Feltrinelli e Voland: due anniversari per un bilancio dell’editoria e uno sguardo sulle sue prospettive. Fondata nel 1955 da Gian Giacomo Feltrinelli, la casa editrice Feltrinelli festeggia i settant’anni con “Feltrinelli 70”, tra eventi e progetti editoriali. Il programma celebrativo prenderà il via lunedì 10 febbraio a Roma, con una Giornata Gattopardesca dedicata al capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa su cui Netflix rilascerà a marzo una serie tv (dal 5 marzo). Il romanzo “Il Gattopardo”, pubblicato postumo da Feltrinelli nel 1958, dopo il rifiuto di numerosi editori, è il simbolo di questo anniversario. La Giornata Gattopardesca sarà tutta romana. Si aprirà alle ore 10,30 con le scuole in visita e un BookClub alla Libreria Feltrinelli Pio XI per l’incontro “Un classico è per sempre. Viaggio nel Gattopardo e in altri libri intramontabili” a cura dello scrittore Paolo Di Paolo. Per proseguire nel pomeriggio, alle ore 16, nella Sala Squarzina del Teatro Argentina, con Abracabook, un book party aperto a tutti ispirato alla frase del principe di Salina “L’amore? Già, certo, l’amore…”, moderato da Annalisa Ambrosio e Scuola Holden. Si prosegue alle ore 18 nella libreria Feltrinelli di Largo Torre Argentina con l’incontro “L’avventura editoriale del Gattopardo”, moderato da Paolo di Paolo. E con gli interventi degli autori Martino Gozzi e Ruggero Cappuccio, dell’autrice Bernardina Rago, della Creative Producer della serie in onda dal 5 marzo Elettra Canovi e della direttrice per le serie italiane Netflix Luisa Cotta Ramosino. A seguire, alle ore 19 un brindisi di saluto alla presenza del presidente del Gruppo Feltrinelli, Carlo Feltrinelli. Conclude la giornata, alle ore 21, al Teatro Argentina, il debutto del monologo “Il Gattopardo. Una storia incredibile” di e con Francesco Piccolo. Che il 15 aprile sarà anche a Palermo, al Teatro Biondo, poi a Torino il 19 maggio al Teatro Carignano. E, infine, a Milano il 10 novembre al Piccolo Teatro.
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Editoria in evoluzione
Con la Giornata Gattopardesca, Roma è la prima data di un tour in dieci tappe nazionali e internazionali. A cui se ne aggiungono due internazionali speciali. Per tutto il 2025 la rassegna porterà nelle librerie, nelle piazze e nei luoghi di cultura progetti, eventi, incontri e iniziative con autori e autrici, lettori e lettrici. Un viaggio che da febbraio a dicembre attraverserà le città di Roma, Milano, Bologna, Palermo, Torino, Mantova, Firenze, Venezia e, all’estero, Francoforte, Barcellona e Guadalajara. Incrociandosi anche con i più importanti appuntamenti letterari del Paese e del mondo. Come la Bologna Children’s Book Fair, il Salone Internazionale di Torino. Il Festivaletteratura di Mantova, Bookcity Milano, la Buchmesse di Francoforte. E la Fiera Internazionale del Libro di Guadalajara. Ciascuna di queste tappe vede il coinvolgimento di tutte le componenti del Gruppo Feltrinelli. E cioè del Polo Contenuti, con tutte le sue sigle editoriali. Delle librerie e delle piattaforme di e-commerce. Del Polo Education, con il coinvolgimento anche della Scuola Holden. Di PrimaEffe, della Fondazione Feltrinelli e dell’Associazione Il Razzismo è una brutta storia. Intanto ricorre anche un altro anniversario importante per l’editoria. La nascita a dicembre del 1994 perché “era necessario scendere in campo anche noi”. La voglia, quasi un bisogno, di far conoscere mondi e culture attraverso letterature poco esplorate come quelle slave. Il colpo di fulmine con Amelie Nothomb poi diventato “straordinaria amicizia” e successo editoriale. Lo stato di salute della narrativa italiana (“in Italia ormai scrive chiunque e si pubblica troppo”). E non ultima, la scelta dei titoli da mandare in stampa: “alla fine scelgo io, se un libro mi rapisce non c’è gioco”. Non c’è diktat di mercato che tenga. Quando si dice editori indipendenti. E ancora, le prossime uscite in libreria. Racconta e si racconta all’Adnkronos, Daniela Di Sora, fondatrice e “signora” di Voland, la casa editrice che compie trent’anni (i primi titoli furono pubblicati nel ’95). Alla Libreria Spazio Sette, dove si festeggia il compleanno della sua “creatura”. Bastano poche risposte e i suoi occhi azzurri, che a 79 anni sognano ancora, per sentire la passione che la anima ma anche tutta la sua preparazione e autorevolezza.
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Movimento di reazione
L’editrice ripercorre l’inizio, quando da traduttrice di letteratura slava, tentò l’impresa: “L’ultima spinta per fondare la società – racconta all’Adnkronos- me la diede la discesa in campo di Berlusconi. Erano momenti in cui si credeva ancora che la cultura potesse cambiare qualcosa, in quel periodo infatti è nata Voland, è nata Minimum Fax nello stesso anno. C’è stato una sorta di movimento di reazione, per lo meno, anche a posteriori, a me è così che piace leggerlo ed era così nelle mie intenzioni, ma sono sicura anche in quelle degli altri. Insomma ci fu una reazione istintiva, che purtroppo non è servita a molto, visto come siamo finiti”, osserva. Ma dopo 30 anni Daniela Di Sora rifarebbe la scelta di fondare Voland? “Domanda non semplicissima, che spesso mi faccio anche io. Forse sì, forse con un altro spirito, perché ormai ho imparato che un gesto così, come quello della reazione politica del ’94, non serve poi a moltissimo. Detto questo, io vengo dall’editoria in qualche modo, perché prima facevo la traduttrice, prima ancora ho studiato russo e bulgaro e ceco. Quindi, piano piano ti ambienti, ti appassioni al mestiere. Perché avere un libro tra le mani, soprattutto per chi come me non viene da una famiglia di intellettuali, è una vera conquista, è una cosa che ti cambia la vita, letteralmente“. Aggiunge Di Sora: “A me è successo a 17 anni quando mi è capitato in mano ‘Delitto e Castigo’ di Dostoevskij, che mi ha cambiato la vita, mi ha spinto a studiare il russo e poi a diventarne traduttrice. Quindi, chissà forse qualche nostro libro ha cambiato la vita a qualcun altro. Questo non posso saperlo ma mi piace pensarlo”.
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I segreti dell’editoria
A proposito di russo, Di Sora ha vissuto quattro anni in Russia, sei in Bulgaria, ha avuto borse di studio a Praga. Un mondo che le apparteneva e che “oggi non esiste più da tanti punti di vista. Ma continuo a credere che il compito di chi si occupa di letteratura è mettere in comunicazione i popoli. E questo faccio: pubblico russi, pubblico ucraini, bulgari, cechi. E mi piace pensare che sia il mio contributo per la pace”. In trent’anni di Voland, qual è stata la maggiore soddisfazione? “Sono almeno due – risponde Di Sora – la prima è la straordinaria amicizia che si è sviluppata, libro dopo libro, con Amelie Nothomb. Lei è un regalo del Signore. Sicuramente facciamo un buon lavoro di traduzione e diffusione, ma credo che tra noi ci sia un’alchimia che solo fra donne spesso si riesce ad avere, un affetto vero e grande stima naturalmente”. Aggiunge: “L’altra mia gioia è Georgi Gospodinov, il mio autore bulgaro, che pubblico dal 2007. Ci vuole il passo lungo, è faticoso, non sempre puoi resistere, però poi quando a Torino, nel 2021, lui vince il Premio Strega Europeo e mi sussurra all’orecchio, quasi piangendo, ‘Daniela, la Bulgaria non ha mai vinto niente in vita sua, neanche un campionato di calcio‘, e ci abbracciamo forte. E’ stato un momento indimenticabile”. Soddisfazioni ma anche delusioni in trent’anni di carriera. “Delusione è quella che provo quando un libro in cui tu credi fermamente non va bene. Quella è la delusione vera, perché ti chiedi cos’è che non funziona, la mia scelta, la traduzione, un mancato tour di presentazioni”. Un esempio? “Dulce Maria Cardoso, autrice portoghese bravissima, siamo al suo quinto libro ma non c’è verso di farla conoscere per bene. Perché lei merita molto di più di quello che siamo in grado di fare noi. Ecco questo è quello che mi fa stare male. E mi pone tante domande su cosa sbagliamo”. Quanto poi, allo stato di salute dell’editoria italiana, Daniela Di Sora premette: “Nel nostro Paese si pubblicano circa 90mila novità in un anno. Per una percentuale di lettori che è ridicola, infinitamente più bassa che in Francia. Per cui non so bene dove sia realmente l’inghippo ma una cosa è certa: pubblichiamo troppi libri”.