
Intervista a Matteo Cantori

“La fede è un elemento fondante dell’identità collettiva di un popolo. Non si tratta soltanto di un sistema di credenze individuali, ma di un tessuto culturale che influenza la lingua, le tradizioni, l’arte, il diritto e persino le istituzioni politiche. Nel corso della storia, le grandi civiltà hanno sviluppato la propria identità anche attraverso il rapporto con la dimensione religiosa: la fede ha fornito simboli, valori e narrazioni capaci di unire le persone, dando loro una visione condivisa del mondo e della loro collocazione in esso. Anche nelle società contemporanee, apparentemente più secolarizzate, la religione continua a esercitare un’influenza profonda, spesso in modi meno espliciti ma non per questo meno incisivi. Pensiamo al calendario civile, alle festività, alle norme giuridiche che ancora oggi risentono di principi etici di matrice religiosa. La questione dell’identità diventa ancora più evidente nei momenti di crisi, quando i popoli si trovano a dover ridefinire i propri riferimenti culturali e valoriali. Per questo, comprendere il ruolo della fede nella storia di un popolo significa anche capire le sue radici, la sua evoluzione e la sua proiezione nel futuro”.


“Un esempio emblematico è proprio quello della Repubblica di Venezia, che per secoli ha cercato di mantenere una posizione autonoma rispetto al papato, difendendo i propri interessi economici e territoriali, ma senza mai rompere del tutto il legame con la Chiesa. Questo equilibrio delicato tra esigenze politiche e fedeltà religiosa è ciò che ha permesso a Venezia di prosperare e di giocare un ruolo cruciale nella politica europea per secoli”.

“La mia passione per il rapporto tra religione e Stato è nata dallo studio della storia e della filosofia politica. Fin dai miei primi studi, mi ha affascinato il modo in cui questi due poteri, apparentemente distinti, si siano sempre influenzati a vicenda, determinando il corso degli eventi storici. Ciò che ha reso ancora più interessante il lavoro su questo libro è stata la possibilità di accedere a fonti di prima mano, documenti d’archivio che ci hanno permesso di ricostruire aspetti poco noti di questo confronto tra Stato Pontificio e Serenissima. Non ci siamo limitati a un’analisi teorica o a un racconto basato su interpretazioni secondarie, ma abbiamo lavorato direttamente su materiali originali, spesso poco esplorati, che ci hanno restituito un quadro vivido e dettagliato delle dinamiche dell’epoca. Il confronto tra Venezia e il papato è un esempio perfetto di come il confine tra potere spirituale e potere temporale sia stato sempre sfumato e in continua ridefinizione. Le controversie sul controllo del fiume Po, per esempio, non erano solo dispute territoriali, ma implicavano una visione del mondo, del diritto e della sovranità che rifletteva il più ampio dibattito sull’autorità politica e religiosa in Europa. Studiare questi temi significa non solo comprendere il passato, ma anche acquisire strumenti utili per interpretare le tensioni e le sfide del presente”.