direttore esecutivo dell’Unicef Anthony Lake.
In Siria, Iraq, Libia, Sudan, Yemen e sulla Striscia di Gaza, sono milioni i bambini che hanno riportato cicatrici indelebili, sia fisiche che psicologiche, a causa dei conflitti. Per molti bambini sopravvissuti ad attacchi e bombardamenti, andare a scuola è un esperienza terrificante, vissuta con a consapevolezza di poter perdere la vita in ogni momento. Solo nel 2014 ci sono stati 214 attacchi nelle scuole delle regioni e dall’inizio dei conflitti più di 8.850 scuole, circa una su quattro, sono state distrutte, danneggiate o non possono più essere utilizzate. ”I miei bambini non vedono più la scuola come un posto sicuro. Sono stati feriti a scuola. Hanno visto persone perdere gambe e mani negli attacchi. Hanno visto il loro padre venire ucciso”, racconta Niveen, madre di due bambini nella striscia di Gaza in una delle tante testimonianze nel rapporto.
Dove gli edifici rimangono intatti è la paura a fermare le lezioni. In molte regioni c’è carenza di insegnanti, scappati dal paese o troppo spaventati per continuare a lavorare, e sono sempre di più i genitori che non vogliono separarsi dai figli per timore che gli possa succedere qualcosa. In molti casi anche i paesi che offrono rifugio ai profughi sono impossibilitati a fornire un educazione ai più piccoli, sia per problemi linguistici che per il fatto che in molte di queste nazioni, soprattutto quelle confinanti, le scuole vengono spesso convertite in edifici di accoglienza per i profughi, di fatto impedendo anche ai bambini locali di ricevere un’istruzione.
Nel suo report, l’Unicef, mostra diverse iniziative attualmente in atto per contrastare il fenomeno che al momento necessitano urgentemente di fondi. L’organizzazione si sta operando per ricostruire le scuole distrutte, creare spazi temporanei per l’educazione, rendere disponibili risorse online per i bambini che non possono accedere ad un educazione formale e diffondendo materiale per l’auto-apprendimento cartaceo in quelle aree dove Internet non è presente, oltre a chiedere il sostegno della comunità internazionale per il coordinamento educativo nei paesi che ospitano il maggior numero di profughi.