I dati della Banca Mondiale ci dicono che, circa 700 milioni di persone al mondo, vivono in condizioni di povertà estrema, ovvero con poco più di due dollari al giorno. Inoltre, a questo occorre aggiungere che, ben 333 milioni di bambini e bambine vivono in condizioni di grave privazione materiale e, tra questi, oltre 69 milioni di minori, risiedono nei 40 Paesi che aderiscono all’Ocse. Ciò evidenzia che, tra le nuove fragilità emergenti del nostro tempo, la povertà infantile è quella che desta maggiore preoccupazione e a cui devono essere date delle risposte immediate. Occorre sempre ricordare che, dietro a questi numeri apparentemente freddi, si celano vite di persone fortemente provati dalle privazioni e dai loro effetti nefasti sulla quotidianità, i quali primariamente si riflettono in un mancato godimento dei diritti fondamentali a cui, con urgenza, tutti i paesi più sviluppati, devono porre rimedio.
La crescente povertà ha spinto l’assemblea generale delle Nazioni Unite, con la Risoluzione 47/196 del 1992, alla proclamazione della Giornata Internazionale per lo sradicamento della povertà. Quest’ultima ha l’obiettivo di promuovere la consapevolezza della necessità di sradicare la miseria in tutti i paesi del mondo, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Il compito dell’associazionismo cattolico e della società civile, in tale versante, deve essere quello di stimolare il dibattito pubblico su questo tema fondamentale e, in seguito a ciò, sviluppare azioni concrete volte alla promozione del bene comune e alla salvaguardia della dignità delle persone più fragili.
Papa Francesco, nel corso del suo Pontificato, ci ha ricordato più volte che “alle tante povertà materiali, culturali e spirituali del nostro mondo, alle esistenze ferite che abitano le nostre città, ai poveri diventati invisibili, il cui grido di dolore viene soffocato dall’indifferenza generale di una società indaffarata e distratta” a cui, richiamando il Vangelo, dobbiamo dare una risposta di prossimità “condividendo il pane e moltiplicando l’amore”.
Il futuro che ci attende, per certi versi, potrà avere dei tratti tortuosi ma, se saremo in grado di mettere sempre le persone al centro dell’ agenda politica, le nuove fragilità troveranno una risposta all’insegna della fraternità e, le difficoltà dei singoli, saranno accolte all’interno delle comunità, sviluppando così una società nuova, la quale sarà in grado di attuare concretamente i principi sanciti dall’insegnamento sociale della Chiesa e, così facendo, donare un futuro migliore ai nostri figli in cui, la povertà, potrà essere eradicata in misura sempre maggiore.