L’Ucraina festeggia oggi il giorno dalla sua indipendenza dalla Russia (intesa come Urss). Una data particolarmente sentita per quello che dagli Zar veniva chiamato “il granaio d’Europa”, specie dopo gli ultimi sconvolgimenti nella penisola di Crimea e nella regione del Donbass. I rapporti con la vicina Russia sono da sempre stati molto tesi. Il suo stesso toponimo (dallo slavo “limite”, “periferia”) la dice lunga sulla visione che gli Zar avessero della regione.
L’Ucraina come oggi la intendiamo nasce come popolo intorno alla fine del XV secolo quando il territorio – dopo l’invasione mongola – subì l’imponente ondata immigratoria da parte di esuli e rifugiati ortodossi, genericamente definiti kozak – “cosacchi” – parola che in turco significava nomade, o libero. I cosacchi si riunirono in un gruppo di tribù seminomadi lungo i fiumi Don e Dnepr.
Nell’età moderna la maggior parte del territorio dell’attuale Ucraina era ripartito nel Granducato di Lituania a nord (che confluirà nella Confederazione polacco-lituana), la Moscovia a est (dal 1721 Impero Russo) ed il khanato di Crimea, vassallo dell’Impero Ottomano.
Una prima parziale unificazione arriva nel 1764, quando lo stato cosacco fu soppresso da Caterina II di Russia ed annesso al territorio russo. La Crimea venne strappata agli ottomani pochi anni dopo in seguito a ripetute guerre perse contro l’Impero Russo, fra il 1774 ed il 1784. Nell’ultimo secolo di potere, il regime zarista portò avanti una politica di russificazione delle terre ucraine, sopprimendo l’uso della lingua materna nella stampa e in pubblico e obbligando lo studio del russo nelle scuole.
Fra il 1917 e il 1922, in seguito alla Rivoluzione Russa, vi fu un lungo periodo di guerra civile e di anarchia. Con la successiva Pace di Riga, i sovietici ottennero il Paese che nel 1922 entrò ufficialmente a far parte dell’Urss come Repubblica socialista sovietica ucraina. Fra il 1929 ed il 1933 – causa della grave crisi finanziaria globale – la collettivizzazione forzata delle terre provocò la morte per fame di milioni di persone. Gli ucraini chiamano questo periodo “Holodomor”, genocidio. Fu il germe della dissoluzione che si realizzò quasi 60 anni dopo.
A metà novecento avvenne un’importante evento alla base dell’attuale crisi Russo-ucraina: nel 1954, il presidente Nikita Sergeevič Chruščëv – per celebrare “i 300 anni di amicizia tra Ucraina e Russia” (fatti coincidere con la pace di Perejaslav) – decise di annettere la Crimea all’Ucraina, togliendola alla Federazione Russa, nonostante la popolazione fosse – ed è tuttora – quasi completamente russa. Inoltre, dal periodo tra le due guerre in poi, ebbe grande sviluppo industriale il bacino carbonifero del Donbass, posto all’estremo est dell’attuale Ucraina. Ciò spostò l’equilibrio economico dell’Ucraina a favore delle aree più orientali e russofone.
Dopo la Perestroika di Michail Gorbačëv, nel 1990 il nuovo Parlamento adottò la Dichiarazione di sovranità dell’Ucraina che stabilì i principi di autodeterminazione del Paese, la democrazia, l’economia politica e l’indipendenza, nonché la priorità della legge ucraina sul territorio ucraino rispetto al diritto sovietico. Il neo Parlamento votò Leonid Kravčuk per servire quale primo Presidente del Paese. L’indipendenza dall’Urss venne ufficialmente dichiarata il 24 agosto 1991. Data che da allora, fino ad oggi, è commemorata come Festa nazionale dell’indipendenza.