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Terra santa, libertà religiosa in pericolo

I Capi delle Chiese di Gerusalemme a fianco del Patriarcato armeno davanti alle minacce di confisca delle proprietà ecclesiastiche

Sos libertà religiosa in terra santa. “Quando un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme a lui”. Citano San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi i Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme, per manifestare la loro vicinanza fraterna al Patriarcato armeno della Città Santa. La municipalità di Gerusalemme, riferisce l’agenzia missionaria Fides, ha minacciato di confiscare e mettere all’asta le proprietà immobiliari patriarcali per coprire debiti fiscali accumulati negli ultimi decenni, che secondo i funzionari del comune avrebbero raggiunto cifre definite “astronomiche”. La ventilata confisca viene percepita come un’intimidazione dal Patriarcato armeno. Che contesta la portata delle cifre reclamate dagli agenti comunali addetti alle riscossione delle tasse, e le modalità con cui le cifre esorbitanti richieste sono state calcolate. Il processo di pignoramento, già avviato, era stato temporaneamente sospeso dopo una petizione presentata dal Patriarcato. Ma i funzionari comunali sostengono che i termini per presentare ricorsi e ridurre in maniera significativa sa somma reclamata sono ormai scaduti. Dal canto suo, il Patriarcato sottolinea che gran parte del presunto debito è legato a proprietà patriarcali già concesse in affitto allo stesso comune di Gerusalemme.

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Foto di Christian Burri su Unsplash

Libertà religiosa a rischio

Un’udienza legale sulla controversia in atto è prevista per il 24 febbraio. E se il tribunale dovesse respingere la petizione, aprendo la strada al procedimento di confisca – avverte il Patriarcato – ciò costituirebbe un pericoloso precedente. E potrebbe aprire la strada a altre confische di beni appartenenti a altre istituzioni ecclesiali. Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme hanno diffuso un comunicato congiunto. Per esprimere vicinanza e solidarietà al Patriarcato armeno “nella sua ricerca di giustizia” contro quello che viene definito come un “ordine ingiusto”. Le azioni intraprese contro il Patriarcato armeno sono “basate su un debito esorbitante e non verificato”. E appaiono “legalmente dubbie e moralmente inaccettabili”. Secondo i Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme, “È inconcepibile che le istituzioni cristiane, la cui missione per secoli è stata quella di custodire la fede, servire le comunità e preservare il patrimonio sacro della Terra Santa, debbano ora affrontare la minaccia di sequestro di proprietà in base a misure amministrative israeliane che ignorano il giusto processo”. E non tengono conto del ruolo del “comitato governativo istituito per negoziare tali questioni in via amichevole”. Con la minacciata confisca di beni – insistono i Capi delle Chiese di Gerusalemme – “si tenta di limitare il diritto di esistenza della Chiesa armena ortodossa, privandola delle risorse economiche necessarie per vivere e operare. E privando il popolo armeno locale della cura pastorale della loro Chiesa”. Inoltre “prendere di mira una Chiesa è un attacco a tutti, e non possiamo rimanere in silenzio mentre le fondamenta della nostra testimonianza cristiana nella terra di Cristo vengono scosse”.

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