Mons. Nappa: “La missione è andare verso i ‘crocicchi delle strade’”

In occasione della Giornata Missionaria Mondiale, Interris.it ha intervistato mons. Emilio Nappa, presidente delle Pontificie Opere Missionarie sul ruolo delle POM nell'evangelizzazione e nel sostegno delle missioni nel contesto globale attuale, segnato da crescenti conflitti, povertà in aumento, intolleranza religiosa e catastrofi climatiche

“L’evangelizzazione è veramente calarsi nella cultura dell’altro per scoprire insieme i valori del Vangelo”. Con questa profonda riflessione, mons. Emilio Nappa, presidente delle Pontificie Opere Missionarie (POM), ci introduce al cuore della missione della Chiesa, un’opera che, con spirito di ascolto e rispetto, mira a portare il messaggio di Cristo in ogni angolo del mondo. In occasione della Giornata Missionaria Mondiale, che quest’anno si celebra domenica 20 ottobre inserita come momento clou del Mese Missionario, mons. Nappa ci offre uno sguardo privilegiato sul significato di questo importante evento per le POM e per tutta la Chiesa universale. In un tempo di grandi sfide globali, l’opera di Papa Francesco continua a ispirare fedeli e missionari, incarnando l’ideale di una Chiesa in uscita, aperta al dialogo e alla solidarietà universale.

L’intervista a mons. Emilio Nappa, Presidente POM

Il tema scelto da Papa Francesco per il mese missionario 2024 è “Andate e invitate al banchetto tutti”. Cosa significa concretamente questo tema per le Pontificie Opere Missionarie e per la Chiesa in generale?

“Questo tema tocca il cuore del nostro lavoro, della nostra missione. La missione è andare ed annunciare il Vangelo. Tutto quello che facciamo serve a rendere questo possibile. È il Vangelo a guidarci ed il compito delle Pontificie Opere Missionarie è sensibilizzare alla missione e al contempo raccogliere i frutti spirituali e i sacrifici finanziari per poi ridistribuirli a seconda delle esigenze delle Chiese locali. Questa nostra vocazione ci spinge oggi anche sulla frontiera della rievangelizzazione di Chiese di antica cristianità, specialmente in Occidente dove il numero dei cristiani è in diminuzione. Nel messaggio del Santo Padre per la Giornata Missionaria Mondiale 2024 si legge ‘ogni cristiano è chiamato a prendere parte a questa missione universale con la propria testimonianza evangelica in ogni ambiente, così che tutta la Chiesa esca continuamente con il suo Signore e Maestro verso i ‘crocicchi delle strade’ del mondo di oggi”.

Come il Papa ispira il lavoro missionario oggi e in che modo il suo messaggio e la sua opera di accoglienza e dialogo influenzano le attività delle Pontificie Opere Missionarie?

“Il Papa ispira ogni giorno la nostra attività, in primis con la sua testimonianza di Pastore instancabile che cura il suo gregge e non dimentica nessuno, soprattutto i lontani. Lo vediamo continuamente nella sua attività ordinaria e poi con i viaggi cui ci ha abituati, in mezzo a popoli distanti non solo geograficamente ma soprattutto culturalmente. Posso dire che questo suo esempio è una ‘stella polare’ per noi. Dal nostro osservatorio privilegiato mi preme sottolineare come viviamo sempre quanto il Papa ci trasmette. L’evangelizzazione è veramente calarsi nella cultura dell’altro per scoprire insieme i valori del Vangelo. Le POM sono un grande tesoro, anche per la sinodalità delle loro natura e tradizione, con cui continuano ad operare a servizio della Chiesa universale e a nome e per conto del Papa. L’esempio più concreto è il Fondo Universale di Solidarietà (FUS), costituito dalle offerte dei fedeli di tutto il mondo, con cui vengono sostenuti i progetti per le Chiese di missione”.

Quali iniziative concrete sono state pianificate per la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno a livello mondiale e in Italia, per coinvolgere maggiormente i fedeli?

“Le iniziative che ogni anno vengono messe in campo per la Giornata Missionaria Mondiale sono curate dalle singole direzioni in ogni Paese. Noi dai nostri uffici di Roma sosteniamo questo lavoro e cerchiamo di incoraggiarlo il più possibile supportando le realtà meno strutturate da un punto di vista comunicativo e di raccolta fondi attraverso una Commissione composta dai Paesi più strutturati che mette a disposizione materiale informativo già pronto o ad esempio con il video per l’animazione missionaria. Le iniziative che culminano nell’ottobre missionario sono il frutto di un lavoro annuale di preparazione in più ambiti. Ne cito qualcuno: materiale cartaceo ed online per informare i fedeli della raccolta fondi, materiale per la preghiera e l’animazione liturgica, iniziative di preghiera anche virtuali ed azioni di comunicazione ripetute come l’invio di newsletter dedicate o il lavoro con la stampa fatto in quei Paesi dove ogni anno sono organizzate iniziative rivolte alla gente: concerti, mostre, serate con la presenza di testimonial, competizioni sportive”.

In alcune aree, i missionari operano in ambienti dove c’è ostilità nei confronti del cristianesimo o dove si verificano conflitti religiosi. Come le POM sostengono e proteggono i missionari in queste situazioni difficili?

“Le POM sostengono in primis con la preghiera le religiose e i religiose e poi con il nostro lavoro. A tale proposito vorrei ricordare il lavoro dell’Agenzia di informazione Fides che tra tre anni si appresta a celebrare 100 anni di fondazione e che da sempre sostiene chi opera in questi contesti difficili dando loro voce”.

Il cambiamento climatico e le crisi ambientali stanno aumentando la vulnerabilità delle popolazioni più povere. Come queste nuove sfide influiscono sul lavoro missionario?

“E’ inevitabile che tutto questo influisca. Deve però anche portare alla nostra attenzione un tema che spesso rischia di stare sotto la luce dei riflettori il tempo della durata di una catastrofe. Credo che in prospettiva occorrerà anche inserirlo nelle nostre agende di formazione missionaria”.

Come le POM vedono l’evoluzione delle missioni nel contesto contemporaneo, in cui emergono nuove sfide globali quali il conflitto in Medio Oriente?

“Le missioni in un contesto geopolitico così complesso credo che debbano continuare ad essere sempre più un ‘baluardo’ di speranza. E non solo. Esse ci offrono l’opportunità di essere presenti come Chiesa in luoghi molto difficili ed anche pericolosi, ci permettono di arrivare alle popolazioni più afflitte e provate con il messaggio evangelico e con il nostro supporto materiale. Questo ci sprona sempre più a lavorare strenuamente per sostenere le missionarie e i missionari che svolgono nella Chiesa un lavoro prezioso e a cui voglio che giunga il mio grazie e la mia vicinanza nella preghiera nella domenica dedicata alle Missioni”.