Un’America stanca e disillusa sceglie la persona che guiderà, per tanta parte, i destini del Pianeta nei prossimi quattro anni. Non c’è di che stare allegri: Harris spicca per mediocrità, Trump per mediocrità e perdita dei freni inibitori. Non crediamo che il Paese sia a rischio, oltre un certo punto: tra gli Antonini e Costantino Roma fu governata per 120 anni per lo più da illustri incapaci. Quello che preoccupa è, semmai, la malattia che corrode dall’interno il sistema democratico. Troppo spesso abbiamo lasciato che la democrazia in quanto tale fosse svilita nella sua stessa natura e la prima persona plurale non è scelta a caso, dal momento che il male americano è anche mal francese e male italiano. Non c’è angolo del mondo occidentale che si salvi in questi anni di decadenza.
Storditi dal successo del 1989 abbiamo lasciato per trent’anni che venissero picconati i capisaldi del nostro modello, che pure si era dimostrato vincente. I partiti sono stati indeboliti, le istituzioni private di dignità, l’economia ridotta ad un campo di battaglia dove solidarietà e responsabilità sociale sono liquidate come roba da comunisti (con buona pace di tante encicliche sociali).
Adesso negli Stati Uniti si deve sceglie tra l’acqua di rose e le mandorle amare. Ripetiamo quello che ha detto Papa Francesco a riguardo: “Non si può decidere. Io non sono statunitense, non andrò a votare lì ma sia chiaro: ambedue sono contro la vita, sia quello che butta via i migranti sia quello che uccide i bambini”. Due giorni fa il presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, monsignor Timothy Broglio, ha detto con chiarezza in una intervista che la Chiesa americana non appoggia nessuno dei due. Nessuno. Perché nessuno, in realtà, è all’altezza del compito.
Questo ci induce ad un’ulteriore riflessione, sempre sul male delle democrazie. Visto dalla prospettiva dei cattolici (che in America, si ricordi, sono di gran lunga il gruppo religioso più numeroso) il modello bipolare non funziona, negli Usa come in Europa. Anche il Vecchio Continente è pieno di Harris e di Trump, con le loro facili soluzioni ed i loro disprezzi per la vita e la solidarietà. È inevitabile quando un sistema politico complesso e basato sull’assunzione personale delle proprie responsabilità (si rilegga Charles Peguy) viene ipersemplificato e banalizzato nel nome di una presunta chiarezza delle scelte che libera l’elettore da preoccupazioni. Poi, appunto, ti riduci a scegliere tra due mediocrità.
Non è un modello, non è una evoluzione facilmente accettabili da un elettore cattolico: lo dice l’evidenza dei fatti. Su questo occorrerà riflettere.
Intanto speriamo bene: speriamo che l’Europa sappia cogliere l’occasione per prendere nelle proprie mani il suo destino; speriamo che questo meccanismo così poco oleato, la democrazia parlamentare, elimini dai propri gangli la ruggine degli ultimi tempi; speriamo che un approccio multilaterale alla politica internazionale torni la cifra dominante nelle relazioni tra gli stati. Intanto aspettiamo di vedere cosa accade in America, perché nessuno lo sa.