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L’eredità spirituale di un frate poeta: il servita Turoldo

Un libro cerca di "cogliere il dinamismo delle vicende, il movimento delle onde, l’ascesa e la discesa, il nero e il bianco, la luce che svela e l’ombra che nasconde"

Il libro “David Maria Turoldo. Vita di un poeta ribelle” di Mario Lancisi sarà presentato nell’ambito di BookCity Milano giovedì 14 novembre alle 17.30 nella Sala Viscontea del Castello Sforzesco. Oltre all’autore interverranno Giovanni Colombo, Marco Garzonio, Giuseppe Melzi, suor Maria Cecilia Visentin. Il testo ricostruisce con passione e rigore, la parabola esistenziale di una delle personalità più affascinanti della Chiesa del Novecento. “Non ho scritto una biografia di padre Turoldo – afferma Mario Lancisi-. Altri si sono cimentati egregiamente nell’impresa. E’ il racconto della storia di Turoldo e dei ‘folli di Dio‘, che soprattutto sull’asse Milano-Firenze incendiarono la Chiesa di papa Pacelli e la società italiana degli anni del dopoguerra: la Ricostruzione, la Costituzione, il 18 aprile, la scomunica del comunismo, l’Italia della guerra fredda“.

Turoldo
Foto di Aaron Burden su Unsplash

Il lascito di Turoldo

Prosegue Mario Lancisi: “Finché arrivò lui. Giovanni XXIII, il papa della Pacem in terris e del Concilio Vaticano II. E agli esili seguirono gli eremi. Da quello di Turoldo a Sotto il Monte alle Stinche di padre Vannucci. Le ‘trottole’ poterono finalmente fermarsi in luoghi di rara bellezza e armonia a predicare e cantare storie sacre, e le loro soste si trasformarono in preghiera”. Chi era davvero David Maria Turoldo, il frate servita che respirò il soffio del Concilio prima del tempo e che tanto segnò, anche dividendo, la Chiesa del suo tempo? E chi è oggi nella memoria delle tante persone che tornano alla sua figura? “Prete scomodo”, “prete moderno”, “prete di sinistra”. Erano alcune delle etichette che gli venivano affibbiate. Sappiamo che le detestava. Continua l’autore: “Turoldo partecipò attivamente alla Resistenza, fu predicatore nel Duomo di Milano e diede impulso a molte iniziative di carità e cultura. Si schierò sempre dalla parte dei fragili, non a caso ‘Gli ultimi’ fu anche il titolo di un film di cui curò la regia. Amico di tanti protagonisti del suo tempo – da Alda Merini a Pier Paolo Pasolini, da padre Balducci a Carlo Maria Martini – fu uomo di fede e di poesia, capace di parlare a credenti e non credenti”.

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