Le Nazioni Unite hanno programmato per oggi a New York un incontro internazionale sulla crisi della città e sui rimedi per superarla. L’Onu evidenzia che la tendenza planetaria a spostarsi nei centri urbani crescerà sempre di più. A riguardo il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, ha sottolineato che le città “sono i maggiori centri dell’azione, i fulcri, i magneti, i luoghi dove le persone entrano in contatto e coesistono. Entro il 2030, saranno oltre cinque miliardi i cittadini che vivranno nelle maggiori città del mondo. Già ora metà della popolazione mondiale risiede nelle aree urbane. Entro il 2050, ci si attende che questa percentuale salga a due terzi”.
Anche la rappresentanza italiana all’Onu, ci tiene a precisare che “questo incontro è parte di un percorso di riflessione e di proposta avviato nel 2009 sempre per iniziativa della rappresentanza italiana a New York, sulla base di un lungo e impegnativo lavoro di ricerca avviato dalla Fondazione Aldo della Rocca presieduta dal Prof. Corrado Beguinot. Oggi sembriamo rassegnati ad una città gabbia, luogo del degrado e della violenza mentre sempre più urgente è reinterpretare le città e costruirle come spazio organizzato per la convivenza nel dialogo. In questo processo, ciò che più conta è la riappropriazione politica di una questione centrale per la sopravvivenza sostenibile dell’umanità, è l’affermazione da parte dell’ assemblea generale delle Nazioni Uniti di un diritto umano alla città per tutti. Sono ampie e mature – continua la rappresentanza italiana all’Onu – le analisi condotte non solo dagli scienziati ma anche dagli organismi delle Nazioni Unite, prima fra tutte Un-Habitat, ma ci vuole, nel mondo, una rinnovata consapevolezza da parte di ciascuno per riuscire ad arrivare ad una risoluzione sul diritto alla città”.
Infine anche Papa Francesco si è espresso richiamando l’attenzione sul concetto di periferia dicendo che “è un dato fisico, certamente, ma riguarda anche la condizione morale in cui si trovano i tanti abitanti delle megalopoli del mondo, vittime di un disagio, di una sopraffazione, di una indifferenza non più accettabili. Ciò che l’iniziativa della rappresentanza italiana a New York persegue è proprio il passaggio da una globalizzazione dell’indifferenza ad una globalizzazione del dialogo”.