“Sono giorni molto duri per i bambini e le famiglie della provincia di Idlib, in Siria”: a denunciarlo è Amici dei Bambini (Aibi) – una Ong italiana fondata nel 1983 – che è presente nel Paese mediorientale dall’inizio del 2014 con progetti di assistenza umanitaria in collaborazione con l’associazione Syrian Children Relief. Secondo fonti locali, nelle ultime due settimane l’esercito governativo ha intensificato i bombardamenti sopra le aree interessate dagli interventi di emergenza dell’Associazione, effettuando una serie di attacchi “non convenzionali”, con conseguenze anche gravi sulla popolazione civile. Aibi ritiene che sia “l’ora di rompere questo assordante silenzio sulle continue e sistematiche violazioni dei diritti umani che si consumano ogni giorno in Siria, e sugli odiosi crimini che vengono perpetrati a danno di persone innocenti, nell’indifferenza sostanziale del mondo”.
“Il 16 marzo un ordigno chimico ha colpito il villaggio di Sarmin, provocando la morte per soffocamento di tre bambini di età inferiore ai dieci anni e dei loro genitori – hanno riportato gli operatori Aibi – .Nella serata di martedì 24 marzo, due elicotteri hanno sganciato dei barili contenenti gas tossico sopra la cittadina di Binnish, centro di riferimento operativo di Aibi, su cui si concentra la maggior parte delle attività di supporto umanitario realizzate finora; dalla ludoteca sotterranea per i bambini, all’atelier di cucito per le donne, al forno per la produzione di pane da donare alle famiglie più vulnerabili”.
Stando a quanto riferiscono i responsabili del locale Centro medico islamico, “ci sarebbero diverse decine d’intossicati, per lo più donne e bambini. Tutti i casi sono stati documentati”. Questi avvenimenti non hanno compromesso, per ora, la capacità d’azione sul campo delle Ong coinvolte; lo staff locale di Syrian Children Relief è ancora in sicurezza. La situazione, tuttavia, è molto tesa e delicata.
L’area è notoriamente soggetta a bombardamenti frequenti, ma non si erano mai verificati prima eventi di tale portata; il personale medico, impreparato ad affrontare un‘emergenza dovuta alle armi chimiche, è stato costretto a ricorrere all‘utilizzo di maschere antincendio. La frustrazione è “tanto più grande”, se si considera che l’obiettivo di Aibi è “aiutare le famiglie siriane a rimanere nel proprio Paese, mettendole in condizioni di accedere a quei beni o servizi essenziali che sono loro preclusi a causa della guerra”.
Aibi si unisce “a quanti denunciano l’utilizzo di armi chimiche in Siria e condanna fermamente gli attacchi indiscriminati in corso nella zona a nord di Idlib, che non hanno altro effetto se non quello di terrorizzare la popolazione e colpire i più deboli e indifesi, come donne, anziani e bambini, oltre a complicare gli interventi di assistenza umanitaria”.