Popolo di guerrieri e marinai, quella dei Vichinghi è stata forse la prima società europea ad aver dato prova di apertura verso la parità dei sessi. Infatti, gli antichi dominatori dei mari del nord Europa avevano come capo una donna-guerriera. A dimostrarlo è l’analisi del dna fatta su alcuni resti trovati nella cittadina svedese di Birka, in una tomba del X secolo dopo Cristo. A condurre lo studio i genetisti dell’università di Stoccolma guidati da Jan Stora, pubblicando i risultati sull’American Journal of Physical Anthropology.
Donne armate
Come riporta l’Ansa, per quasi un secolo e mezzo gli archeologi si sono chiesti se le ossa e gli oggetti trovati accanto al corpo di Bj 581 (così era stato chiamato l’individuo nella tomba) fossero appartenuti a un uomo o una donna. Si trattava di una spada, un’ascia, una lancia, delle frecce, un coltello e, soprattutto, una tavola e le relative pedine, utilizzata per pianificare tattiche e strategie. A lasciare perplessi i ricercatori è stato proprio questo corredo, tipico di un individuo di alto rango. In nessuna tomba di donne soldato vichinghe erano infatti mai stati trovati oggetti simili. Lo scheletro, analizzato più volte negli anni, ha sempre suggerito che a Birka fosse sepolta una donna e la conferma definitiva è arrivata adesso dall’analisi del dna. Secondo i ricercatori è ancora presto per dire se donne guerriero con ruoli di comando fossero un’eccezione o una condizione diffusa.
Guerrieri terribili
All’inizio del Medio Evo i racconti di feroci donne vichinghe che combattevano al fianco degli uomini hanno alimentato il mito delle Valchirie, ma questo non è sufficiente per fare delle generalizzazioni. Tra l’ottavo e il nono secolo il villaggio di Birka, dove sono stati trovati i resti, era un importante snodo commerciale, con una popolazione di un migliaio di abitanti, soprattutto commercianti, artigiani e guerrieri. La loro cultura, però, era diversa da quella della regione e forse questo ritrovamento sembra confermarlo.