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Donna-legame di futuro: parole, musica e immagini

Sabato 15 marzo alle 17,30 al teatro Luciano Pittori di Castelplanio lo spettacolo diretto da suor Anna Maria Vissani

Il genio femminile e il futuro visto dalla donna. Il Centro di spiritualità sul Monte di Castelplanio (Ancona) propone uno spettacolo per la festa della donna tra parole, musica e immagini. Un evento che attraversa il tempo, intrecciando le voci di grandi figure femminili della storia. Eva, Ipazia, Ildegarda, Margherita, Artemisia, Etty, Hannah, Simone, Alda. Donne di coraggio e di visione, testimoni di un passato che illumina il presente e traccia il cammino del futuro. Attraverso monologhi, danza, canto e proiezioni, lo spettacolo dà voce a storie di resistenza, sapere, arte e libertà. Ogni personaggio si racconta con intensità, accompagnato da suggestioni visive e musicali che amplificano il messaggio. Un viaggio emozionante che celebra la forza femminile, tessendo un legame tra generazioni e ricordandoci che il futuro ha radici profonde nella memoria di chi ha osato pensare, amare, creare. Uno spettacolo da vivere, per riscoprire l’eredità delle donne che hanno cambiato il mondo. Come afferma papa Francesco: “La donna rende bello il mondo. Se non rispettiamo le donne, la nostra società non andrà avanti”. Spiega a In Terris suor Anna Maria Vissani: “Con lo spettacolo vogliamo testimoniare che la società andrà avanti se la donna potrà essere pienamente valorizzata nella sua identità femminile, le capacità intellettive e tutta la sua creatività generativa nella scienza, nell’arte, nella letteratura“.

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Foto di Priscilla Du Preez 🇨🇦 su Unsplash

Spettacolo sulla donna

Ecco i  testi dello spettacolo curati da suor Anna Maria Vissani e da Cristiana Filipponi.

Tempo: Io sono il Tempo, custode di storie e di vite, di voci intrecciate che sfidano i secoli. Ascoltate ora il canto delle donne, che come stelle guidano il cammino. Eva, Ipazia, Etty, Hannah, Simone, Ildegarda, Margherita, Artemisia, Alda, un legame di futuro che non si spezza.

Eva: Io sono l’inizio, la prima domanda, la scelta che ha aperto il mondo al sapere. Nel mio gesto, una ferita e un dono: un cammino che l’umanità ancora percorre. Non sono colpa, non sono vergogna, ma seme di curiosità e di crescita. Attraverso me, ogni donna è radice di un futuro che si rinnova nel tempo. Oh, giardino perduto, culla di un sogno infranto, in te ho imparato che l’amore è scelta e sacrificio. Non un peccato, ma il primo passo verso la libertà, la porta aperta su un mondo che ancora impariamo a comprendere.

Coro:
Madre di tutti, principio e fonte inesauribile,
origine sacra e simbolo universale di vita e speranza.
Il tuo gesto, umile e maestoso,
è un eco che attraversa i confini del tempo,
intessendo armonie nell’eternità.
Da te scaturiscono i sentieri della storia,
e ogni battito del cuore umano porta la tua impronta.

 Ipazia: Figlia di Alessandria, della scienza e della libertà, i miei strumenti sono stelle e geometria. Insegnare è il mio credo, la ragione il mio tempio, eppure mi hanno condannata, temendo il sapere. Oh, violenza cieca che strappa la luce, non puoi spegnere l’eterno movimento degli astri. Io vivo nei cerchi tracciati dal compasso, nei pensieri liberi di chi osa cercare. Ho studiato il cielo non per possederlo, ma per comprendere l’armonia nascosta. In ogni orbita c’è una verità, in ogni stella, una domanda che attende risposta. Oh, città di Alessandria, scrigno di sapere, sei stata il mio faro e la mia tomba. Ma il fuoco che mi ha consumata non ha distrutto ciò che ho insegnato.

Coro:  Martire del sapere, faro nelle tenebre,
voce senza tempo che attraversa i secoli.
Il tuo nome, inciso tra le stelle,
risuona come un canto di libertà e coraggio.
Sfidasti l’ignoranza con la luce della conoscenza,
e il tuo sacrificio divenne seme di rinascita.
Il tuo sapere non fu mai piegato,
la tua voce non fu mai spenta.
In ogni mente che osa pensare,
in ogni cuore che cerca la verità,
rivivi, eterna e luminosa.

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Foto di Goran Horvat da Pixabay

Dalla parte della donna

Ildegarda: Io sono la sinfonia della creazione, un canto che unisce terra e cielo. Nelle erbe, nei colori, nei suoni del mondo, il divino si manifesta, vivo e pulsante. Ascoltate il respiro della terra, la melodia che scorre nelle radici e nei venti. Ogni foglia, ogni stella, ogni nota del mio canto è un frammento del grande ordine universale. Scrivere, comporre, curare e pregare: tutto è un unico atto d’amore universale. Non c’è separazione tra il corpo e lo spirito, tra il creato e il Creatore. Oh, umanità, non dimenticare la tua armonia con l’infinito che vibra dentro e fuori di te. Se perdi il legame con la natura, perdi anche il canto che ti rende vivo. Ricordate: il sapere non è possesso, ma servizio, e ogni cura che offrite alla terra è un atto sacro. Ascoltate la sinfonia, danzate con la creazione, e troverete il divino in ogni gesto.

Coro: Profetessa del cosmo, guida luminosa, madre di saggezza e custode dell’armonia universale. Il tuo canto, intreccio di stelle e vento,
risuona eterno e puro, eco del divino. Attraverso di te, la terra parla al cielo,
e ogni creatura trova il suo posto nell’infinito disegno.
Hai letto il linguaggio nascosto delle galassie,
tessendo con il sapere un ponte tra il visibile e l’invisibile.
Voce che unisce terra e cielo,
sei il respiro dell’universo, il ritmo del creato.
In ogni nota del tuo canto vibra la promessa
di un mondo in cui l’uomo riscopre la sua armonia
con il cosmo che lo avvolge e lo accoglie.

Margherita Hack: Ho parlato con le stelle e ho amato la terra. Scienza e umanità non sono mai nemiche, ma sorelle che si tengono per mano, cercando insieme il senso del nostro viaggio. Questo strumento è un ponte tra il qui e l’infinito, una finestra su ciò che ci supera e ci unisce. Ogni stella è una storia, un sogno lontano, e guardarle è come leggere il passato dell’universo. Curiosità è la chiave che apre l’universo, e in ogni risposta c’è un nuovo mistero. Non abbiate paura di porre domande, di guardare in alto e di meravigliarvi. La scienza non è un privilegio, ma un diritto, un linguaggio che appartiene a tutti. Il futuro è nostro, se solo osiamo immaginarlo. La scienza è una poesia scritta con la luce, e ogni formula, ogni scoperta, è un verso che celebra la vita e il suo splendore. Ma ricordate, il cielo non è solo un luogo lontano. È anche dentro di noi, nel desiderio di capire, nell’umiltà di sapere quanto siamo piccoli e nella gioia di far parte di qualcosa di così grande.

Coro: Astrofila dei sogni, viaggiatrice dell’eterno,
madre delle stelle, custode delle luci lontane.
Il tuo sguardo, profondo e indomito,
illumina l’infinito con la forza della meraviglia.
Hai scrutato l’ignoto, decifrando i segreti del cosmo,
e in ogni stella hai visto una storia, un frammento di eternità.
La tua passione, ha tracciato sentieri di conoscenza,
aprendo gli occhi dell’umanità verso nuovi orizzonti.
Amica delle galassie e poetessa dell’universo,
nelle tue mani la scienza si è fatta arte,
e ogni scoperta un canto che celebra la vita.
In ogni cuore che alza lo sguardo al cielo,
rivivi, portando la luce dell’infinito
e la speranza di ciò che ancora possiamo diventare.

femminile
Foto di Antonino Visalli su Unsplash

Testimonianze

Etty Hillesum: In un mondo di tenebra io accendo la luce, un diario, un rifugio, un filo di speranza. Non sono solo vittima, ma anche testimone, e nei miei pensieri l’umanità si specchia. Oh, amore per la vita, che neppure la guerra spegne! Che senso ha odiare quando il cuore può cantare? Che senso ha fuggire, se posso radicarmi nella bellezza fragile di un fiore tra le macerie? Non chiedetemi perché sorrido tra le lacrime, perché stringo la vita anche quando brucia. Io sono qui per amare, anche nel dolore, per vedere Dio nei gesti più semplici, nei volti segnati.Ogni parola che scrivo è una promessa, che la luce resisterà, che la speranza germoglierà. Anche qui, anche ora, tra le ombre più scure, la vita è un canto che nessuno può spegnere.

Coro: Sorella del dolore, compagna delle lacrime,
madre della pace, fonte di infinita speranza.
Il tuo canto, fragile e potente,
vibra tra le baracche e le stelle,
ricamando fili di luce nell’oscurità più profonda.
Hai portato conforto dove la vita sembrava svanire,
e nelle tue parole, come in un rifugio,
l’umanità ferita ha trovato forza e redenzione.
Voce che risuona tra le macerie del mondo,
ogni tua nota è un atto di resistenza,
ogni tuo verso, un seme di speranza che germoglia nel deserto.
Tra il dolore degli oppressi e il silenzio della notte,
il tuo spirito si leva, audace e luminoso.
Hai insegnato che anche nella sofferenza più acuta
si nasconde un frammento di bellezza,
e che l’amore, eterno e indomabile,
può fiorire persino nel terreno della disperazione.

Hannah: Arendt: Ho visto la banalità del male, e ho osato nominarla per ciò che è. Non è nei mostri, ma nei cuori indifferenti che si annida la rovina dell’umanità. Pensare, riflettere, giudicare: questo è il compito che ci rende liberi. Non è sufficiente obbedire, non è sufficiente vivere: bisogna rispondere, bisogna scegliere. Oh, fragile democrazia, sei un fuoco da custodire, un’eredità che chiede coraggio e memoria. La verità non è mai comoda, mai silenziosa, ma è l’unica strada per rimanere umani. Vi chiedo: cosa significa essere umani, se non guardare il male e rifiutarlo? Se non restare svegli, mentre il mondo dorme? La responsabilità non ha scuse, é il pensiero è l’arma che nessuno può disarmare.

Coro:
Saggia e ribelle, pellegrina del pensiero, il tuo spirito è un faro nell’abisso.
Pensatrice del mondo, custode della verità,
il tuo pensiero illumina il cammino oltre l’oblio.
Hai svelato la banalità del male,
invitandoci a riflettere e scegliere con coraggio.
Ogni tua parola è una torcia accesa
nel buio dell’indifferenza, un faro per la libertà.
Nelle tue parole risiede la promessa,
un fuoco che arde grazie alla memoria,
alla giustizia, al coraggio di scegliere.
Il tuo pensiero risuona come un monito eterno:
restiamo umani, restiamo desti,
perché solo chi pensa può davvero essere libero.

Simone Weil: Ho cercato la verità, anche quando bruciava, e l’ho trovata tra gli oppressi, tra i dimenticati. La fame, il lavoro, il peso dell’ingiustizia: in tutto ciò risiede la sacralità del mondo. Questo è il corpo della sofferenza e dell’amore, non un simbolo lontano, ma una realtà viva. Chi lavora la terra, chi porta il peso del giorno, porta anche il peso di Dio nelle sue mani. Non è nella forza che troveremo la salvezza, ma nel vuoto fertile di chi si abbandona. Oh, Dio nascosto nelle pieghe della materia, sei l’amore che non si piega al potere. Chi può comprendere il dolore senza fuggirlo? Chi può amare il mondo senza possederlo? Io sono qui per ascoltare, per accogliere il peso e la grazia dell’esistenza.

Coro: Hai camminato tra le ombre della sofferenza,
portando luce dove regnava la disperazione.
Con la forza della mente e del cuore,
hai dato voce agli oppressi,
insegnandoci che la saggezza non è passiva,
ma lotta, resiste e crea.
Oh, guida coraggiosa, custode del dubbio e della speranza,
in ogni tua parola vibra il desiderio di giustizia,
in ogni tuo gesto, la promessa di un mondo migliore.
Sei il vento che spinge avanti la conoscenza,
il coraggio che invita a guardare oltre il visibile,
il richiamo a non arrendersi mai,
perché la verità vive anche nel buio più profondo.

Artemisia Gentileschi: Ho preso il pennello per gridare giustizia, il colore è la mia arma, la tela il mio tribunale. Tra ombre e luci ho raccontato il dolore e la forza di chi non si arrende mai. Hanno cercato di spezzarmi, di ridurmi al silenzio, ma ogni tratto che traccio è un grido di vita. Non sono solo vittima, ma creatrice di bellezza, e nel mio tratto vive il coraggio di ogni donna. Ho dipinto Giuditta, ho dipinto me stessa, una donna che non teme il giudizio del mondo. Oh, arte immortale, sei la voce che resta quando il silenzio vorrebbe dominare. Ogni pennellata è una ferita che guarisce, un segno di resistenza contro la violenza. Non dipingo solo volti, ma anime ribelli, che rifiutano di piegarsi all’ingiustizia.

Foto di RDNE Stock project: https://www.pexels.com/it-it/foto/donne-insieme-dolore-solitudine-8865471/

Suggestioni

Coro: Maestra di pennelli, artista indomita,
guerriera della luce, che scolpisce il buio con il colore.
Il tuo genio, audace e immortale,
sfida il tempo e la violenza,
trasformando il dolore in bellezza eterna.
Hai dipinto l’ingiustizia e la forza,
il coraggio di chi non si arrende mai,
tracciando sulla tela la voce delle donne,
silenziosa ma potente come un grido.
Ogni pennellata è un atto di ribellione,
ogni ombra e luce raccontano la tua storia,
di resilienza, di passione, di verità.
Anima creatrice, figlia del coraggio,
non solo artista, ma testimone e guida,
hai dimostrato che l’arte è un’arma,
capace di sconfiggere il silenzio
e di dare voce all’umanità ferita.

Alda Merini: Sono stata folle, e nella follia ho trovato le parole che il mondo aveva paura di dire. Ogni poesia è un urlo, una carezza, una preghiera, un frammento d’anima che si fa eterno. Scrivo con l’inchiostro del mio dolore, ma ogni verso è una promessa di speranza. Oh, vita spezzata, tu sei la mia musa, il dolore e la gioia sono le mie sorelle. Sono stata rinchiusa, giudicata, dimenticata, ma la poesia mi ha salvata, mi ha resa eterna. Scrivo per ricordare che siamo vivi, che l’amore, anche ferito, può ancora fiorire.

Foto di Artem Kniaz su Unsplash

Coro: Poetessa dell’abisso, esploratrice dell’anima,
madre delle parole, che nascono dal dolore e si vestono di speranza.
Il tuo canto, profondo e vibrante,
ci libera dalle catene del silenzio
e ci consola con la forza della verità.
Hai trasformato il tormento in poesia,
dipingendo con i versi il paesaggio dell’anima,
dove il buio e la luce danzano insieme.
Ogni tua parola è un ponte tra il dolore e la bellezza,
un grido e una carezza, un richiamo a vivere intensamente.
Voce che non si spegne,
sei la memoria dei dimenticati,
la forza di chi è caduto e si rialza,
la prova che persino nell’abisso fiorisce la speranza.
Le tue parole, come semi nel vento,
germogliano nei cuori,
insegnandoci che il dolore può essere trasformato,
che l’amore, anche ferito, è eterno.

Coro:
Donne, legame di futuro, tessitrici di storie,
stelle che brillano nell’eterno presente,
illuminano il cammino di chi verrà,
incarnando la memoria e la speranza.
Siete radici profonde che àncorano al passato,
e germogli audaci che puntano verso l’infinito.
In voi vive il coraggio di chi ha sfidato il tempo,
la forza di chi ha trasformato il dolore in rinascita.
Voci che attraversano i secoli,
portatrici di saggezza e custodi di sogni,
siete il filo invisibile che unisce generazioni,
il canto che risuona nel cuore dell’umanità.
Donne, scintille di luce nell’oscurità,
ogni vostro gesto è un passo verso il domani,
un dono eterno che nessuno può spezzare.

Eva, Ipazia, Etty, Hannah, Simone, Ildegarda, Margherita, Artemisia, Alda: voci di un coro che attraversa i millenni, un legame di futuro che nessuno può spezzare.

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