La diffusione della Parola di Dio oggi si intreccia inevitabilmente con il mondo della comunicazione digitale. Non possiamo più fare a meno dei social media e delle tecnologie, ormai parte integrante della nostra vita quotidiana. La Chiesa ha compreso appieno questa realtà, e Papa Francesco, fin dal suo insediamento, ha promosso un cambiamento significativo, segnando un passo decisivo verso un futuro che non potrà più tornare indietro. Oggi la presenza della Chiesa online è consolidata e il Santo Padre ci invita a riflettere su come possiamo sfruttare questo spazio per diffondere i valori che promuovono una visione integrale dell’uomo.
Nuove opportunità di incontro
Internet ci offre nuove opportunità di incontro e solidarietà, veri e propri doni di Dio, ma comporta anche alcune problematiche. Una di queste è la velocità dell’informazione, che spesso supera la nostra capacità di riflessione, ostacolando una comunicazione autentica e ponderata. Il mondo digitale può essere uno strumento di crescita, ma anche un elemento disorientante. Il desiderio di connessione virtuale rischia di isolarci dalle persone davvero vicine a noi. Papa Francesco, pur riconoscendo questi limiti, ci esorta a non rigettare i social media e ci insegna che la comunicazione è una conquista più umana che tecnologica.
La Chiesa durante la pandemia da Covid-19
Durante la pandemia, i social media sono diventati strumenti fondamentali per la Chiesa e le parrocchie, permettendo loro di mantenere il contatto con le comunità anche in un periodo di isolamento. I social hanno dato la possibilità di trasmettere messaggi di speranza, celebrare messe e condividere riflessioni spirituali, raggiungendo anche chi non poteva partecipare fisicamente agli eventi religiosi. Molte realtà religiose hanno saputo cogliere questa opportunità, continuando a utilizzare efficacemente tali strumenti anche dopo l’emergenza.
L’intervista
Abbiamo approfondito il rapporto tra la Chiesa e il digitale con Fabio Bolzetta, giornalista e presidente di WeCa, l’associazione che unisce i Web Cattolici italiani. In un mondo che, da un lato, rischia di isolare l’individuo, ma che dall’altro favorisce nuove connessioni. WeCa ha lanciato un tutorial che offre consigli su come vivere la fede in un mondo sempre più digitale e frenetico.
Presidente, come può la trasformazione digitale favorire l’avvicinamento tra la Chiesa e la società?
“La rete è composta da numerosi nodi, sta a noi creare connessioni, non cortocircuiti. Viviamo in una società frammentata, ma il digitale è uno strumento potente che, pur con i suoi rischi, offre molte opportunità. Purtroppo, uno degli effetti negativi è la creazione di ‘bolle’, dove ognuno si isola nella sfera dei propri contatti social. Il nostro compito è sgonfiare queste bolle e promuovere la cultura dell’incontro, anche online. Oggi, la distinzione tra essere connessi e offline è ormai superata”.
Come si approccia la Chiesa alla realtà digitale?
“Nel libro appena pubblicato “La comunicazione della Chiesa che verrà. Indagine su giovani seminaristi e social media” ho avuto l’opportunità di ricostruire il lungo percorso della Chiesa nel digitale, che è iniziato negli anni Novanta. Si è trattato di un cammino fatto di gesti, accompagnamenti, momenti di discernimento e anche di scelte coraggiose e lungimiranti. Un esempio emblematico è stato quando un Papa, per la prima volta, ha aperto il suo profilo Twitter. Oggi, parlando di intelligenza artificiale, la Chiesa si approccia con prudenza, ma invita a cogliere le opportunità che essa offre. Durante il Giubileo del mondo della Comunicazione dello scorso gennaio, è stato chiaro che la Chiesa vede nel digitale un ‘sesto continente’ da valorizzare ed evangelizzare con spirito missionario. Non si tratta più di chiedersi se essere nel digitale, ma come esserci in modo consapevole e pieno. Le domande fondamentali sono: come noi cristiani viviamo i social media? Come esprimiamo la testimonianza della nostra fede e come ci comportiamo in un contesto di crescente polarizzazione?”.
Quali errori devono evitare coloro che comunicano la fede per non compromettere l’efficacia del piano di comunicazione digitale?
“Molti italiani oggi si informano principalmente su Facebook, che è uno strumento utile, ma parziale. Non dobbiamo demonizzare queste piattaforme, ma usarle nel miglior modo possibile, sfruttando lo spazio che offrono per diffondere una comunicazione autentica e di qualità. È essenziale non restare ancorati esclusivamente alle modalità tradizionali di comunicazione, ma cercare di raggiungere un pubblico ampio e diversificato”.
Nel vostro tutorial parlate di ‘routine sacra’. Cos’è esattamente e perché è così importante?
“La ‘routine sacra’ consiste nell’integrare la fede e l’amore di Gesù nelle attività quotidiane. Quando la fede diventa parte della vita di ogni giorno, essa permea il nostro lavoro, le gioie e le difficoltà. La presenza di Dio ci aiuta a ripensare il nostro tempo, non più solo come un susseguirsi di impegni produttivi, ma come uno spazio dove possiamo recuperare il silenzio e la riflessione. È importante essere consapevoli delle distrazioni che ci allontanano dalla fede, come la tentazione dei modelli proposti dai social media o la pressione sociale per eccellere. Solo ancorandoci a Dio possiamo sperimentare una gioia e una pace autentiche”.
Come si stabiliscono le priorità nella routine sacra?
“Stabilire priorità significa riconoscere la fede come parte essenziale della nostra vita, anche tra gli impegni quotidiani come scuola, lavoro e altre attività. È fondamentale ritagliarsi uno spazio e un tempo per la preghiera, la lettura delle Scritture e la riflessione. Questo atto di fede ci aiuta a rimanere centrati anche quando la vita ci travolge”.
Quali sono gli altri passi per integrare la fede nella vita quotidiana?
“Il secondo passo è applicare la fede in ogni area della vita: dal lavoro alla vita sociale, passando per il tempo libero. Ad esempio, possiamo chiedere l’aiuto di Dio nelle sfide quotidiane, come gli studi o le decisioni importanti. Un altro passo cruciale è l’impegno nel servizio, utilizzando i nostri talenti per aiutare gli altri e contribuire al bene comune. Inoltre, il sostegno della comunità è essenziale: non siamo chiamati a vivere la fede da soli, ma a essere circondati da persone che condividono i nostri valori. Infine, la gratitudine gioca un ruolo fondamentale: prendersi del tempo per riflettere sulle benedizioni che Dio ci ha donato ci aiuta a mantenere viva la consapevolezza della sua presenza nelle nostre vite”.