E’ strano osservare che paesi molto diversi tra loro come l’Italia e la Norvegia, hanno qualcosa in comune: una politica antifumo molto decisa e una nuova legislazione che si batte a favore di chi non fuma. Bulgaria Irlanda, Norvegia, Svezia, Finlandia e Italia sono gli unici stati europei in cui, dal 2005, è vietato fumare nei luoghi pubblici. Negli altri stati dell’UE il fumo è tollerato, anche in bar e ristoranti. L’Unione Europea non ha mai emanato leggi o regolamenti su questo tema. Dal 2002 esiste una raccomandazione intitolata “Prevenzione del fumo iniziative per un migliore controllo del tabacco”, ma non è vincolante. Esorta semplicemente i paesi membri a “provvedere a una protezione adeguata dall’esposizione al fumo passivo nel posto di lavoro, negli spazi pubblici chiusi e sui mezzi pubblici di trasporto, oltre che a intensificare i programmi di prevenzione del fumo”
In Europa fuma il 30% degli uomini, affiancati dal 15% delle donne; a far riflettere i parlamentari di Bruxelles è stata l’Irlanda, che dal 2004 ha dichiarato guerra aperta al fumo. Nel maggio del 2004 vennero appesi i primi cartelli “vietato fumare” nei locali della Commissione Europea. La legislazione comune sul fumo non riguarda i divieti, ma bensì le concentrazioni di prodotti chimici inseriti all’interno delle sigarette, l’introduzione di scritte tipo “il fumo uccide”, e il divieto di pubblicità diretta per i prodotti da tabacco. Ora è anche in vigore la “Convenzione-quadro per la lotta al tabacco”, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questo documento obbliga i 192 paesi membri a promettere un impegno serio per sradicare il vizio del fumo. Il costo sociale e sanitario del tabacco comincia a gravare sui bilanci statali. In Europa le malattie legate al fumo uccidono ogni anno mezzo milione di persone. Eppure, in alcune nazioni, si può ancora fumare sugli autobus.