Papa Francesco ha ripreso il ciclo di catechesi che si svolgerà lungo l’intero Anno Giubilare, ovvero “Gesù Cristo nostra speranza”. La meditazione è stata incentrata sul tema “E beata colei che ha creduto”, parlando della Visitazione e il Magnificat.
Le parole del Santo Padre
“Questa giovane figlia d’Israele non sceglie di proteggersi dal mondo, non teme i pericoli e i giudizi altrui, ma va incontro agli altri”. Così il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, di cui ha omesso la lettura a causa del forte raffreddore, sintetizza l’episodio della visitazione. ” Quando ci si sente amati, si sperimenta una forza che mette in circolo l’amore”, spiega Francesco nel testo della catechesi, letto da don Pierluigi Giroli: “Maria avverte la spinta dell’amore e va ad aiutare una donna che è sua parente, ma è anche un’anziana che accoglie, dopo lunga attesa, una gravidanza insperata, faticosa da affrontare alla sua età”. “Ma la Vergine va da Elisabetta anche per condividere la fede nel Dio dell’impossibile e la speranza nel compimento delle sue promesse”, sottolinea il Papa: “L’incontro tra le due donne produce un impatto sorprendente: la voce della piena di grazia che saluta Elisabetta provoca la profezia nel bambino che l’anziana porta in grembo e suscita in lei una duplice benedizione: ‘Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!’. E anche una beatitudine: ‘Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto’”.
Il Magnificat
“Maria canta la grazia del passato ma è la donna del presente che porta in grembo il futuro”. Ne è convinto il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi in Aula Paolo VI, letta da don Pierluigi Giroli, si sofferma sul Magnificat. “Maria non vuole cantare fuori dal coro ma sintonizzarsi con i padri, esaltando la sua compassione verso gli umili, quei piccoli che Gesù nella sua predicazione dichiarerà beati”, osserva Francesco: “La massiccia presenza del motivo pasquale fa del Magnificat anche un canto di redenzione, che ha per sfondo la memoria della liberazione d’Israele dall’Egitto. I verbi sono tutti al passato, impregnati di una memoria d’amore che accende di fede il presente e illumina di speranza il futuro”. Tre le parole-chiave del Magnificat: “Memoria, misericordia, promessa”. “Il Signore, che si è chinato sulla piccola Maria per compiere in lei ‘grandi cose’ e renderla madre del Signore, ha iniziato a salvare il suo popolo a partire dall’esodo, ricordandosi della benedizione universale promessa ad Abramo”.
La Grazia
“Chiediamo oggi al Signore la grazia di saper attendere il compimento di ogni sua promessa; e di aiutarci ad accogliere nelle nostre vite la presenza di Maria”. Si conclude con queste parole la catechesi del Papa in Aula Paolo VI, letta da don Pierluigi Giroli a causa del forte raffreddore, come ha spiegato lo stesso Francesco all’inizio dell’udienza. “Il Signore, Dio fedele per sempre, ha fatto scorrere un flusso ininterrotto di amore misericordioso ‘di generazione in generazione’ sul popolo fedele all’alleanza, e ora manifesta la pienezza della salvezza nel Figlio suo, inviato a salvare il popolo dai suoi peccati”, il riferimento al Magnificat: “Da Abramo a Gesù Cristo e alla comunità dei credenti, la Pasqua appare così come la categoria ermeneutica per comprendere ogni liberazione successiva, fino a quella realizzata dal Messia nella pienezza dei tempi”.
La preghiera
“Vi incoraggio a pregare per i sacerdoti e i consacrati che svolgono il loro ministero nei Paesi poveri e in guerra, specialmente in Ucraina, in Medio Oriente e nella Repubblica Democratica del Congo. Per molti questa presenza è la prova che Dio si ricorda di loro”. È il saluto del Papa ai pellegrini polacchi, letto – come tutta la catechesi e i saluti nelle varie lingue, fatta eccezione per i saluti in spagnolo, pronunciati da Francesco – da don Pierluigi Giroli.
L’auspicio
“Pensiamo ai Paesi che soffrono la guerra: la martoriata Ucraina, Israele, Sudan, tanti Paesi che stanno soffrendo lì. Ricordiamo gli sfollati della Palestina e preghiamo per loro”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, che a causa del forte raffreddore ha lasciato la lettura della catechesi e dei saluti a don Pierluigi Giroli, fatta eccezione per i saluti in lingua spagnola e in italiano. “Il mio pensiero va ai giovani, agli ammalati, agli anziani e agli sposi novelli”, ha detto inoltre Francesco salutando i fedeli di lingua italiana: “Come esorta l’apostolo Paolo, vi incoraggio ad essere lieti nella speranza, forti nelle tribolazioni, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli”.
Fonte: Agensir