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Educare la Generazione Z: la conoscenza contro la barbarie

La sfida esistenziale dei nativi digitali: custodire e proiettare nel futuro il ricordo della Shoah senza le voci dei sopravvissuti

La conoscenza come antidoto all’antisemitismo. Ecco l’obiettivo del saggio “Il futuro della memoria” di Ariela Piattelli. Prima di dirigere Shalom, quotidiano online e magazine edito dalla Comunità Ebraica di Roma, la giornalista e scrittrice ha vissuto alcuni anni in Israele. Da oltre un decennio dirige Ebraica- Festival Internazionale di Cultura- e il Pitigliani Kolno’a Festival- Ebraismo e Israele nel Cinema. Ha collaborato, inoltre, con varie istituzioni come promotrice e curatrice di iniziative dedicate alla cultura ebraica e israeliana. Cosa spinge il sopravvissuto alla Shoah Sami Modiano, dopo decenni di viaggi della Memoria e di incontri nelle scuole, ad affidare la sua storia a un ologramma? Cosa porta una testimone quasi centenaria a raccontare la sua esperienza ad Auschwitz su TikTok? E’ arrivato in libreria e negli store digitali “Il futuro e la memoria. Shoah, antisemitismo e Generazione Z”, pubblicato da Rai Libri. Il libro-reportage attraverso interviste ad esperti indaga i possibili scenari del futuro della memoria. Strettamente legati al rapido mutamento dei linguaggi e degli strumenti di conoscenza. I nativi digitali, figli della Generazione Z e ultimi ad aver ascoltato le parole di chi ha vissuto l’orrore dei campi di sterminio, affrontano una sfida esistenziale. E cioè custodire e proiettare nel futuro il ricordo della Shoah senza le voci dei sopravvissuti.
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Foto di Jaredd Craig su Unsplash

Testimoni di conoscenza

Tra i depositari delle testimonianze di una delle pagine più buie della storia ci sono Michela e Gabriel, nipoti di Shlomo Venezia, uno dei pochissimi sopravvissuti al Sonderkommando. C’è Tommaso nipote del medico Adriano Ossicini che inventò il contagiosissimo “Morbo di K” per tenere lontano i nazifascisti dagli ebrei nascosti all’ospedale Fatebenefratelli di Roma. E poi ci sono Dov, che con le sue pagine social ha dato voce alla bisnonna Lily Ebert sopravvissuta ad Auschwitz raggiungendo milioni di persone. E  il quattordicenne Cristian che, ascoltate le parole della scrittrice Edith Bruck, ha raccolto in un video in rete le testimonianze di alcuni reduci da lui incontrati personalmente. Giovani custodi creativi della memoria che hanno condiviso con l’autrice le proprie esperienze e le proprie emozioni, certi che l’impegno contro l’antisemitismo, ancor di più dopo i fatti drammatici del 7 ottobre 2023, sia un imperativo morale. Il viaggio di Ariela Piattelli termina con le voci dei testimoni, che in una riflessione speculare con le parole dei giovani, disegnano il possibile futuro della memoria, spiegando la loro visione sul mondo della Generazione Z. “Il mio ringraziamento fortissimo a tutti, alla Fondazione, alla Comunità ebraica, all’artista per questo atto importante di giustizia e di impegno”, ha detto il sindaco di Roma. Roberto Gualtieri è intervenuto allo svelamento del murales “Anti-Semitism, History Repeating” dell’artista aleXsandro Palombo. L’opera raffigura Liliana Segre e Sami Modiano. Il comune e la Fondazione Museo della Shoah lo ha collocato davanti al Portico d’Ottavia come atto “doveroso”. E “forma di manifestazione di un fortissimo contrasto all’antisemitismo e anche un omaggio ai testimoni come Segre e Modiano”,
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Foto di Ed Robertson su Unsplash

Testimonianze

“Dopo esser scese da quei vagoni bestiame, sembra che il dottor Mengele abbia scambiato me e mia sorella per gemelle. Quella è stata la prima fortuna. Altrimenti saremmo subito andati incontro alla morte, come la maggior parte dei bambini“, ha rievocato Tatiana Bucci. Insieme alla sorella Andra ha ricevuto dal presidente Eugenio Giani il Pegaso d’Oro, massima onorificenza della Regione Toscana. Tatiana e Andra sono sopravvissute da Auschwitz e hanno raccontato la loro esperienza. “Pensiamo di aver avuto una stella che in qualche modo ci proteggeva”, ha aggiunto Andra Bucci. Poi ha ricordato la diversa sorte del cugino Sergio che trovò la morte nel campo di sterminio. “La testimonianza di Andra e Tatiana Bucci  è straordinaria- ha affermato Giani -. Ci aiuta a diffondere quella cultura della memoria da cui noi dobbiamo partire. Con i 2.000 ragazzi che erano qui, ma con tutti quelli che sono a scuola, che sono nelle case. Per dare alle nuove generazioni il senso di ciò che non deve più accadere“. Annuncia il governatore toscano: “Ad aprile pensiamo di poter fare partire il treno della memoria”. Osserva l’assessora alla cultura della Memoria Alessandra Nardini: “E’ stata una delle emozioni più grandi per me, sono commossa“. Il 20 aprile 1945 venti bambini, dieci maschi e dieci femmine tra i 5 e i 12 anni, provenienti da varie parti d’Europa, furono assassinati nello scantinato della scuola elementare di Bullenhuser Damm ad Amburgo dopo essere stati usati dai nazisti come cavie per esperimenti medici. Tra loro c’era Sergio De Simone, bambino napoletano di 6 anni, deportato ad Auschwitz con la sua famiglia e con le cuginette Andra e Tatiana Bucci. Da quel campo di concentramento, Sergio era stato trasferito con l’inganno al campo di Neuengamme, dove sperava di ritrovare la madre.
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Foto di Simon Maage su Unsplash

Sequel

Per raccontare la sua storia, come informa il circolo della stampa di Trieste, è stato avviato un crowdfunding da Larcadarte, che “dopo il successo mondiale dello special tv ‘La stella di Andra e Tati’ invita a co-produrre il sequel Storia di Sergio (titolo provvisorio), uno special tv da 20′ per la regia di Rosalba Vitellaro”. Le sorelle Bucci sono oggi testimoni attive della Shoah. Andra (diminutivo di Alessandra) e Tatiana (all’anagrafe Liliana) sono nate a Fiume rispettivamente nel 1939 e nel 1937, figlie di Giovanni Bucci fiumano cattolico e di madre ebrea Mira Perlow. Prosegue il circolo della stampa: “La famiglia, originaria dell’Ucraina, era approdata a Fiume ai primi del Novecento per mettersi in salvo dai pogrom zaristi. Anche la sorella di Mira, Gisella, aveva sposato un cattolico, Eduardo De Simone col quale era andata a vivere a Napoli e aveva avuto il figlio Sergio. Le due ragazze, la loro madre e la zia si salvarono. Non fu così per Sergio che fu l’unico italiano tra i venti bambini di varia nazionalità selezionati ad Auschwitz come cavie umane per esperimenti medici compiuti dal dottor Kurt Heissmeyer nel campo di concentramento di Neuengamme vicino ad Amburgo. Le sorelle Bucci hanno deciso di promuovere una raccolta fondi per realizzare un film sull’atroce fine di Sergio”.

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