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Educazione finanziaria: ecco perché si dovrebbe insegnare anche nelle scuole

Oggi, 1° novembre, inizia la settima edizione del Mese dell’educazione finanziaria, la più grande manifestazione italiana sull’educazione finanziaria, istituita e promossa dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria (Comitato EDUFIN) ed aperta ad associazioni, istituzioni, imprese, università e centri di ricerca, scuole, fondazioni, pubbliche amministrazioni e tante altre organizzazioni impegnate in vari campi. Un appuntamento ricco di eventi, seminari, iniziative, tutti gratuiti e accumunati dall’obiettivo di promuovere e rafforzare le conoscenze sui temi finanziari, assicurativi e previdenziali, indispensabili per affrontare scelte finanziarie più consapevoli e una programmazione più attenta delle decisioni di risparmio e investimento, personali e familiari. “Educazione finanziaria: oggi per il tuo domani”, lo slogan scelto quest’anno e che accompagnerà la manifestazione anche per le edizioni future.

L’educazione finanziaria, secondo l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), è “quel processo mediante il quale i consumatori/investitori migliorano le proprie cognizioni riguardo a prodotti, concetti e rischi in campo finanziario e, grazie a informazioni, istruzione e/o consigli imparziali, sviluppano le abilità e la fiducia nei propri mezzi necessarie ad acquisire maggiore consapevolezza delle opportunità e dei rischi finanziari, a fare scelte informate, a sapere dove rivolgersi per assistenza e a prendere altre iniziative efficaci per migliorare il loro benessere finanziario” (Recommendation on Principles and Good Practices for Financial Education and Awareness, 2005). Uno strumento, dunque, necessario per consentire la crescita personale e garantire lo sviluppo sostenibile della società.

La recente esperienza di emergenza sanitaria e la forte crisi economica che ne è scaturita, con le inevitabili conseguenze sociali, hanno dimostrato che le competenze economiche e finanziarie, almeno di base, sono indispensabili per gestire al meglio i momenti di difficoltà, riducendo i rischi, preservando i risparmi ed utilizzando eventuali sostegni economici in modo appropriato. Favorire e promuovere l’alfabetizzazione finanziaria ed economica, imparare a gestire in modo responsabile il denaro, acquisire le competenze per una pianificazione delle risorse personali e familiari, con scelte oculate e mirate rispetto ai propri bisogni e necessità, vuol dire evitare anche il fenomeno del sovraindebitamento e contrastare, al contempo, le disuguaglianze e la povertà.

Accrescere la consapevolezza su come evitare, ad esempio, lo sbilanciamento tra le entrate e le uscite nell’agire economico quotidiano, su come scegliere, aprire e gestire un conto corrente, su cosa s’intenda per accesso al credito o strumenti di pagamento, da quelli tradizionali a quelli più innovativi, oltre che assicurativi e previdenziali, ecc., costituiscono un modo efficace per prevenire non solo casi di abuso, di frode e di violenza economica, ma anche casi di crisi ed insolvenza che possono colpire chiunque, in particolare, i soggetti più fragili e vulnerabili della società, tra cui donne e giovani.

L’eccessivo indebitamento dei consumatori, delle famiglie e dei piccoli imprenditori, infatti, quale conseguenza soprattutto di un rilevante ed inconsapevole ricorso al credito, a volte, purtroppo, diviene insostenibile per cause varie (perdita del posto di lavoro, calo inatteso dei redditi, malattia, mancato incasso di crediti attesi, aggravio dei costi di sostentamento conseguente a crisi coniugale, ecc.), tra cui spesso anche per una insufficiente  informazione e formazione in tema di educazione economica e finanziaria, che, pertanto, si auspica possa essere sempre più diffusa e promossa in ogni ambito della società, in particolare, le scuole.

Educare gli studenti ad una cultura finanziaria avrà, infatti, come beneficio l’avvio di un processo virtuoso in termini di autostima e autodeterminazione, così da consentire ai giovani di divenire protagonisti consapevoli rispetto alle proprie scelte di vita, privata, professionale e familiare, prevenendo e contrastando la cosiddetta “povertà intergenerazionale”, ossia la povertà di persone che vivono una condizione di precarietà economica, in continuità con la propria famiglia di origine, spesso, a causa della propensione a ripetere, nella loro vita da adulti, ciò che hanno visto fare in famiglia. Il pericolo di rimanere intrappolati in situazioni di vulnerabilità economica, per chi proviene da un contesto familiare di fragilità, è di fatto molto alto e per contrastare ciò l’istruzione è imprescindibile, in particolare, quella in campo economico e finanziario, contribuendo così alla realizzazione di una maggiore equità e giustizia sociale.

Recentemente, proprio per favorire una più adeguata formazione, la Legge del 5 marzo 2024 n. 21 ha sancito in via definitiva l’ingresso dell’educazione finanziaria nei percorsi scolastici, di ogni ordine e grado (dalla primaria alla scuola secondaria di secondo grado), in un’ottica multidisciplinare e nell’ambito dell’insegnamento dell’educazione civica, offrendo l’opportunità̀ agli studenti di apprendere e sviluppare, in modo più compiuto e organico, le competenze finanziarie, assicurative e di pianificazione previdenziale, unitamente alle nuove tecnologie digitali di gestione del denaro, lungo tutto il percorso scolastico. Ad una insufficiente alfabetizzazione finanziaria sono associati, infatti, anche altri fenomeni sociali di grande rilevanza, sebbene meno visibili.

Secondo un interessante approfondimento realizzato da Global Thinking Foundation ETS,  in tema di dipendenze digitali, pubblicato nel Dossier “InDifesa 2024”di Terre des Hommes, le attitudini dei giovani verso le dipendenze comportamentali, che sfociano spesso in ludopatie digitali, come il gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo e il trading on line, hanno uno stretto legame proprio con l’uso disfunzionale del denaro, per cui la prevenzione per questa tipologia di dipendenze passa anche dall’alfabetizzazione e dall’educazione finanziaria.

Nell’indagare le conoscenze degli studenti e, soprattutto, i loro bisogni, la Global Thinking Foundation ETS, da anni attiva nella prevenzione e nel contrasto della violenza economica e presente nelle scuole per sensibilizzare le ragazze e i ragazzi in tema di educazione economica e finanziaria, ha rilevato come i giovani siano impreparati a valutare le conseguenze di lungo periodo delle dipendenze comportamentali, così strettamente legate all’uso del denaro, attratti dall’illusione di un facile ed immediato guadagno. Questi fenomeni, che colpiscono ormai in modo diffuso i minori, sono spesso considerati meno gravi rispetto alle dipendenze tradizionali, nonostante comportino conseguenze notevoli sulla salute mentale e sul benessere sociale.

E l’uso del denaro, in modo poco consapevole, non solo crea scompenso nel budget della vittima diretta, ma ha conseguenze sull’intero budget familiare, provocando uno squilibrio nella gestione delle risorse e, dunque, aumentando il rischio, in precedenza evidenziato, di incorrere nel sovraindebitamento, oltre che nelle truffe e nei casi più gravi, nella violenza economica di genere, con ripercussioni e costi altissimi anche per l’intera società. La violenza economica di genere, una forma di abuso inquadrabile nel sistema di diritto penale (sia pure non come reato autonomo) e civile, si configura, ad esempio e semplificando, quando l’uomo, in ambito familiare, eserciti un vero e proprio controllo sulla gestione del denaro, escludendo da qualsiasi decisione di spesa o gestione del budget familiare, la donna.

Da qui, l’importanza dell’alfabetizzazione e dell’educazione economica e finanziaria, in particolare rivolta alle donne, in quanto la formazione e l’informazione su questi temi ha lo scopo di consentire, acquisendo le competenze necessarie, di superare quella disparità nell’accesso alle risorse economiche ancora oggi esistente tra l’uomo e la donna, così da consentire a quest’ultima, attraverso una gestione consapevole e responsabile del denaro, all’interno anche di una pianificazione del bilancio familiare, di poter fare scelte autonome, esercitando quella indipendenza economica, che già di per sé assurge come contrasto alla violenza economica di genere. L’educazione finanziaria, dunque, svolge un ruolo fondamentale nel contrasto a questa tipica forma di abuso, oltre che nel percorso di emancipazione femminile, che si concretizza, a volte e semplicemente, anche attraverso la libertà di possedere un conto corrente in banca o di amministrare liberamente e consapevolmente il proprio denaro, senza controllo o restrizioni economiche da parte di alcuno.

Promuovere, dunque, l’educazione finanziaria ed economica costituisce certamente una priorità per pervenire ad un auspicato cambio di paradigma culturale, che metta al “centro” la persona, così da realizzare un progresso economico inclusivo, inteso anche come lotta alle disuguaglianze e come tutela dei diritti dei più fragili e dei più vulnerabili, promuovendo quel benessere sociale diffuso, al quale l’intera società ha il diritto di aspirare e di raggiungere.

Achiropita Curti, Avvocato, Coordinatrice Task Force Legal Italia Centrale, Global Thinking Foundation ETS

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