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Rifiuti, clima, vespa “aliena”: gli effetti dell’inquinamento

40mila alveari distrutti: tre regioni sotto attacco e l'emergenza è in espansione

Gli esperti non hanno dubbi: l’assalto della “vespa orientalis” è colpa del clima. 40mila alveari distrutti: tre regioni sotto attacco e l’emergenza è in espansione. I cambiamenti climatici hanno modificato il comportamento del calabrone orientale. Si tratta di un insetto autoctono che fino a pochi anni fa viveva in perfetto equilibrio ambientale con le api. Oggi, però, è diventato una vera e propria specie aliena. La “vespa orientalis”,infatti, è diventata aggressiva, invasiva e famelica. Tanto da aver distrutto fino a 40mila alveari in Lazio, Molise e Campania. Ma la sua espansione non si ferma a queste tre regioni del Centro Sud. Da tempo viene avvistato in Friuli Venezia Giulia, Marche, Liguria, Toscana e Sardegna. Predilige per ora la costa tirrenica a quella adriatica e le città. A Roma la scorsa estate le incursioni dell’insetto mangia-api hanno distrutto gli alveari realizzati sulla terrazza del ministero dell’Agricoltura. Alveari che sono stati poi ripristinati. Complici le temperature più calde dei centri urbani. Ma anche la facilità di trovare fonti di cibo, come i mercati alimentari o i rifiuti che si trovano all’aperto. A lanciare l’allarme è il segretario generale di Miele in Cooperativa, associazione nazionale alla quale aderiscono le principali associazioni di apicoltori delle tre regioni colpite, Riccardo Terriaca. Al momento mancano ancora, si sottolinea, strategie e tecniche mirate a contenere questo insetto velenoso che può arrivare a 3 centimetri di lunghezza.
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Foto di Pete Linforth da Pixabay

Effetto-clima

“È un’ennesima calamità a fronte alla quale siamo disarmati, non essendo disponibili strumenti e tecniche di contrasto alle aggressioni“, spiega all’Ansa Terriaca. Secondo il quale è indispensabile che il mondo della ricerca impegni risorse umane e finanziare per studiare il problema con un approccio pragmatico per dare delle risposte. Nel definire la “vespa orientalis” una sorta di “specie aliena in patria”, gli esperti ammettono che al momento c’è poco da fare. “Non abbiamo strumenti e tecniche di contrasto specifiche. Contrariamente alla Vespa velutina su cui c’è una direttiva Europea e un progetto dedicato del Crea- afferma Laura Bortolotti, ricercatrice del Crea AA, Agricoltura Ambiente -. Il problema è che essendo una specie autoctona fino ad ora non è stato possibile inserirla in una black list. Proprio per questo siamo in contatto con l’Ispra per mettere a punto una strategia per combatterla”. Gli apicoltori possono difendersi solo con protezioni da mettere sull’entrata degli alveari. Si va da delle trappole ad esca alle arpe elettriche. Dispositivi costituiti da un telaio che tiene tesi dei fili elettrici scoperti, su cui passa corrente a bassa tensione che stordisce l’insetto. Vengono posizionati con una distanza tale che lasciano indenni le api. “Abbiamo però scoperto – precisa la ricercatrice – che la ‘vespa orientalis’ è intelligente. Dotata di una certa memoria in grado di scoprire questi trucchi e quindi di evitarli”. L’insetto ha un ciclo di vita che va dalla primavera all’autunno sempre più inoltrato proprio per le temperature miti. Ed è in grado di cibarsi perfino delle api in volo, oltre a fare razzia all’interno degli alveari, distruggendoli. Danni che si manifestano con elevata mortalità delle api. Ma anche attraverso un diffuso indebolimento degli alveari e dunque una riduzione della produzione di miele. Con maggiori costi da sostenere per curare gli alveari indeboliti, mediante le cosiddette nutrizioni di soccorso.

Sos api

La mortalità delle api (Apis mellifera) è un fenomeno che si acuisce soprattutto in primavera. E che rischia di compromettere la fondamentale funzione ecologica di questi insetti impollinatori per l’intero ecosistema. Lo conferma un’indagine di campo del Centro di referenza nazionale per l’apicoltura dell’IZSVe. L’inchiesta è stata effettuata nell’ambito di alcune morie in cui è stata rilevato la presenza, in campioni di api morte, di residui di pesticidi e di alcuni virus delle api. Lo studio è stato effettuato su 94 campioni. I ricercatori hanno riscontrato la presenza di almeno un principio attivo nel 72,2% dei campioni. Con un’elevata prevalenza nei campioni del virus della paralisi cronica (CBPV) e del virus delle ali deformi (DWV). Secondo l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, le  infezioni virali potrebbero peggiorare l’impatto già negativo dei pesticidi sulla salute delle api. Mettendo ulteriormente in pericolo la sopravvivenza delle colonie. La presenza di una possibile relazione tra la mortalità primaverile delle api e l’impiego di trattamenti antiparassitari in agricoltura potrebbe servire ad affrontare l’emergenza. Contribuisce, infatti, a comprendere meglio fenomeni complessi come la moria delle api. E lo spopolamento degli alveari che negli ultimi dieci anni ha colpito questo settore. Intanto in Toscana è stato presentato il piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati. A illustrare le linee-guida dell’economia circolare nell’aula del Consiglio regionale è stata la presidente della Commissione Ambiente e territorio, Lucia De Robertis.
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Foto di Nick Fewings su Unsplash

Piano-rifiuti

La Regione Toscana si è così dotata del principale strumento di indirizzo, programmazione ed attuazione delle misure. Per assicurare la corretta gestione del ciclo dei rifiuti e sviluppare concretamente azioni di economia circolare. Osserva Lucia De Robertis: “Il piano assume una gerarchia dell’impiantistica dettata dall’Unione europea. Senza demonizzare la termovalorizzazione Ma avendo chiara una nuova tassonomia europea delle attività ecosostenibili, che pone i termovalorizzatori in fondo alla classifica della capacità di ridurre le emissioni climalteranti. In questo modo viene programmato l’obiettivo dell’autosufficienza in un ordine temporale definito“. E aggiunge: “La nostra intenzione è quella di  stimolare il sistema pubblico alla proposta ma anche all’evoluzione. Non consegniamo solamente un documento particolarmente complicato ma offriamo ai nostri cittadini una prospettiva seria. Che fonda le sue radici su 19 nuovi impianti tra quelli già realizzati. Quelli in fase di realizzazione. E quelli che sono in fase di autorizzazione. A essi si somma l’impiantisca anaerobica che sta già consentendo di superare il gap della frazione organica”. La Regione, quindi, imbocca “un sentiero nuovo e diverso”. Lancia una sfida che “potrà essere animata da tutti quelli che credono nella centralità della conversione ecologica come passaggio inevitabile per invertire la rotta di un sistema di sviluppo che ha mostrato i suoi limiti“.

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