La voce degli ultimi

giovedì, Marzo 6, 2025
10.6 C
Città del Vaticano

La voce degli ultimi

giovedì Marzo 6 2025

Le pedine sulla scacchiera del Consiglio straordinario Ue

Dopo il teso confronto tra il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e l’omologo statunitense, Donald Trump, nello Studio Ovale, al quale in tanti stanno provando a porre rimedio, l’Unione europea si prepara a un vertice straordinario per discutere del sostegno all’Ucraina e della difesa comune (e dell’autonomia strategica), al quale sarà presente anche il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Marie Dumoulin, direttrice del programma Wider Europe dell’Ecfr, sottolinea che gli europei si trovano di fronte a una situazione senza precedenti, in cui potrebbero dover garantire la propria sicurezza, inclusa la possibilità di fornire garanzie di sicurezza all’Ucraina, non solo con un ruolo ridotto degli Stati Uniti “ma potenzialmente nonostante gli Stati Uniti”.

L’agenda dei lavori del vertice continentale, mai come in questa circostanza, sembra essere fortemente centrata su un tema particolarmente delicato. Non a caso occorre registrare la posizione di Parigi per comprendere come saranno mosse le pedine sulla scacchiera del consiglio straordinario. Per l’Eliseo c’è un“’urgente bisogno di investimenti degli europei nella propria difesa e nel rafforzamento della loro autonomia strategica”, afferma un portavoce del ministero degli Esteri della Francia, rispondendo a chi chiede una reazione di Parigi alla decisione del presidente Usa, Donald Trump, di ordinare una ”pausa” negli aiuti militari all’Ucraina. ”Abbiamo preso nota di questa decisione, la cui portata e le conseguenze non sono perfettamente stabilite in questo momento”, afferma il portavoce della diplomazia d’Oltralpe, sottolineando che “dobbiamo in ogni caso rafforzare il nostro sostegno all’Ucraina. E’ il senso della sequenza avviata dal presidente (Emmanuel Macron, ndr.) due settimane fa e del vertice di Londra del 2 marzo scorso”.

Una questione, proseguono a Parigi, che sarà “anche oggetto del consiglio europeo straordinario del 6 marzo, quando verranno studiate l’insieme delle modalità di sostegno all’Ucraina, da una parte, e il rafforzamento del nostro sforzo di difesa, dall’altra”. ”L’insieme di questi eventi – conclude la diplomazia francese – conferma il bisogno urgente di investimenti degli europei nella propria difesa e nel rafforzamento della loro autonomia strategica”. Ma non c’è solo la Francia. A Berlino Cdu e Spd hanno fretta di chiudere la partita: finanziare gli investimenti in quella misura occorre il sostegno di due terzi del Bundestag e nel nuovo parlamento uscito dalle elezioni federali una tale maggioranza non c’è. Di qui la necessità di passare dal vecchio parlamento nel quale liberali e Verdi potranno dare il loro apporto decisivo.

Il “pacchetto” miliardario va approvato prima del 25 marzo, quando è previsto l’insediamento del nuovo Bundestag. Questa è la priorità. D’altra parte il patto Cdu-Spd è coerente con quanto sarà deciso dal Consiglio europeo: via libera politico al nuovo strumento finanziario garantito dal bilancio Ue per prestiti agli stati fino a 150 miliardi più lo scorporo delle spese per la difesa dai calcoli del deficit ai fini delle procedure per deficit eccessivo. La Commissione europea emetterà dunque bond Ue (che è debito comunitario per conto degli stati). L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha creato le premesse per il superamento di vecchi tabù, come quello del freno al debito, peraltro ultimamente messi in discussione dalla stessa Bundesbank che dei tabù di tale natura è sempre stata il difensore. Anche questo un segno dei tempi. Dato questo scenario è probabile che a Bruxelles, tra i primi chiarimenti che fornirà la premier, ci sarà la rassicurazione circa la non volontà dell’Italia di usare questi fondi per finanziare il riarmo. Ma in ogni caso il semplice citare le risorse della Coesione tra i capitoli da “riordinare” per comprare armi aprirà polemiche interne forti. Insomma, la premier è chiamata a un nuovo gioco di equilibri, anche nella consapevolezza che le spese militari non godono di grande popolarità. Ma al vertice di Palazzo Chigi con i due vicepremier è stata secca. Il senso è: se Salvini continuerà a metterla in difficoltà, lei comunque prenderà le decisioni che ritiene essere nell’interesse del Paese, ovvero sostenere il piano europeo al netto di qualche correzione di rotta.

ARTICOLI CORRELATI

AUTORE

ARTICOLI DI ALTRI AUTORI

Ricevi sempre le ultime notizie

Ricevi comodamente e senza costi tutte le ultime notizie direttamente nella tua casella email.

Stay Connected

Seguici sui nostri social !

Scrivi a In Terris

Per inviare un messaggio al direttore o scrivere un tuo articolo:

Decimo Anniversario