“L’unico modo per aiutare davvero queste donne è quello di debellare il fenomeno inaccettabile della prostituzione: i clienti sono di fatto primi sfruttatori della donna, e in secondo luogo finanziatori del racket”. Partendo da questo assunto, l’associazione Comunità papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, in occasione della prima Giornata mondiale contro la tratta che cade proprio oggi, ha stilato un elenco di motivi per i quali è sbagliato pensare a regolamentare la prostituzione. Eccoli nel dettaglio.
1 Regolamentare la prostituzione aumenta la domanda di vittime di tratta. Infatti il 75-80% delle donne presenti nei bordelli olandesi e tedeschi, paesi in cui la prostituzione è legalizzata, è stata trafficata contro la loro volontà. (1)
2 Rende molto più difficile identificare le vittime di tratta. Già oggi osserviamo come l’atteggiamento degli sfruttatori sia cambiato: se prima il tipo di sfruttamento e di violenza era maggiore, ora è diventato più subdolo. I magnaccia aumentano la quota parte destinata alle prostitute per estinguere il loro debito. Ciononostante il reato di tratta rimane.
3 Non permette la repressione della tratta punendo gli sfruttatori, in quanto è un ottimo scudo dietro cui i trafficanti si possono mascherare.
4 Non aumenta le entrate statali provenienti dalla tassazione della prostituzione, perché aumenta il mercato nero (2). In Germania la maggior parte dei bordelli, gestiti dalla criminalità organizzata, si è rifiutata di pagare le tasse (3). Inoltre le persone che si prostituiscono non vogliono essere associate alla prostituzione, per cui non dichiarano le tasse.
5 Non riduce gli abusi nei confronti delle donne. Infatti, il 60 % delle prostitute che operano nei Paesi Bassi hanno subito violenza fisica, mentre il 40% delle stesse ha dichiarato di aver subito violenza sessuale (4). Negli Stati Uniti, l’86% delle prostitute ha dichiarato di aver subito violenza fisica dai clienti. Il 59% delle prostitute tedesche ha dichiarato che la regolamentazione non le fa sentire più sicure dalla violenza fisica o sessuale.
6 Non aumenta la sicurezza sanitaria delle donne che si prostituiscono. Nello Stato di Victoria, in Australia, un cliente su cinque dichiara di voler avere rapporti sessuali non protetti. In Canada, il tasso di mortalità delle prostitute è 40 volte superiore alla media nazionale (5). La prostituzione comporta effetti dannosi per la salute delle persone che la praticano, le quali sono più soggette a traumi sessuali, fisici e psichici, alla dipendenza da stupefacenti e alcool, alla perdita di autostima, così come a un tasso di mortalità superiore rispetto al resto della popolazione.
7 Aumentano i costi sociali dati dall’aumento della diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili nella popolazione. Molte donne, inconsapevoli mogli dei clienti, contraggono il papilloma virus (non solo l’HIV).