San Gaspare del Bufalo: il missionario del Preziosissimo Sangue

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

San Gaspare del Bufalo (1786-1837) appartenente ad un’antica famiglia romana, nacque il 6 gennaio, giorno dell’Epifania e per tale motivo gli vennero imposti i nomi dei tre Magi: Gaspare, Baldassarre e Melchiorre. Ricevette il battesimo nella chiesa romana di S. Martino ai Monti, nei pressi del colle Esquilino. Divenne sacerdote giovanissimo il 31 luglio del 1808, ma l’ordinazione avvenne in un periodo storico molto particolare per Roma e lo Stato Pontificio, che erano occupati dalle truppe napoleoniche. Nonostante questo contesto difficile, San Gaspare riuscì a portare avanti la sua missione, dimostrando grande coraggio e determinazione.

Egli fu esiliato in diverse località a causa del suo rifiuto di giurare fedeltà a Napoleone. Venne condotto in carcere e spostato in vari luoghi. Tra le città in cui fu prigioniero ricordiamo: Piacenza, Bologna, Imola e a Lugo vicino Ravenna, l’esilio durò complessivamente quattro anni. Tornato a Roma, riprese la sua intensa attività di apostolato. Oltre a diverse istituzioni di cristiana solidarietà, e tra queste l’Opera di S. Galla per gli anziani. Il 15 agosto del 1815 fondò la Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, presso l’abbazia di San Felice a Giano dell’Umbria, un paesino in provincia di Perugia, a cui si iscrissero uomini di grande santità, come il venerabile don Giovanni Merlini (1795-1873) e Giovanni Mastai Ferretti, il futuro Pio IX (1846-1878). I missionari si dedicarono alla predicazione, ai ritiri spirituali e alle opere di carità, lasciando un segno indelebile nelle comunità in cui operavano.

San Gaspare fu un apostolo instancabile. Viaggiò molto per l’Italia, predicando e fondando nuove comunità religiose. La sua predicazione era caratterizzata da una grande semplicità e da un profondo amore per il prossimo. Era particolarmente attento ai poveri, ai malati e ai peccatori, a cui portava la consolazione e la speranza del Vangelo. San Gaspare del Bufalo è ricordato anche per l’ininterrotta azione di pacificazione, durante l’epoca del brigantaggio, che si svolse, nelle campagne intorno a Roma, ma anche nelle zone di Marittima e Campagna, le attuali città di Latina e Frosinone.

Morì il 28 dicembre del 1837, a soli 51 anni di età, contagiato dal tremendo colera che in quell’anno mieteva a Roma, più di duecento vittime al giorno; non aveva voluto fuggire, preferendo restare tra gli ammalati per assisterli e confortarli. Il messaggio che ha lasciato S. Gaspare, è ancora oggi molto attuale, perché ci ricorda l’importanza di mettere Dio al primo posto nella propria vita, di servire il prossimo con umiltà e carità, di diffondere la speranza del Vangelo ed essere missionari nella nostra società.

Fu beatificato da Pio X (1903-1914) il 18 dicembre del 1904, mentre Pio XII (1939-1958) lo proclamò santo il 12 giugno del 1954 in piazza S. Pietro. Sarà Giovanni XXIII (1958-1963) durante il Concilio Vaticano II del 1962 ad eleggere S. Gaspare del Bufalo, compatrono di Roma. La chiesa di S. Maria in Trivio, vicino a Fontana di Trevi, custodisce il corpo di questo santo, tanto caro ai romani e non solo.