La rinascita post-terremoto dell’Appennino come necessità di riscatto collettivo. La ricostruzione resa necessaria dalla sequenza sismica che ha colpito l’Italia centrale tra il 2016 e il 2017 sta diventando, grazie a una precisa strategia, un modello per la crescita e lo sviluppo delle aree interne. Si tratta del cosiddetto “Laboratorio Appennino centrale“, i cui principi di innovazione, sicurezza e sostenibilità vengono applicati nel cantiere più grande d’Europa. L’esperienza maturata sul campo da Guido Castelli, commissario straordinario al sisma 2016, è diventata un libro. Si intitola “Mediae Terrae. Dopo il terremoto: la rinascita dell’Italia centrale oltre la fragilità del territorio“. E l’autore traccia le linee per rifondare un Appennino contemporaneo ricco di arte e cultura millenaria e aperto alle nuove reti, fisiche e virtuali. Una terra di mezzo, tra passato e futuro. Il volume è stato presentato da Guido Castelli alla Società Dante Alighieri. All’incontro hanno preso parte Alessandro Canelli, presidente di Ifel e sindaco di Novara, Marco Fioravanti, presidente del Consiglio nazionale Anci e sindaco di Ascoli Piceno. E Luca Bianchi, direttore della Svimez, l’associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno. Il dibattito è stato moderato da Pierciro Galeone, direttore di Ifel.

Appennino da rilanciare
Il commissario al sisma 2016, Guido Castelli ha ringraziato Canelli e Fioravanti che, insieme agli altri relatori, “hanno offerto contributi puntuali e utili”. Rispetto a una “grande questione” che, aggiunge Castelli, “mi sta particolarmente a cuore“. E cioè “la rinascita dell’Appennino centrale”. Non si tratta solo di “ricostruire edifici”. Ma anche di “riparare il tessuto economico e sociale di questi territori al fine di contrastarne lo spopolamento”. Un fenomeno di lungo periodo che si è aggravato a causa del sisma. “Gli investimenti contribuiscono in modo sostanziale a frenare lo spopolamento– sottolinea Guido Castelli-. A confermare questo assunto è lo studio compiuto dall’Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale). Nelle aree del cratere dove gli investimenti sono stati maggiori, infatti, negli ultimi anni, è stato registrato un andamento della curva demografica in miglioramento. Quello che stiamo facendo, dunque, è ricreare le condizioni per consentire a queste comunità un futuro di crescita. Rendendo l’Appennino centrale più moderno, accessibile, attrattivo e vivibile”. Secondo il presidente del consiglio nazionale Anci, Marco Fioravanti “i territori dell’Italia centrale, in cui il terremoto del 2016 e 2017 ha colpito duramente, hanno bisogno di rinascere e di guardare al futuro con ottimismo e speranza“.

Ricostruzione
Prosegue Fioravanti: “La ricostruzione materiale di questi luoghi è fondamentale per avviare l’altrettanto importante ricostruzione immateriale, sociale e di comunità. Unendo la ripresa economica alla riscoperta di luoghi che da sempre sono custodi di tradizione e valori. Il percorso che si sta portando avanti va nella giusta direzione. Grazie al grande lavoro messo in campo per rendere sicure e vive le aree interne dell’Appennino centrale“. Il direttore della Svimez, Luca Bianchi sostiene che “esiste ormai da tempo una questione Centro Italia che si sta sottovalutando. Schiacciato da un dibattito pubblico concentrato sul binomio Nord-Mezzogiorno, il Centro Italia sta vivendo da anni una fase delicata caratterizzata da un lato dalla crisi delle aree interne e da dinamiche demografiche, dall’altro dall’andamento debole del Pil, da una debilitazione della struttura produttiva e dagli indicatori del mercato del lavoro. Un ‘triangolo del sisma’, insomma, che ha perso colpi con le recessioni degli anni passati, ma che sta tentando risalire posizioni anche attraverso gli investimenti del Pnrr”.

Tessuto sociale
Un anno e mezzo fa papa Francesco ha incontrato le popolazioni del centro Italia colpite dai terremoti del 2016 e 2017. Rinnovando la sua vicinanza ai parenti delle vittime e ribadendo la necessità di porre attenzione su sostenibilità, natura e cambiamenti climatici. Seguire la persona “è la via che potrà aiutare anche ad affrontare le crisi dello spopolamento e della decrescita demografica”, ha detto il Pontefice. Nella ricostruzione delle terre devastate dai terremoti è necessario porre attenzione su sostenibilità, natura e cambiamenti climatici. Affinché anche “dalle macerie possa nascere qualcosa di nuovo”. Quella del terremoto è un’esperienza devastante, sia fisicamente che moralmente, perché fa crollare in pochissimo tempo ciò per cui si è lavorato per generazioni, e fa sentire fragili e impotenti. “Avete saputo cogliere l’opportunità per un nuovo inizio, specialmente con il programma di rigenerazione socio-economica Next Appennino, proponendo tre attenzioni molto importanti: alla sostenibilità, alla natura e agli attuali mutamenti climatici – ha evidenziato il Papa-. Le esigenze legate alla crescita economica e allo sviluppo tecnico vanno integrate con quelle di una buona qualità di vita, personale e comunitaria. Si deve rimettere la persona al centro della città con lo sguardo sempre attento a legalità e sicurezza“. ha aggiunto Jorge Mario Bergoglio: “È questa la via da seguire: sempre la persona. È la via che potrà aiutare anche ad affrontare le crisi dello spopolamento e della decrescita demografica. Offrendo la possibilità di vivere in ambienti ricchi di tutto ciò che i padri hanno lasciato, accresciuto e impreziosito da una gestione sapiente per la comunità“.