L’impresa sociale Frolla Microbiscottificio di Osimo (Ancona) rappresenta un esempio di successo nel coniugare inclusione lavorativa e produzione artigianale di alta qualità. Nata dall’incontro di due visioni complementari – quella di Jacopo Corona, con esperienza nel settore alimentare, e quella di Gianluca Di Lorenzo, operatore sociale – Frolla si dedica alla creazione di biscotti artigianali con un valore aggiunto: l’integrazione lavorativa di persone con disabilità. Il progetto non solo ha raggiunto traguardi importanti in termini di crescita e riconoscimenti, ma è diventato un modello virtuoso, capace di dimostrare come la disabilità possa essere inserita nel mondo del lavoro in modo produttivo e dignitoso. In questa intervista a Interris.it, Jacopo Corona ci racconta la storia di Frolla, le sfide affrontate e i progetti futuri, trasmettendo un messaggio chiaro: l’inclusione è non solo possibile, ma arricchente. Ed è la qualità del prodotto che ripaga, non il pietismo.
L’intervista a Jacopo Corona
Raccontaci la storia di Frolla. Quando è nata l’idea di questa attività inclusiva?
“Frolla è nata il 12 maggio 2018 dall’idea mia e del mio socio Gianluca Di Lorenzo in seguito a una raccolta di crowdfunding e alla donazione della famiglia Marabini di Osimo. Io provenivo dal settore alimentare, mentre Gianluca ha una lunga esperienza come operatore sociale. Abbiamo voluto creare un’impresa che unisse qualità e inclusione lavorativa per persone con disabilità. Oggi ci dedichiamo alla produzione di biscotti artigianali, coinvolgendo questi ragazzi in tutte le fasi lavorative. Tutto è iniziato quando ho perso il mio lavoro a causa del fallimento dell’azienda per cui lavoravo. In quel periodo di pausa ho deciso di riflettere su cosa volessi fare nella vita. Durante un’esperienza di volontariato con i francescani in Africa ho avuto tempo, nel silenzio e lontano dalle distrazioni mondane, per elaborare il business plan di Frolla. È lì che ho maturato l’idea di creare un progetto che offrisse opportunità lavorative ai ragazzi con disabilità”.
Qual è la vostra mission?
“Abbiamo voluto creare un progetto che parlasse di qualità, evitando il pietismo a cui eravamo stati spesso esposti. Così abbiamo impostato l’attività lavorativa sulla produzione di biscotti accessibili, sviluppando ricette che permettessero di coinvolgere le persone con disabilità a 360 gradi, con un vero scopo lavorativo. In questo modo, i ragazzi hanno potuto esprimere la loro artigianalità e creatività, trovando un ambiente che li mettesse nelle condizioni di sperimentare e partecipare attivamente in tutti gli aspetti del lavoro.”
Avete iniziato da soli o c’era già un team di ragazzi coinvolti?
“All’inizio ero da solo, poi sono entrati i primi due ragazzi provenienti dall’istituto alberghiero di Loreto, che conoscevo già, entrambi con disabilità. Abbiamo così iniziato in tre. Ma da lì siamo cresciuti fino ad arrivare ad oggi, con 35 persone, di cui 25 ragazzi e ragazze con diverse tipologie di disabilità: fisiche, sindrome di Down, disturbi cognitivi, autismo. Non abbiamo un target specifico: accogliamo persone con ogni tipo di disabilità lavorativa, adattando conseguentemente l’ambiente e il lavoro alle loro esigenze. E non viceversa”.
Che cosa apportano questi ragazzi al tuo lavoro e alla tua vita?
“Sono ragazzi e ragazze davvero speciali. La cosa che emerge di più con loro e nel gruppo è il divertimento. Abbiamo un ambiente di lavoro produttivo e solido, ma ci facciamo anche grandi risate. Abbiamo creato in questi 5 anni un clima familiare che permette una crescita collettiva e un benessere condiviso. Abbiamo ricevuto anche dei premi ma, nonostante il successo, il valore più importante rimangono le persone”.
La qualità del prodotto quanto influisce nel successo del progetto?
“La qualità è fondamentale. Non ci piace l’idea di vendere solo per compassione. I nostri prodotti devono essere buoni per essere competitivi sul mercato, indipendentemente dal fatto che siano fatti da persone con disabilità o meno”.
Avete altri progetti in cantiere?
“Siamo in fermento per il Natale e stiamo lavorando su nuove creazioni. Stiamo anche aprendo un secondo laboratorio e bar a Osimo per espandere il progetto e dare lavoro a sempre più ragazzi”.
Qual è il messaggio più importante che vuoi lasciare ai nostri lettori?
“Il messaggio che vogliamo dare è che assumere persone con disabilità è possibile e produttivo. Non ha nulla a che vedere con il pietismo. Vorremmo che Frolla fosse un esempio per altre imprese, mostrando che è fattibile dare opportunità lavorative a questi ragazzi, e che porta benefici a tutti, anche in termini di responsabilità sociale”.