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Infanzia disagiata nel solco di Oliver Twist: i 100 anni della casa-museo

In mostra documenti e cimeli di Charles Dickens, uno dei romanzieri più popolari di tutti i tempi. La denuncia universale dello sfruttamento minorile

La povertà estrema dell’infanzia nella Londra ottocentesca spinse Charles Dickens a scrivere romanzi e racconti divenuti leggendari come “Canto di Natale” e “Le avventure di Oliver Twist”. Il Charles Dickens Museum di Londra aprì le sue porte per la prima volta nel 1925. E nel corso del 2025 festeggerà il suo centenario con la mostra “Dickens in Doughty Street: 100 Years of the Charles Dickens Museum” (5 febbraio-29 giugno). Si tratta di una significativa celebrazione sia della vita dello scrittore inglese sia del museo che oggi conserva la collezione più completa al mondo di materiale relativo all’autore di “Il Circolo Pickwick” e “Grandi speranze”. Per l’occasione saranno esposti oggetti e cimeli mai visti prima dal pubblico. Per la prima volta sarà in mostra uno schizzo a gesso e pastello di Charles Dickens (1812-1870) all’epoca in cui viveva a Doughty Street. Acquisito dal museo nel 2019, si ritiene che si tratti del disegno originale per il terzo ritratto perduto di Dickens realizzato da Samuel Laurence. Sarà esposta anche una bozza di lettera del romanziere alla domestica di famiglia, Ann Brown, che contiene i primi paragrafi della “Lettera violata” in cui Dickens espone con forza il crollo del suo matrimonio con Catherine.

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Foto di Benjamin Davies su Unsplash

Cantore dell’infanzia

Spiega Paolo Belloni: “Accattonaggio e piccoli furti, notti solitarie sotto i ponti o a far un certo tipo di compagnia a qualche adulto. Immagini desolanti con i quali i media descrivono infanzie difficili dei giorni nostri, ma che purtroppo esistono da sempre e che ne fece esperienza anche lo scrittore Charles Dickens. Ha scritto romanzi realistici nei quali ha minuziosamente descritto le condizioni aberranti di vita e di lavoro che molti ragazzi e bambini del suo tempo subirono. Libri di denuncia contro piaga dello sfruttamento minorile del quale anche Dickens fu vittima prima e testimone poi”. In rassegna, per il centenario della casa-museo, una raccolta di ritratti di Dickens, dalle rappresentazioni del giovane scrittore e giornalista di bell’aspetto a quelle dell’autore e interprete dalla barba folta e familiare; alcuni dei primi manoscritti di Dickens, un album di poesie scritte all’età di 18 anni e conservate dalla destinataria, Maria Beadnell. Il ritratto dipinto durante la stesura di “Canto di Natale” e andato perduto per oltre 174 anni, riscoperto in una scatola di ninnoli in Sudafrica nel 2017. Ed esposto insieme a una lettera di Dickens all’artista Margaret Gillies in cui organizzava la sua seduta per il dipinto. L’unico abito di Dickens sopravvissuto, così come la spazzola per capelli, il binocolo, la penna d’oca e il calamaio e la licenza di matrimonio. Disegni originali degli illustratori preferiti da Dickens, tra cui Hablot Knight Browne, John Leech, George Cruikshank e Fred Barnard, con i disegni preliminari di Leech per la prima pubblicazione di “Canto di Natale”. Una collezione unica di volumi della fondamentale biografia autorizzata di Dickens di John Forster, con lettere, disegni e altri oggetti storici appartenuti al grande attore-manager vittoriano Sir Henry Irving (non esposti dal 1934).

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Il fiume Tamigi a Londra (© liushuquan da Pixabay)

Centenario a Londra

In mostra a Londra ci sarà anche la copia di “David Copperfield” portata in Antartide dalla spedizione del capitano Scott sulla Terra Nova nel 1910. Bloccato in una grotta di ghiaccio, l’equipaggio lesse un capitolo ogni notte per 60 notti. E il libro è annerito dalle loro impronte digitali, probabilmente a causa del fuoco di grasso di foca che riscaldava la grotta. La mostra “Dickens in Doughty Street” “celebrerà la straordinaria e impareggiabile collezione di materiale legato alla vita, all’opera e all’eredità di Dickens – afferma Cindy Sughrue, direttore del Charles Dickens Museum – Raccolti nel corso dell’ultimo secolo. Ed esposti nell’unica casa londinese sopravvissuta di Dickens, un faro al centro del paesaggio urbano associato per antonomasia allo scrittore, il Museum in Doughty Street sarà pieno di oggetti che definiscono la vita di Dickens e la storia del museo”. Il pomeriggio del 9 giugno 1925, centinaia di persone si accalcarono davanti al numero 48 di Doughty Street per l’inaugurazione ufficiale della nuova “Dickens House”. Il conte di Birkenhead disse alla folla: “Non posso fare a meno di pensare che gli sarebbe piaciuto sapere che la casa che affittò per la prima volta a Londra e nella quale portò la sua giovane moglie, la casa in cui nacquero “Oliver Twist” e “Nicholas Nickleby”, sarebbe stata per sempre messa a disposizione degli ammiratori del suo genio. Dickens si trasferì al numero 48 di Doughty Street nel 1837 con la sua famiglia in crescita, come autore che si stava affermando; e quando la famiglia se ne andò era già famoso in tutto il mondo, grazie ai suoi romanzi di successo.

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Foto di Ed Robertson su Unsplash

Disagio minorile

La sua intera produzione letteraria è richiamo universale alla realtà sconvolgente del lavoro minorile. “L’attenzione di Dickens per questo scottante tema sociale nasce da una traumatica esperienza personale che visse quando aveva 12 anni– osserva il Giardino della Cultura-. Il padre John fu imprigionato per non aver onorato i suoi debiti e le sorti della famiglia ne risentirono profondamente. Il giovane Charles dovette andare a lavorare in una fabbrica che produceva lucido da scarpe, la Warren’s Blacking Warehouse, con ritmi molto pesanti e turni di lavoro di dieci ore. Un’esperienza che, come facilmente possiamo immaginare, lascerà il segno. Cresciuto, Dickens inizia a viaggiare in lungo e in largo per la Gran Bretagna. Viaggiare vuol dire scoprire, conoscere diverse realtà, anche quelle meno belle“. E fra queste, ci sono quelle con i bambini sfruttati. “In edifici fatiscenti, immersi nel degrado e nell’abbandono, Charles Dickens si imbatte nel popolo troppo nutrito dei bambini abbandonati a sé stessi. Costretti a sopravvivere con espedienti e piccoli reati pur di avere qualcosa da mettere sotto i denti- sottolinea Paolo Belloni-. Tacere di fronte a queste immagini è impossibile. E Dickens denuncia tali realtà con gli strumenti che più gli vanno a genio: i romanzi realistici, come ‘David Copperfield’, ‘Tempi difficili‘, ma anche pamphlet. Fra i primi, come non ricordare le pagine de ‘Le avventure di Oliver Twist’ nelle quali le grandi assenti sono l’innocenza e la spensieratezza dell’età di Oliver mentre indesiderate protagoniste sono le crudeltà di ogni sorta contro le quali egli deve lottare con le unghie e i denti? Quanto ai secondi, Dickens ci ha lasciato Appello al popolo d’Inghilterra in favore dei bambini e dei poveri. Nel quale, oltre a denunciare la piaga dello sfruttamento minorile, ha anche individuato una possibile soluzione nell’educazione e nell’istruzione“.

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