Quello che dovremmo imparare dalla preghiera del cieco di Gerico

Foto di falco da Pixabay

Forse oggi dobbiamo gridare ancora di più, soprattutto sulle questioni più importanti! Soprattutto nella … preghiera! Sì, siamo troppo comodi e pigri – o forse solo spaventati e scoraggiati – perché la nostra preghiera sia efficace. Il Vangelo di oggi dice molto su questo. Rivela una certa rozzezza, per non dire insistenza, della preghiera, e poiché si tratta di una preghiera efficace, vale ancora di più la pena di riflettere su questo Vangelo. In primo piano appare un mendicante cieco seduto lungo la strada che porta a Gerico. E qui, sentendo che Gesù sta arrivando, non ha dubbi su cosa fare. È determinato. Probabilmente ha scoperto chi è Gesù. Senza troppi calcoli, decide di mettere radicalmente in chiaro il caso della sua vita, senza curarsi di ciò che lo circonda o delle conseguenze. Questa è una prima lezione molto importante. La chiara consapevolezza del proprio bisogno, la conoscenza di Gesù e delle sue possibilità: sono questi i due elementi che portano a un “gesto” di preghiera radicale ed estremo, ma efficace. Non conta nient’altro: né la forma, né l’ambiente, né le possibili reazioni. Diremmo: fissazione, ma probabilmente no; piuttosto, una profonda consapevolezza di sé e delle potenzialità della propria relazione con Gesù. È uno spazio di fede pura e forte.

Così inequivocabile che deve trasformarsi in un grido. Non può passare inosservato. Deve raggiungere il suo scopo. Anche se dà fastidio, provocando confusione e reazioni negative. Molto significativa è la gara tra coloro che lo chiamano e coloro che lo mettono a tacere. Ce ne sono di più. Sembrano dominare. Lui, però, non si arrende. Grida ancora più forte. Finché non raggiunge il suo destinatario, Gesù, che si unisce a questa sinfonia o, meglio, cacofonia, di grida con le parole “Chiamatelo!”. Ecco un’altra voce, un altro grido – una chiamata- una risposta, a questo grido primordiale. E il grido di Gesù si amplifica: ecco, chiamano il cieco! Il suo grido trova finalmente la giusta risonanza – e che risonanza! Ma anche dopo quali avventure! Ha dovuto dimostrare perseveranza, tenacia, una certa faccia tosta. Ma ottiene ciò che vuole. Prima che ciò accada, però, sembra che lo stia anticipando. Si prepara con tutto se stesso, in modo radicale come grida. Getta il mantello, si stacca e corre da Gesù. In fondo, non può ancora vedere. Forse qualcuno lo sta aiutando? Ma trova Gesù, alla cui domanda semplice, quasi tecnica, risponde in modo molto semplice e chiaro. E così, semplicemente e inequivocabilmente, riceve ciò che ha chiesto. E il suo entusiasmo continua: ecco che segue Gesù.

Ciò che colpisce qui è la determinazione, quasi insistente, del nostro eroe. Ecco un modello molto pertinente della preghiera di oggi: salire dalle profondità precipitose dei nostri bisogni in modo incessante e potente fino a raggiungere la meta. È significativo che queste parole del cieco che gridava da sotto Gerico, Bartimeo, siano diventate l’ordito della cosiddetta Preghiera di Gesù, cioè l’invocazione costante di una breve formula di preghiera, ripetuta 33, 100 o addirittura 200 volte. La tradizione moderna ha, in un certo senso, fatto propria questa singolare lezione di preghiera. L’ha combinata con l’esortazione di San Paolo in seconda Lettera ai Tessalonicesi “Pregate incessantemente” (5, 17). Quanti problemi abbiamo, quanto dolore! Perché non riescono ad accendere la fiamma ruggente di un appello alla preghiera radicale? Ne abbiamo traccia nelle litanie, nel rosario. Ma forse oggi potremmo usarlo nella sua forma pura: solo gridare a Gesù – per la misericordia, per l’aiuto, per la salvezza?

Proviamo. Immergiamoci nel flusso di un grido così radicale e determinato, magari su una questione che al momento ci preoccupa molto, o addirittura ci distrugge. Ripetiamo più volte, come nella tradizione della “Preghiera di Gesù”, le parole del cieco nel Vangelo di oggi – o una formula più breve: “Signore, aiuto!”. – o forse anche “Madre, salvaci!”. Ripetiamole finchè Gesù reagisce. Trafiggiamo con questo grido l’ostilità o l’indifferenza degli altri, i nostri traumi, i nostri dubbi. Con queste grida, tagliamo come una spada le tentazioni del dubbio e della disperazione. Sicuramente sarà ascoltato e porterà ciò che chiediamo. Anche se dovremo aspettare un po’ e superare l’ostilità umana. Tuttavia, abbiamo tutto il diritto di lanciare questo grido. Nessuno è così vicino ai nostri bisogni come il Signore Gesù.