Tu mi comandi [o Signore] di venire a te con fiducia, se voglio aver parte con te, e di prendere il cibo dell’immortalità, se desidero ottenere la vita e la gloria eterna. Venite, tu dici, a me tutti voi che soffrite e siete aggravati, e io vi ristorerò. O dolce e amichevole parola alle orecchie del peccatore, colla quale tu, o Signore Dio mio, inviti il mendico e il povero alla Comunione del tuo Santissimo Corpo. Ma chi sono io, o Signore, che mi prende l’ardire di avvicinarmi a te? Ecco che i cieli dei cieli non ti possono contenere; e tu dici: Venite a me tutti.
Che vuol dire questa benignissima degnazione, e un così amichevole invito? Come oserò venire io che non so d’aver fatto nulla di bene da poter prender coraggio? Come t’introdurrò in casa mia io che tante volte ho peccato alla tua benignissima presenza? Son presi da timore gli Angeli e gli Arcangeli, tremano i Santi e i giusti, e tu dici: Venite a me tutti! Se non lo dicessi proprio tu, o Signore, chi crederebbe che fosse vero? E se tu non lo comandassi, chi avrebbe ardire di accostarsi?
RISOLUZIONI: Risolvi di ripensare spesso con somma gratitudine e stupore alla benignissima degnazione che il Signore ha avuto di chiamarti a sé per nutrirti della sua Santissima Carne e del suo preziosissimo Sangue, e di darti tutto se stesso sotto le specie del pane e del vino nella Santissima Eucarestia.
Tratto da un’antica edizione del 1800 dell’Imitazione di Cristo