I mesi di ottobre e novembre del 1962, per l’intera umanità, hanno rappresentato un momento di grande tensione internazionale, causato dalla crisi dei missili di Cuba, iniziata il 14 ottobre con l’installazione di missili sovietici a raggio medio a poche centinaia chilometri dalle coste degli Stati Uniti, a cui, grazie a un forte impegno diplomatico a tutto campo, ha fatto seguito la pace, avvenuta il 20 novembre con il ritiro definitivo delle testate sovietiche dall’isola caraibica e la conseguente rimozione dell’embargo.
A quel tempo, l’opinione pubblica è stata fortemente segnata, dall’appello e dall’impegno di Papa Giovanni XXIII il quale, con grande coraggio, si è rivolto a coloro che, in tale periodo, rivestivano posizioni di potere esortandoli ad ascoltare “il grido di pace che sale verso il cielo”. Oggi, in un contesto che, Papa Francesco, ha definito di “Terza guerra mondiale a pezzi”, ciò che è avvenuto nel 1962, deve insegnare a tutti coloro che rivestono posizioni di governo ad ogni latitudine, il valore e l’impegno per la pace attraverso la diplomazia. Ai giorni nostri, ognuno di noi, ha il dovere di impegnarsi a 360 gradi per scongiurare il crescente rischio di escalation, soprattutto per quanto riguarda le armi nucleari.
I cristiani, alla luce di quanto sta accadendo, devono promuovere una cultura della pace, sia attraverso la preghiera che in tavoli specifici tesi a promuovere il dialogo interreligioso e la diplomazia a tutto campo e senza riserve. Bisogna ricominciare dalle fraternità e dal disarmo: questi valori rappresentano l’autentico fondamento della pace, passando da una civiltà dell’odio a una civiltà dell’amore, senza se e senza ma. Siamo chiamati ad un impegno collettivo per far sì che, le giovani generazioni, possano vivere in tranquillità, allontanando per sempre lo spettro della guerra.