Il Burkina Faso, precedentemente conosciuto come Alto Volta, si trova nell’area ovest dell’Africa e, nel 1960, ha ottenuto l’indipendenza dalla Francia. Nei decenni seguenti, il Paese, ha conosciuto colpi di stato e dittature militari, fino al 1984 quando Thomas Sankara ha ribattezzato il Paese con il nome attuale che, nell’idioma locale significa “terra degli uomini onesti” ed ha adottato provvedimenti economici per contrastare la povertà. Dal 1987 ad oggi però, a causa di diversi golpe, la situazione del Paese, è contrassegnata da povertà e repressione.
La popolazione civile
L’80% della popolazione del Burkina Faso vive nelle aree rurali, in villaggi di argilla. Solo due città, Ouagadougou e Bobo-Dioulasso hanno vissuto una forte ma disorganizzata urbanizzazione. Il tasso di alfabetizzazione risulta essere tra i più bassi del continente e, il numero di orfani abbandonati nelle strade, sta continuando a crescere. Alla luce di ciò, nel corso degli anni, sono state messe in campo diverse progettualità per dare un’opportunità di riscatto ai bambini orfani. Una di queste è “Vieni, camminiamo insieme”. Interris.it in merito a questa attività ha intervistato Marta Valota, presidente di Iscos Lombardia e partner del progetto in oggetto.
L’intervista
Valota, in che modo, le attività del progetto “Vieni, camminiamo insieme”, stanno incrementando la formazione dei giovani Burkinabè nell’area di Bobo – Dioulasso?
“Il progetto ‘Vieni, camminiamo insieme’, finanziato dal Comitato Lecchese Per la Pace e la Cooperazione tra I Popoli, che vede come ente capofila Anolf Monza Brianza Lecco, è iniziato ad ottobre ed opera su un duplice binario, ovvero sia nei confronti della comunità Burkinabè emigrata e presente sul territorio di Lecco e, in qualità di partner del progetto, Iscos Lombardia, si occupa delle attività nell’ambito della cooperazione internazionale. Nella fattispecie, nell’area di Bobo – Dioulasso, ci occuperemo di favorire l’inclusione sociale e scolastica dei bambini dai sei ai dodici anni.”
Come state operando in quest’area?
“In questa zona, con un partner locale forte che si chiama ‘Panan Wesh’, il quale ha a disposizione degli spazi, ci occuperemo di dare supporto e formazione ai bambini che, perlopiù, sono gli ultimi degli ultimi, tra cui orfani e ciechi. Abbiamo quindi previsto la distribuzione di diverso materiale di supporto, come ad esempio i computer e le tavolette in Braille per incentivare la formazione dei bambini ciechi e, dall’altra, nell’ottica di favorire l’inserimento lavorativo, in particolare delle ragazze, forniremo loro delle macchine da cucire per insegnare loro un mestiere, affiancandolo all’attività didattica.”
Come state agendo per favorire l’inclusione dei bambini orfani nella società?
“Le problematiche che colpiscono i bambini in Burkina Faso sono moltissime. C’è un numero elevato di orfani, unito a un tasso eclatante di mortalità infantile, basti pensare che, ogni 100 bambini nati, 77 muoiono nel primo anno di vita. A tutto ciò si aggiunge una povertà dilagante e, un numero crescente di bambini, viene abbandonato. L’obiettivo quindi, con l’aiuto del nostro partner in loco, è quello di favorire l’inclusione e far si che, i bambini, possano essere i primi beneficiari di questo progetto, facendo sì che possano essere accolti in strutture adeguatamente predisposte e formati”.
Quali sono i vostri desideri per lo sviluppo del progetto?
“In qualità di partner del progetto, i nostri auspici, come sempre, guardano sia vicino che lontano. Il Burkina Faso è lambito da diverse problematiche, tra cui la recrudescenza del jihadismo e della conflittualità interna. Quindi, speriamo che, con questo progetto, si possa puntare sempre di più sulle nuove generazioni, dando loro istruzione e formazione, nell’ottica di garantire, anche ai più svantaggiati, la parità di accesso a tutti i diritti fondamentali per dar loro un futuro migliore partendo proprio dall’istruzione. Dall’altro lato, il progetto, che vede come ente capofila l’Anolf, ha un forte impatto anche in Italia, in particolare nel contesto della provincia di Lecco, dove si punta all’inclusione sociale attraverso la digitalizzazione.”