L’indagine di ScuolaZoo e C’è Da Fare rivela che 6 studenti su 10 sono vittime di violenza, soprattutto verbale e psicologica, a scuola (64%) e sui social (24%). Il 76% degli studenti assiste a episodi di bullismo, e il 60% ne subisce direttamente, con conseguenze gravi sulla salute mentale. Nonostante il 46% degli studenti intervenga attivamente, solo una piccola percentuale si rivolge a psicologi, spesso per paura o mancanza di fiducia. Gli studenti chiedono più educazione psicologica, sportelli di ascolto e strumenti di segnalazione anonima nelle scuole per contrastare il fenomeno.
Bullismo a scuola, una realtà ancora preoccupante
Bullismo a scuola, 6 studenti su 10 sono vittime di violenza. E’ quanto emerge da un’indagine condotta da ScuolaZoo, la più grande community di studenti in Italia, in collaborazione con l’associazione C’è Da Fare ETS per il supporto degli adolescenti in difficoltà, su oltre mille studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. I dati raccolti, in occasione della Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo (7 febbraio), evidenziano una realtà preoccupante: il bullismo e la violenza sono fenomeni ancora largamente diffusi, con impatti devastanti sulla salute mentale dei giovani. L’indagine ha confermato che la scuola rappresenta il principale teatro di episodi di violenza e bullismo (64%), seguita dai social (24%) e da ambienti esterni.
I casi di violenza
Questa situazione sottolinea la necessità di interventi urgenti per rendere gli istituti scolastici luoghi sicuri per tutti gli studenti. Il 60% degli intervistati – si legge nel report – ha dichiarato di aver subito almeno un atto di violenza, che si manifesta prevalentemente in forme verbali e psicologiche, seguite da aggressioni fisiche per il 26% dei rispondenti, discriminazioni (razziali, omofobiche, religiose o legate alla disabilità) per il 22% e cat calling per il 17%. Purtroppo, non mancano casi di molestie sessuali (9%), adescamento online (8%) e persino revenge porn (3%). Non solo la violenza è diffusa, ma spesso avviene sotto gli occhi di molti: il 76% degli studenti ha assistito ad atti di bullismo o violenza. Di questi, il 46% è intervenuto attivamente, un dato incoraggiante che dimostra una crescente sensibilità sul tema.
Gli studenti chiedono aiuto
La violenza ha ripercussioni gravi sulla salute mentale degli studenti. Gli effetti più comuni includono perdita di autostima, ansia sociale, isolamento e depressione. Quasi la metà degli studenti (48%) – evidenzia la ricerca – ha dichiarato di aver avuto bisogno di supporto psicologico, ma di non averlo ricevuto. Molti di loro raccontano di essersi sentiti ignorati o di aver visto le proprie richieste sminuite, come se il loro malessere non fosse abbastanza serio da meritare attenzione. Questa mancanza di ascolto può avere conseguenze profonde, portando i ragazzi a chiudersi in sé stessi, a sentirsi soli e a non cercare più aiuto in futuro. Uno degli aspetti più preoccupanti dell’indagine è che il 41% degli intervistati non è riuscito a confidarsi con nessuno a causa della paura, della vergogna o della mancanza di fiducia nelle figure adulte di riferimento. Chi ha parlato, ha scelto prevalentemente la famiglia (44%) e gli amici (26%). Solo una piccola percentuale si è rivolta a uno psicologo, evidenziando la necessità di potenziare il supporto nelle scuole.
Combattere il bullismo: ecco cosa chiedono gli studenti
Gli studenti hanno espresso con chiarezza quali interventi ritengono essenziali per combattere il bullismo e la violenza. Tra le soluzioni più richieste emerge la necessità di introdurre un’ora settimanale di educazione psicologica nelle scuole, per aiutare i ragazzi a comprendere e gestire le dinamiche relazionali in modo sano. Un altro aspetto fondamentale riguarda la presenza di sportelli di ascolto accessibili senza il vincolo della firma dei genitori, affinché gli studenti possano chiedere aiuto in modo autonomo e sicuro. Inoltre, viene sottolineata l’importanza di laboratori interattivi per sensibilizzare sul tema del bullismo e sulle conseguenze delle proprie azioni sugli altri. Alcuni suggeriscono anche la creazione di app anonime che permettano di segnalare episodi di violenza e ricevere supporto in tempo reale.