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“La speranza nasce a Natale”. Intervista all’arcivescovo Fisichella

Apertura della Porta Santa: parla a In Terris l'incaricato dal Papa dell'organizzazione del Giubileo e pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione

“La speranza è nata a Natale”, afferma l’incaricato dal Papa dell’organizzazione del Giubileo e pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Domani si apre ufficialmente l’Anno Santo e sul significato del Natale In Terris ha intervistato l’arcivescovo Rino Fisichella. “Domani alle 19, sera della Vigilia di Natale, il Pontefice presiederà la messa in Piazza San Pietro e a seguire procederà con il rito per l’apertura della Porta Santa- spiega monsignor Fisichella-. Papa Francesco oltrepasserà per primo la soglia della Porta e inviterà a seguire il suo esempio a quanti giungeranno nel corso dell’Anno, per esprimere la gioia dell’incontro con ‘Cristo Gesù, nostra speranza’ . L’annuncio dell’apertura della celebrazione sarà dato da un breve concerto di campane a opera della Pontificia Fonderia di Campane Marinelli. Le campane sono il suono più caro al popolo cristiano e in questo caso diventano l’espressione dell’annuncio gioioso di un evento atteso da tempo e finalmente giunto”. L’arcivescovo Rino Fisichella, incaricato dal Papa dell’organizzazione dell’Anno Santo, illustra senso e prospettive di un evento globale che in dodici mesi richiamerà a Roma 32 milioni di pellegrini.

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credito: CARLO LANNUTTI

Natale e Giubileo, qual è il nesso?
“La speranza è nata il giorno di Natale. Nel Giubileo diventa più che mai evidente il legame tra il Natale e la speranza. Lo scrittore Charles Péguy coglie nel segno quando scrive che nel giorno di Natale abbiamo la possibilità di toccare con mano una grande verità. E cioè che la speranza non è un’utopia o una chimera. La speranza ha un volto e un nome e si chiama Gesù di Nazareth. ‘Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi’ (Gv 1,14). Questo Natale siamo chiamati a impegnarci maggiormente per testimoniare la speranza a quante più persone incontriamo. Affinché a tutti e a ciascuno giunga il messaggio di speranza del Natale e affinché tutti possano riconoscerci come testimoni credibili di speranza”.

L’anelito di pace del Papa unisce lo spirito del Natale al Giubileo che inizierà domani?
”Non possiamo negare che, oltre alla drammaticità delle guerre che imperversano in vari Paesi del mondo, esiste anche una cultura della violenza e una presenza quotidiana della morte nelle nostre città. Se pensiamo che, nel nostro Paese, ogni mese si verificano 16 femminicidi, ci rendiamo conto di una violenza del tutto gratuita e dilagante. Non dobbiamo dimenticare, inoltre, i morti sul lavoro, le vittime degli incidenti del sabato sera — spesso giovani — e il fatto che siamo immersi in un clima di violenza. È, a tutti gli effetti, una guerra quella che stiamo vivendo. Davanti a tutto questo, come si può non pensare che ci sia bisogno di speranza? Speranza intesa come la capacità di guardare al futuro, consapevoli che è nostra responsabilità costruire il presente in cui viviamo. Il futuro non è un’utopia: è una realtà che ci impone e ci richiede di lavorare, passo dopo passo, per costruirlo. Il Santo Padre si fa portavoce del desiderio di pace dell’umanità che nell’anno del Giubileo ha più che mai bisogno di ascoltare questo fortissimo richiamo. Non è sufficiente pensare alla pace come assenza di guerra. I conflitti sono tragedie con effetti drammatici che riguardano direttamente vite innocenti e interi paesi. Ma essere operatori di pace equivale a portare il nostro contributo anche nelle piccole guerre che ogni giorno avvengono nelle nostre città sotto forma di violenza nelle strade e contro le donne oppure di incidenti suoi luoghi di lavoro. Il richiamo del Natale a una simile responsabilità quotidiana è importante quanto quello a contribuire a un’autentica pace nel mondo. Il Giubileo costituisce un’ opportunità che viene offerta ogni 25 anni per rientrare in noi stessi. La relazione interpersonale è fondamentale in un Giubileo che si propone di aiutare a riflettere, a trovare un po’ di silenzio nella nostra vita, a trovare uno spazio per riflettere davanti alle sfide presenti”.

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Foto di Jametlene Reskp su Unsplash

Con l’apertura alla vigilia di Natale della Porta Santa comincia domani anche un percorso interiore….
“Comincia oggi un Giubileo che fa del pellegrinaggio fatto a piedi, quello vero, fatto di fatica, sudore, silenzio, incontro preghiera e riflessione, una indicazione per il percorso. E la nuova piazza Pia è una parte del pellegrinaggio verso la Basilica di San Pietro. C’è poi la mostra ‘100 Presepi in Vaticano’ che espone, in un’ala del colonnato del Bernini a Piazza San Pietro, decine di opere ispirate al Natale che si inseriscono nella Rassegna ‘Giubileo è cultura’. C’è lo sfondo della guerra, con il dolore della distruzione, o gli abiti tradizionali delle Natività che arrivano da tutto il mondo. C’è il presepe che arriva dal Giappone e richiama i manga e c’è la più tradizionale scena del presepe ambientata a Wadowice, Polonia, la città natale di San Giovanni Paolo II. Anche quest’anno siamo riusciti a mettere insieme 125 presepi, da 21 Paesi differenti. Il mondo è presente a Roma, in piazza San Pietro, per dare quel messaggio di pace e serenità di cui tutti quanti noi sentiamo l’esigenza e la responsabilità, perché nel nostro piccolo possiamo contribuire a costruirla. L’anno scorso la mostra dei presepi in Vaticano è stata visitata da quasi 300 mila persone. Quest’anno ce ne possono essere ancora di più perché oggi Papa Francesco aprirà l’Anno giubilare che porterà a Roma una folla ancora più numerosa di pellegrini. Il Museo di Radom Jacek Malczewski ha portato alla mostra il presepe di Jaroslaw Rodak, un artista popolare di Redocin, uno degli artisti popolari più importanti della Polonia. Si tratta di un presepe in ceramica, realizzato con un metodo tradizionale della regione di Rędocin. Si compone di quattordici elementi, tra cui una stalla con figure della Sacra Famiglia, oltre a figure di Angeli, Re Magi, Pastori e animali. ante le curiosità: dal presepe allestito dentro un estintore a quello realizzato in una caffettiera, dalla Natività realizzata con fili elettrici ai personaggi tessuti all’uncinetto. C’è anche una significativa traccia di San Giovanni Paolo II. Un presepe di Wadowice, sua città natale. Mostra la casa di famiglia di Karol Wojtyla, la basilica nella Piazza del Mercato dove il futuro Papa fu battezzato e che era così importante per lui”.

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Foto di Andreas Böhm da Pixabay

Roma è pronta ad accogliere in sicurezza i 32 milioni di pellegrini previsti?
“Da oltre due anni stiamo lavorando in strettissimo contatto con la prefettura e con l’intera struttura di sicurezza nazionale. Posso affermare con grande serenità e tranquillità che Roma è e si presenta come una città altamente sicura e i pellegrini non hanno alcun motivo di timore. Nulla è stato lasciato al caso e anche i minimi dettagli sono stati attentamente analizzati. Grazie alle nuove tecnologie e alla capacità organizzativa, siamo in grado di rispondere efficacemente a tutte le esigenze. Parliamo di 32 milioni di persone attese in un anno. Il Giubileo esprime il perdono di un Dio che ama sempre tutti, nonostante tutto. Sperare nel suo perdono è quanto di più sicuro possediamo nella vita. L’accesso del peccatore all’indulgenza e la speranza di ottenere il perdono delle proprie colpe sono il cuore dell’Anno Santo. Roma si è preparata per offrire un volto ancora più bello di quanto Roma già lo sia e poco alla volta si vedranno scomparire i cantieri che in questi mesi hanno messo a dura prova la pazienza di tutti. Oltrepassare la Porta Santa esprime la gioia dell’incontro con Cristo Gesù, nostra speranza. A via della Conciliazione non ci saranno solo i pellegrini ma anche i turisti. Confido che anche il turista che vede dei pellegrini mettersi in cammino possa sentirsi sollecitato a divenire pellegrino. Oltrepassare la Porta Santa non è un rito magico. Lo ha detto Gesù, ‘io sono la porta’. E’ l’incontro col volto concreto della speranza”.

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Foto © Samantha Zucchi/Insidefoto/Image

Il Natale giubilare come un nuovo inizio?
“Questo Giubileo non solo ha permesso di fare lavori ingenti che renderanno Roma ancora più bella, più fruibile, più vivibile, ma ha concesso alla città, all’Italia e al mondo di riscoprire opere che sapevamo esistere soltanto sulla carta e che non sapevamo dove stavano, come il Patriarchium, opera fondamentale nel Medioevo, i Giardini di Caligola. La ricchezza che Roma e il Paese acquisiscono davanti al mondo è un ulteriore segno della cultura presente da noi. Roma e l’Italia hanno una storia del tutto particolare con i giubilei e non si può capire fino in fondo Roma senza il Giubileo, come il contrario. Dal 1300 ai nostri giorni c’è un legame fondamentale che non è soltanto di spiritualità, ma di cultura, di opere, di arte, di letteratura. E’ sufficiente uno sguardo alla storia di Roma per comprendere quante opere sono state realizzate a seguito del giubilei. La Cappella Sistina, l’ospedale di Santo Spirito, Ponte Sisto, Via della Conciliazione nel 1950. Adesso si potrà dire che nonostante le difficoltà, il Giubileo del 1925 porterà Piazza Pia, il rifacimento di Via Ottaviano, di Piazza San Giovanni in Laterano”.

Non solo a Roma….
“A Roma avremo 32 milioni circa di pellegrini che saranno anche turisti. Soltanto circa 2,5 milioni verranno dagli Stati Uniti che poi andranno inevitabilmente a Napoli, ad Assisi, andranno a Venezia, andranno a Firenze, andranno in Sicilia, andranno in Calabria. Torneranno moltissimi nel Paese e questo è anche frutto del Giubileo. E ritmi del Giubileo non preoccupano Papa Francesco che anzi ha deciso di visitare anche la mostra su Chagall che abbiamo organizzato. Il Giubileo è un’esperienza religiosa e spirituale, ma abbiamo voluto esprimerlo anche come un’esperienza culturale, rendendo esplicita questa dimensione. Il Giubileo è cultura. Per la prima volta, Chagall è arrivato a Roma da Chicago; nei mesi scorsi, è stata la volta di Salvador Dalí con il suo celebre Crocifisso. In soli 30 giorni, la mostra dedicata a Dalí ha registrato 325 mila presenze. Non si trattava solo di vedere, ma di contemplare un’opera d’arte di profondo significato. Ogni iniziativa e tutto il programma sono stati pensati, ma sono stati sottoposti anzitutto al Santo Padre e posso assicurare che appena l’ha visto, non solo ha siglato immediatamente, ma ha anche detto di essere disponibile”.

Foto di Jae Park su Unsplash

Da dove arriveranno i pellegrini?
“Abbiamo un elenco con proiezioni riguardanti i Paesi di provenienza dei pellegrini. Ad esempio, dagli Stati Uniti potrebbero arrivare circa 2 milioni e mezzo di persone, mentre dalla Germania ne sono attese 800 mila. Per il Giubileo dei Giovani c’è un fermento tale da farci stimare la partecipazione di oltre un milione di giovani provenienti da tutto il mondo. Anche il Giubileo degli Adolescenti sarà un grande evento. Per l’occasione, Papa Francesco canonizzerà un giovane adolescente, Carlo Acutis, che gode di una fama di santità straordinaria in tutto il mondo. Da questa prospettiva, ci aspettiamo presenze particolarmente significative. Anche la mascotte Luce sta ottenendo un successo straordinario in tutto il mondo. Subito dopo la presentazione, sia nato un impulso globale di grande simpatia nei confronti di questa mascotte. Dopotutto, è un mezzo efficace per dialogare con le nuove generazioni. Anche molte persone adulte mostrano interesse e vogliono acquistare la mascotte, ma resta soprattutto un linguaggio pensato per i giovani, un modo innovativo di entrare in contatto con loro. Il Giubileo è cultura. In quanto il Giubileo è un evento spirituale e lo spirito ha bisogno di cultura. Crea cultura e la mantiene. La contemplazione della bellezza suscita stupore e meraviglia, cioè dà la possibilità di vivere meglio perché laddove c’è bellezza si vive meglio. La bellezza è fonte d’amore. Emerge la volontà di trasmettere alle generazioni che verranno dopo, quella bellezza intuitiva, quella fede che sono state percepite in un determinato periodo. Nella Chiesa c’è posto per tutti, tutti, tutti”, scandito tre volte affinché non ci fossero equivoci. Roma deve spalancare le braccia a chi arriva. Non ha senso parlare di overtourism. Roma da quando esiste è stata sempre ‘patria communis’, è una città che è stata sempre aperta a tutti e non ha escluso nessuno. Pensare che Roma riduca le presenze significherebbe infliggerle una ferita che non le appartiene”.

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