Le persone che soffrono di depressione corrono rischi maggiori di sperimentare problemi di salute fisica a lungo termine rispetto ai coetanei non depressi. Questo, in intesi, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Plos Medicine, condotto dagli scienziati dell’Università di Edimburgo. Il team, guidato da Kelly Fleetwood, ha analizzato le informazioni relative a 172.556 partecipanti, raccolte grazie alla Biobanca britannica. Lavori precedenti, spiegano gli esperti, si concentravano sul confronto tra persone con e senza depressione, allo scopo di valutare il tasso di sviluppo di svariate condizioni di salute. In questo approfondimento, gli autori miravano a quantificare l’associazione tra depressione e il tasso di maturazione delle condizioni nella mezza età e in età avanzata. I volontari considerati, di età compresa tra 40 e 71 anni, avevano compilato informazioni di base tra il 2006 e il 2010, riportando dati relativi a 69 condizioni fisiche per una media di 6,9 anni. Inizialmente, coloro che soffrivano di depressione avevano una media di tre condizioni rispetto a una media di due nel gruppo di controllo. Nell’arco di tempo considerato, le persone con depressione accumulavano una media di 0,2 condizioni fisiche aggiuntive all’anno, a fronte delle 0,16 riscontrate nelle controparti senza depressione.
In termini numerici, gli adulti con una diagnosi di depressione sviluppavano problemi di salute legati all’età con un tasso del 30 per cento più rapido rispetto all’altro insieme di partecipanti. Questo lavoro, commentano gli autori, evidenzia l’importanza di considerare questa condizione di salute mentale come un problema a tutto tondo, da gestire con approcci integrati. Tra le problematiche più comuni, gli esperti riportano osteoartrite, ipertensione, reflusso gastroesofageo. La maggior parte dei sistemi sanitari è progettata per trattare condizioni individuali piuttosto che casi complessi. “Le persone che soffrono o hanno sofferto di depressione – puntualizza Fleetwood – sono associate a maggiori probabilità di sviluppare condizioni fisiche a lungo termine, come malattie cardiache e diabete. E’ necessario che i servizi sanitari adottino un approccio integrato per prendersi cura dei pazienti in modo più completo”. Della depressione si occupa anche la letteratura. Diventa un libro il diario segreto di Joan Didion. Venticinque anni fa, intorno al suo 65° compleanno, l’autrice di L’Anno del Pensiero Magico cominciò ad annotare dopo ogni visita dallo psichiatra riflessioni sulle sue battaglie contro l’alcol, la depressione, il rapporto difficile con la figlia adottiva Quintana, e sulla legacy che avrebbe lasciato dietro di sé. Raccolti in una cartella senza titolo indirizzata al marito, il giornalista e scrittore John Gregory Dunne, i 46 capitoletti, riscoperti tra le carte del suo appartamento di Manhattan, fotografano un anno di vita interiore della scrittrice morta 87enne nel 2021 a causa del morbo di Parkinson. Joan non aveva lasciato istruzioni su cosa fare del diario.
Nessuno, tra amici e collaboratori, era a conoscenza della sua esistenza. L’agente Lynn Nesbit e le storiche editor, Shelley Wanger e Sharon DeLano, notarono che l’aveva stampato e archiviato in ordine cronologico. Creando un racconto completo, più intimo e senza filtri di qualsiasi altra cosa avesse mai pubblicato da viva. Notes to John, che uscirà con Knopf in aprile, sta facendo discutere. La pubblicazione di appunti scritti dopo la terapia solleva interrogativi su quanto la stessa Joan avrebbe approvato il progetto. Gli originali saranno aperti al pubblico come parte degli archivi congiunti di Joan e John a partire dal 26 marzo alla New York Public Library. “È un resoconto commovente e profondo di una vita di feroce impegno intellettuale” e “un racconto senza veli di una scrittrice profondamente consapevole della propria immagine pubblica“, ha detto Jordan Pavlin di Knopf. Secondo cui l’arte della Didion ha sempre tratto forza da ciò che rivela e da ciò che omette mentre “Notes to John è unico nella sua mancanza di omissioni“. Gli editor sostengono che, avendo organizzato e archiviato con cura i documenti in un armadietto accanto alla scrivania, Joan prevedeva che sarebbero stati accolti nei suoi archivi e letti dal pubblico e dagli studiosi. Non tutti sono d’accordo. La stessa Didion si era occasionalmente espressa contro l’impulso degli esecutori testamentari di dare alle stampe ogni rimasuglio inedito del lavoro di vip della letteratura.
Nel 1998 in un saggio sullo sfruttamento postumo della legacy di Ernest Hemingway, Joan l’aveva definito un tradimento: “Pensi che qualcosa sia pronto per la pubblicazione o no. Hemingway non lo pensava“. Due anni, fa d’altra parte, il mondo della Didion, dall’arte alla cucina, dai mobili agli occhiali da sole era finito all’asta per beneficenza. Didion, da viva, non si era mai tirata indietro nel rivelare, a volte con freddo distacco, il suo complicato mondo interiore parlando di problemi mentali quando era raro metterli in piazza. L’Anno del Pensiero Magico, che nel 2005 la rese internazionalmente famosa, è una riflessione su tragedie altamente personali tra cui la morte improvvisa del marito nel 2003. Era seguito un altro memoir, Blue Nights, sul lutto dopo la morte di Quintana nel 2005. Lì Joan aveva parlato delle sue ansie di madre, dell’età e del fatto che scrivere non le veniva più così facile come una volta, gli stessi temi di Notes to John. Dunque un diario inedito della scrittrice statunitense Joan Didion sarà pubblicato nel prossimo mese di aprile in contemporanea mondiale. Negli Usa e Canada da Knopf, nel Regno Unito e Irlanda da 4th Estate e in Italia da Il Saggiatore. Ritrovato in uno schedario portatile accanto alla scrivania dopo la sua morte nel 2021, all’età di 87 anni, “Notes to John” è indirizzato al marito di Didion, John Gregory Dunne, scomparso nel 2003. Il libro postumo dell’autrice di culto si apre nel dicembre del 1999, poco dopo che Didion – nata a Sacramento nel 1934 – aveva iniziato a vedere uno psichiatra. Come scrisse a un’amica, la sua famiglia aveva attraversato degli “anni difficili“.
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Eredità
Per diversi mesi annotò con estrema precisione le sedute con lo specialista. I primi incontri si concentrarono su temi come l’alcolismo, l’adozione, la depressione, l’ansia, il senso di colpa e la straziante complessità del rapporto con la figlia, Quintana, che ha convissuto con la malattia mentale e l’alcolismo ed è morta nel 2005 all’età di 39 anni. Con il tempo, le conversazioni inclusero anche il suo lavoro, che trovava sempre più difficile portare avanti con continuità. Discussero anche della sua infanzia – le incomprensioni e la mancanza di comunicazione con i genitori, la sua precoce inclinazione ad anticipare le catastrofi – e del tema dell’eredità o, come disse lei stessa, “di quanto è valso tutto questo”. Questi dialoghi furono fondamentali per la comprensione dei temi che Didion avrebbe poi esplorato nelle sue opere successive. “Da dove vengo”, “L’anno del pensiero magico” e “Blue Nights”, tutte pubblicate in italiano da Il Saggiatore. Nel 2023 la New York Public Library ha acquisito le carte di Joan Didion e John Gregory Dunne. La collezione aprirà al pubblico il prossimo 26 marzo. Trasferitasi a New York dopo aver frequentato l’Università della California, Berkeley, Joan Didion iniziò a lavorare per “Vogue”, avviando la sua carriera di giornalista e scrittrice. Il suo primo romanzo, Run River, venne pubblicato nel 1963. Con il memoir The Year of Magical Thinking ha vinto il National Book Award per la Nonfiction nel 2005. Nello stesso anno, le viene conferita la American Academy of Arts and Letters Gold Medal nella categoria Belles Lettres and Criticism. Nel 2007 riceve la National Book Foundation’s Medal.
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