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Medicina di prossimità: perché dovremmo adottare questo modello

Il diritto alla cura delle persone anziane costituisce un principio cardine per garantire il benessere e la dignità di una fascia di popolazione in costante crescita, in linea con quanto sancito dall’articolo 32 della Costituzione Italiana. Tale articolo afferma che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. In un contesto storico caratterizzato dall’aumento dell’età media della popolazione e dall’emergere di nuove fragilità, è imperativo dotarsi di strumenti e strategie adeguati a rispondere a tali sfide. Negli ultimi decenni, l’Italia ha registrato un considerevole aumento delle persone che vivono la Terza e la Quarta Età, reso possibile dai progressi della medicina e dalle migliori condizioni di vita. Tuttavia, tale longevità comporta anche un incremento delle patologie croniche e delle disabilità connesse all’età. Le persone anziane, infatti, risultano spesso soggette a malattie quali il diabete, l’ipertensione, le cardiopatie e le malattie neurodegenerative, che richiedono un’assistenza continuativa e personalizzata. Le nuove fragilità non sono solo di natura fisica, ma anche sociale e psicologica. L’isolamento, la solitudine e la perdita di autonomia sono fenomeni sempre più diffusi tra gli anziani, aggravati dalle dinamiche familiari e sociali moderne. La riduzione del supporto familiare, la lontananza geografica dei figli e la perdita del coniuge costituiscono fattori che contribuiscono a rendere maggiormente vulnerabile questa fascia di popolazione.

Al fine di rispondere efficacemente alle esigenze degli anziani, appare sempre più necessario adottare un modello che viene definito “medicina di prossimità“. Tale concetto si riferisce a un insieme di pratiche e servizi sanitari finalizzati a facilitare l’accesso alle cure e a renderle maggiormente fruibili per le persone che vivono in condizioni di fragilità. La medicina di prossimità si basa su alcuni principi fondamentali: l’accessibilità, ovvero le cure devono essere facilmente accessibili, sia in termini di vicinanza geografica che di semplicità delle procedure burocratiche, la personalizzazione, secondo la quale, ciascun paziente deve essere considerato nella sua unicità, con un piano di cure personalizzato che tenga conto delle sue specifiche esigenze e delle sue condizioni di vita, la continuità, ossia il principio secondo cui, l’assistenza deve essere continuativa nel tempo, evitando interruzioni nelle cure che potrebbero compromettere la salute del paziente. Infine, last but not least, si segnala il principio cardine della multidisciplinarità, ovvero il coinvolgimento di diversi professionisti sanitari (medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi), la quale è essenziale per garantire un approccio olistico alla cura. Negli ultimi anni, in diverse regioni d’Italia e del mondo, sono state sviluppate esperienze di medicina di prossimità che hanno dimostrato la loro efficacia. Ad esempio, l’implementazione di servizi domiciliari, l’istituzione di unità mobili di cura, e la creazione di poliambulatori a gestione integrata rappresentano soluzioni che hanno consentito di migliorare l’assistenza agli anziani e di ridurre il ricorso alle strutture ospedaliere.

Il diritto alla cura delle persone anziane, pertanto, costituisce un impegno che, la nostra società, deve assumersi con determinazione. La medicina di prossimità rappresenta una risposta concreta e sostenibile alle sfide poste dall’invecchiamento della popolazione e dalle nuove fragilità. Investire in tale modello significa non solo garantire una migliore qualità della vita agli anziani, ma anche promuovere una società più equa e solidale, in cui ciascun individuo possa sentirsi valorizzato e protetto. In conclusione, per attuare pienamente quanto sancito dall’articolo 32 della Costituzione, appare fondamentale dotarsi di sistemi sanitari che pongano al centro la persona e le sue esigenze, favorendo l’accesso e la fruizione delle cure per ogni cittadino. Solo così sarà possibile costruire un futuro in cui, il diritto alla salute, risulti realmente universale e inclusivo.

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