“La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi”, sostiene lo scrittore José Saramago. Ieri all’ Università Lumsa il cardinale Pietro Parolin ha presentato il libro “La pastorale della solitudine. Una nuova proposta”. E’ esperienza di ciascuno la dicotomia tra solitudine e autonomia. Soli si è più liberi? Oppure la solitudine può diventare essa stessa una forma di schiavitù interiore nell’impossibile di condividere valori e opportunità della socialità. “Mi sono spesso chiesto se la solitudine esaspera la sensibilità o se si sceglie la solitudine perché si è esasperati dalla sensibilità”, osserva l’autrice cattolica Susanna Tamaro. La presentazione nell’ateneo romano è stato realizzato in collaborazione con l’Associazione Luigia Tincani per la promozione della cultura. Dopo i saluti di benvenuto del rettore della Lumsa, Francesco Bonini il volume è stato presentato dal Segretario di Stato vaticano. Si tratta della nuova opera di Matthew Fforde. Storico e pensatore cristiano, ha studiato e insegnato a Oxford. Attualmente è docente di “Contemporary world history” presso la Libera Università Maria Santissima Assunta. Ha pubblicato numerosi libri e articoli. La sua opera “Desocializzazione. La crisi della post-modernità” ha introdotto il progetto di cui questo ultimo volume fa parte. E’ stata tradotta in sei lingue ed ha vinto il Premio Capri-San Michele nel 2006.
Il senso della solitudine
“La solitudine è indipendenza: l’avevo desiderata e me l’ero conquistata in tanti anni. Era fredda, questo sì, ma era anche silenziosa, meravigliosamente silenziosa e grande come lo spazio freddo e silente nel quale girano gli astri”, evidenzia lo scrittore tedesco Herman Hesse. L’epidemia della solitudine, un drammatico “segno dei tempi”, sta dilagando sotto varie forme nelle società occidentali. A causa di questa piaga della nostra epoca, molti dei figli della post-modernità sono figli infelici. Per rispondere a questo flagello, e contrastare le conseguenze dell’arretramento della cultura cristiana, Matthew Fforde propone una nuova iniziativa, un nuovo ministero sociale, un nuovo apostolato: la pastorale della solitudine. Esaminando le cause e gli aspetti di tale epidemia e dell’invalidazione dell’uomo contemporaneo, Matthew Fforde presenta una serie di proposte per l’attuazione e la crescita di questa nuova forma di pastorale. Affermando che tale iniziativa risponde all’istruzione di Cristo di curare gli afflitti e può fare parte della “nuova evangelizzazione”, il saggio (indirizzato a tutti gli uomini e le donne di buona volontà) è soprattutto un appello al mondo cattolico: clero, ordini religiosi, associazioni e fedeli. Per questo ed altri motivi Matthew Fforde afferma: “Come sarebbe bello se dopo la nostra morte Cristo potesse dirci: “Ero solo, soffrivo per questo, e tu mi hai fatto compagnia”.
Sos scarto
Nell’udienza ai Camilliani papa Francesco ha inquadrato il tema della solitudine nel fenomeno allarmante della crescente cultura dello scarto. “Il nostro tempo è segnato da un individualismo e da un’indifferenza che generano solitudini e provocano lo scarto di tante vite – afferma il Papa-. Questa è la nostra cultura di oggi. Individualismo, indifferenza, che generano solitudine e provocano lo scarto: la cultura dello scarto. Un concetto ribadito anche dal cardinale Parolin nel videomessaggio inviato alla Fondazione Centesimus Annus-Pro Pontifice, in occasione del convegno internazionale dedicato all’Ecologia integrale. “Questa è la sfida che abbiamo di fronte: cogliere l’opportunità di questo tempo di prova come tempo di scelta per reimpostare la rotta della nostra barca verso il Signore e verso gli altri, collaborando, costruendo, impegnandoci insieme, riscoprendo la nostra appartenenza comune come fratelli e sorelle”, sottolinea il Segretario di Stato vaticano. Che mette in luce tre aspetti per ciascuno dei due concetti di “ecologia integrale” ed “economia umana”. Spiega il porporato citando l’enciclica Laudato si’: “Attraverso la proposta dell’ecologia integrale, il Papa intende indicare una nuova visione del mondo, ancorata allo stesso significato etimologico della parola ‘ecologia’”.
Educazione necessaria
Quindi, precisa il cardinale Pietro Parolin, “l’ecologia integrale va intesa come un poliedro attraverso il quale adottare una nuova visione del mondo e analizzare le differenti questioni che interrogano l’umanità”. Una “nuova visione poliedrica” che “si sviluppa in maniera specifica intorno a un punto cardine, quello della centralità della persona umana e della conseguente necessità di promuovere la cultura della cura. Essa si trova all’antitesi della cultura dello scarto”. Perciò serve maggiore attenzione anche a “un’educazione a un’ecologia integrale”, che “rappresenta una grande sfida culturale, spirituale e educativa. Anche perché essa non può che comportare una vera e propria conversione a un cambiamento nella mentalità e nello sguardo”. E “la visione poliedrica dell’ecologia integrale va alimentata attraverso una pedagogia che si rivolge alla mente, al cuore e alle mani di ciascuna persona. È attraverso questo tipo di educazione e di pedagogia che è possibile orientare sia la politica che l’economia verso uno sviluppo umano e sostenibile autenticamente integrale, a favore di tutti i popoli della Terra e soprattutto dei più poveri”.