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Il primo banco di prova che dovrà affrontare Donald Trump

La sponda est dell’Atlantico, quella cui appartiene anche se solo figurativamente l’Italia, ha ascoltato non senza trepidazione il discorso, un po’ gagliardo un po’ – si direbbe oggi – bombastico, che Donald Trump ha pronunciato nella Rotonda del Congresso, sotto lo sguardo attento di un Giorgio Washington ritratto in una apoteosi che noi, nelle nostre chiese, riserviamo a qualcuno più in alto. Difficile che si sia chiarite le idee, la nostra povera e spaventata Europa. Perché Trump, come otto anni fa, ha manifestato grande desiderio di azione senza essere realmente programmatico. Tanto da far riferimento ad un passato glorioso da ripristinare ma attingendo alle parole, ben più immaginifiche e potenti, dell’inaugurazione di John Fitzgerald Kennedy. Uno che se fosse vivo difficilmente avrebbe votato per lui.

Ecco allora che la sfida kennediana a raggiungere la Luna prima dei sovietici, ma nel nome del progresso dell’intera umanità, diventa “piantare la bandiera americana su Marte”. Ecco che l’annuncio della nuova età dell’oro pare ripreso a piene mani dalle parole di Robert Frost, che per Kennedy scrisse in metri ben più eleganti di una “New Augustan Age”. Trattandosi di un’idea originariamente di Virgilio, alla citazione non si sfugge: “Si licet parva componere magnis”. E con questo non aggiungiamo altro. Una delle prime mosse di Kennedy, infine, fu il lancio della Alleanza per il Progresso con i paesi dell’America Latina. Noi abbiamo invece assistito all’annuncio che gli Usa si riprenderanno il Canale di Panama. Vecchia America, sei tornata con i tuoi Harding ed i tuoi Coolidge. Speriamo che finisca meglio di novant’anni fa.

Nel 2017 il messaggio trumpiano si condensò nella formula “buy American, hire American”, che in sintesi era il ritorno al protezionismo e all’autarchia. I democratici recepirono e Biden seppe farne tesoro. Oggi ad un elettorato che lo ha scelto perché ancora spaventato e incerto viene data in pasto il pugno duro con i migranti. I vertici della Chiesa americana hanno già alzato le barricate, per non parlare di Papa Francesco, attendiamo di vedere cosa succederà. Perché l’economia degli Stati Uniti di quelle braccia ha bisogno, anche se il complesso tecnocratico evocato da Biden nel suo ultimo discorso pubblico fa finta di ignorarlo. Il big business invece no. Ronald Reagan – non certo un liberal – gli immigrati clandestini li metteva in regola con le sanatorie. Accontenti Musk, che su Marte ci vuole andare per far quattrini, ma metti in difficoltà tutti gli altri comparti: dall’agricoltura all’industria.

Le idee non sono molte, inversamente proporzionali agli annunci, e questo è il dato più preoccupante: un vuoto che potrà essere riempito con qualsiasi cosa, in futuro, a seconda delle esigenze del momento. Facile prevedere una presidenza che alternerà facce feroci a pacche sulle spalle. Il primo banco di prova è l’Ucraina, dove gli Usa hanno di fronte non un Gorbaciov ma un Putin. È da lì che capiremo, noi europei, quale direzione è stata presa.

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