“Sull’auto lo feci sedere a destra, la Petacci si mise a sinistra. Io presi posto sul parafango in faccia a lui. Non volevo perderlo di vista un solo istante. La macchina iniziò la discesa lentamente. Io solo conoscevo il luogo prescelto e non appena arrivammo presso il cancello ordinai l’alt”. Sono gli ultimi istanti di vita di Mussolini, secondo la testimonianza di Walter Audisio ( conosciuto anche come “colonnello Valerio), il partigiano che giustiziò Benito Mussolini e la sua amante Claretta Petacci. Il racconto di Audisio venne pubblicato il 28 marzo 1947 su “l’Unità”, l’organo del partito comunista. Esattamente settant’anni fa, il 28 aprile 1945, Benito Mussolini fu giustiziato insieme alla sua amante a Giulino di Mezzegra, in provincia di Como. Era stato arrestato il giorno prima a Dongo.
In realtà in questi anni sono molte le versioni che sono via via apparse sulla cattura e morte di Mussolini, infatti sono decine, e a volte contrastanti, le ricostruzioni che parlano delle ultime ore del Duce. IL 17 aprile 1945 Mussolini si trasferì a Milano e tentò di contrattare la propria salvezza con il Comitato di Liberazione Nazionale. Il 27 aprile iniziò la sua fuga verso Como, vestito da soldato tedesco, ma fu arrestato dai partigiani e fucilato il giorno seguente insieme alla sua amante.
Nello stesso giorno, a Dongo, un altro gruppo di partigiani stava fucilando alcuni seguaci di Mussolini, tra i quali Goffrredo Coppola, allora rettore dell’università di Bologna, Alessandro Pavolini, segretario del Pfr, Nicola Bombacci, uno dei fondatori del partito Comunista d’Italia, il ministro dell’Economia Paolo Zerbino, il ministro della cultura popolare Ferdinando Mezzasomma e MArcello Petacci, fratello di Claretta.
I corpi di Mussolini e degli altri giustiziati furono portati a Milano, dove arrivarono in serata. Intorno alle tre di notte vennero scaricati in piazzale Loreto, esattamente nello stesso luogo dove il 10 agosto 1944 erano stati fucilati e lasciati in balia della folla quindici partigiani.