In Italia, ad oggi, secondo le ultime statistiche rese note, 8,4% delle famiglie, vive in condizione di povertà assoluta e, all’interno delle stesse, vivono circa 1,3 milioni di bambini i quali, loro malgrado, si trovano a pagare le conseguenze più gravi di questa situazione nelle tappe fondamentali del loro processo di crescita che, molte volte, è fatto di rinunce e mancate opportunità. Inoltre, l’attuale situazione è resa ancora più grave dalla crescente inflazione che, in molti casi, ha fatto diventare ancora più difficoltoso l’acquisto dei beni necessari alla sopravvivenza quotidiana.
L’opera di “Progetto Arca”
Fondazione “Progetto Arca”, fin dalla sua nascita avvenuta nel novembre di trent’anni fa a Milano, ha messo in campo diverse azioni di prossimità per lenire la sofferenza delle persone che si trovano in situazioni di grave fragilità economica e sociale. In particolare, per dare un ulteriore segno tangibile di prossimità agli ultimi, in occasione del trentesimo anniversario di attività, è stata presentata, insieme a “Doxa”, la ricerca intitolata “Poveri noi! La povertà tra rinunce, aspettative e desideri di cambiamento”. Interris.it, in merito a quanto emerso da questo studio, ha intervistato il dott. Alberto Sinigallia, presidente della Fondazione “Progetto Arca”.
L’intervista
Dottor Sinigallia, quali sono i dati emersi dalla vostra ricerca in merito alle rinunce e ai desideri delle famiglie che si trovano in maggiori difficoltà economiche?
“È emerso un forte bisogno di dignità per le famiglie coinvolte. Diversi dati, ad esempio, si sono focalizzati sul fatto che, non poter far compiere molte attività ai propri figli, è molto frustrante per i genitori e, di conseguenza, il futuro fa molta paura, in quanto non riescono ad immaginarlo. Il 39% del campione analizzato è molto preoccupato per l’avvenire e, il 13%, non riesce a immaginarlo ma, il 33%, nutre dei sentimenti di speranza. Nove persone su dieci desiderano tornare a una vita normale ed avere un volano economico in grado di sopperire ai diversi imprevisti, come ad esempio una malattia improvvisa o la cassa integrazione.”
In che modo e con quali azioni, Fondazione “Progetto Arca”, è prossima alle persone in condizione di fragilità?
“Operiamo principalmente su due linee, una rivolta alle persone che non hanno una casa e svolgiamo azioni di prossimità attraverso le unità di strada, i dormitori e l’housing sociale. C’è poi un altro settore di intervento rivolto alle persone che hanno un’abitazione ma, purtroppo, non riescono a far fronte alle spese con le loro entrate. A tal proposito, i social market, attraverso la figura di un educatore finanziario, Analizzano la loro condizione economica e cercano di mettere in campo soluzioni adeguate, come ad esempio dei mutui agevolati con ‘Banca Etica’, per permettere loro di acquistare un’abitazione. Inoltre, sul versante dell’inclusione lavorativa, abbiamo creato un’impresa sociale la quale, con il progetto ‘Mirasole’, gestisce l’omonima abazia a Opera, dove si svolgono attività formative e inserimenti professionali.”
Quali sono i vostri desideri per il futuro? In che modo, chi lo desidera, può supportare la vostra azione?
“Allo stato attuale e guardando al futuro ci stiamo focalizzando molto sull’housing sociale. La casa è un aspetto fondamentale: senza di essa non si può avere lavoro, relazioni e, di conseguenza, una quotidianità tranquilla. Attraverso vari canali quindi, ci stiamo adoperando per la ristrutturazione di diversi alloggi e per la loro messa in circolo. Molte aziende e privati cittadini ci stanno aiutando nel perseguimento di questo obiettivo e, il loro contributo, costituisce una base fondamentale e preziosa per noi in quanto riusciamo a fare progetti a lungo termine. Chi desidera supportare le nostre attività può trovare tutte le modalità possibili sul nostro sito.”