Cinque anni fa, quando aveva solo 12 anni, era stata vittima di un attentato da parte dei Talebani per aver difeso a gran voce il diritto allo studio delle bambine. Malala Yousafzai, la giovane e coraggiosa attivista pakistana, è il premio Nobel per la Pace 2014 assieme al militante indiano Kailash Satyarth. Ad annunciarlo è stato il presidente del comitato per il Nobel Thorbjoern Jagland: “La loro lotta – ha detto – si iscrive nella tradizione di Ghandi. La stanno mantenendo e portando avanti”.
Malala è la più giovane vincitrice della storia dell’ambita onorificenza, e “nonostante la sua giovane età – ha continuato Jagland – ha già combattuto diversi anni per il diritto delle bambine all’istruzione ed ha mostrato con l’esempio che anche i più giovani possono contribuire a cambiare la propria situazione”.
Satyarti, invece, attivista 60enne per i diritti umani, è stato premiato per la difesa dei minori in cui si impegna dagli anni ’90 con la sua associazione Bachpan Bachao Andolan. Le sue azioni hanno permesso di liberare almeno 800 mila bambini dalla schiavitù, favorendone la reintegrazione sociale.
“Conosco Malala personalmente e la inviterò a lavorare con me – ha detto Satyarthi a New Delhi durante una conferenza stampa – è un momento di gioia, sia per gli indiani che per i bambini”.
Il segretario del Comitato norvegese per i Nobel Geir Lundestad, parlando con Associated Press, ha affermato che “è stata una scelta difficile”, perché oltre ai vincitori i candidati erano Edward Snowden, il controverso ex agente della Nsa, Papa Francesco e il gruppo pacifista “società di sostegno all’articolo 9”, un’associazione giapponese che lotta contro le operazioni militari nipponiche all’estero (che infrangerebbero, appunto, l’articolo 9 della loro costituzione).