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Agricoltura alpina, una ricchezza da preservare

Le peculiarità dell'agricoltura e dell'allevamento nelle aree rurali dell'arco alpino spiegate a Interris.it da Lucrezia Fanchi, imprenditrice agricola under 35

L’agricoltura e l’allevamento di montagna costituiscono un elemento di primaria importanza per la vita nelle Alpi. La stessa garantisce il sostentamento di coloro che vivono a quelle latitudini, fornisce cibo, plasma il paesaggio e conserva tradizioni millenarie. Tuttavia, tale tipo di agricoltura, deve affrontare diverse sfide, dovute innanzitutto ai cambiamenti climatici e alle caratteristiche strutturali del territorio alpino, segnato da una limitata disponibilità di terre coltivabili, pendii ripidi che rendono la coltivazione particolarmente impegnativa e scarsità di infrastrutture nelle aree più remote. Interris.it, in merito alle peculiarità del settore primario nell’arco alpino, ha intervistato Lucrezia Fanchi, imprenditrice agricola under 35 operante in provincia di Sondrio.

(@ Lucrezia Fanchi)

L’intervista

Fanchi, quali sono, a suo parere, gli aspetti qualificanti e i valori fondanti dell’agricoltura nelle aree rurali alpine?

“In base alla mia esperienza, la salvaguardia del territorio in queste aree, passa attraverso l’allevamento e l’agricoltura di montagna. Il pascolo delle capre e la potatura della flora, ad esempio, dai pascoli di media montagna fino all’alpeggio, aiutano a salvaguardare la biodiversità del territorio e rappresentano un elemento di fondamentale importanza.”

Negli ultimi anni, la crescente diffusione dei lupi nell’arco alpino, ha mutato alcuni aspetti dell’agricoltura e dell’allevamento. In che modo, tutto ciò, ha inciso sulla sua attività? Quali misure di tutela ha adottato?

“Ho dato inizio alla mia attività nel 2020 e, nel 2022, in alpeggio, ho subito le prime predazioni da parte dei lupi, con un totale di quindici capi morti, per una media di uno al giorno. A quel tempo, purtroppo, non veniva fatta istruzione su questo delicato tema quindi, da quel momento, ho iniziato a documentarmi su questo predatore e sulla sua metodologia d’azione, andando a visitare altre aree del Paese, come ad esempio la Maremma e l’Abruzzo in cui, lo stesso, è già presente, al fine di confrontarmi con alcuni miei colleghi e vedere di persona le misure preventive introdotte da loro, come i cani da protezione. Da allora, attraverso l’aiuto dell’associazione ‘DifesaAttiva’, abbiamo adottato diverse azioni di tutela, come il rafforzamento dei recinti elettrici e i cani. Questi ultimi, hanno rappresentato una svolta importante, dandoci la possibilità di lavorare con maggiore serenità. Essi però, hanno dei costi molto elevati e, per un gregge di un centinaio di capi, ne abbiamo due ma auspichiamo di poterli raddoppiare. Serve però una maggiore educazione su questo tema: a tal proposito noi svolgiamo diversi incontri divulgativi riguardanti il comportamento corretto da tenere con i cani da protezione inseriti nelle greggi.”

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Foto di Marcel Langthim da Pixabay

Guardiamo al futuro: quali sono i suoi auspici per lo sviluppo dell’agricoltura nelle aree alpine? Che messaggio vorrebbe lanciare ai giovani che, ad oggi, vorrebbero intraprendere la professione agricola?

“Credo molto nel mio lavoro, il quale è sempre stato il mio sogno nel cassetto che, gradualmente, sto realizzando. Auspico che, questa professione, possa diffondersi sempre di più ma, occorre ricordare che, la stessa, presuppone molto impegno, fatiche e rinunce. Gli animali e il settore agricolo hanno esigenze quotidiane improrogabili ma, questo impegno, dona grandissime soddisfazioni. L’agricoltura però, a mio parere, soprattutto in questo contesto, deve essere multifunzionale e, di conseguenza, lambire più settori. I giovani che vogliono intraprendere questa sfida devono comprendere che essa è uno stile di vita, concentrandosi però su più ambiti che consentano di diversificare le coltivazioni.”

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