Cosa dobbiamo capire per non sprecare più la pace

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Il comodato d’uso è un termine giuridico molto comune e si riferisce a un tipo di contratto tra un comodante (il proprietario di un bene: casa, auto, libro, ecc.) e un comodatario (la persona che riceve in prestito il bene dal comodante). Il contratto di comodato prevede tre caratteristiche. La prima l’uso gratuito: il comodatario può utilizzare il bene gratuitamente, senza dover pagare alcun affitto o corrispettivo. La seconda un tempo determinato o indeterminato: l’uso del bene può essere stabilito per un periodo preciso o fino a quando il comodante ne ha bisogno. La terza l’obbligo di restituzione: al termine del comodato, il comodatario deve restituire il bene al comodante nelle stesse condizioni in cui lo ha ricevuto, salvo normale usura.

Sapendo che in realtà il comodatario non ha nessun diritto reale sul bene, ma ha solo il diritto di utilizzarlo, possiamo affermare che tutto quello che abbiamo è in comodato d’uso, nessuno possiede nulla. Abbiamo i documenti di proprietà di ciò che possediamo: appartamento, terreno, macchina, conto bancario, ecc. ma nessuna proprietà è veramente perenne. Lo stesso appartamento in cui abitiamo da qualche anno, probabilmente, era intestato a un’altra persona, e dopo qualche anno verrà intestato a qualcun altro. Il documento di proprietà che abbiamo ha le stesse caratteristiche del comodato d’uso, ossia la gratuità, la temporalità e la restituzione.

Tutto quello che pensiamo di possedere è come una camera d’albergo scelta e presa per qualche giorno in affitto e poi rilasciata ai suoi proprietari, così come anche un posto in aereo o in treno, rimane tuo per alcune ore fino alla fine del percorso e all’arrivo della persona successiva! Combattiamo per difendere i confini e le nostre proprietà. Litighiamo e ci odiamo, e potremmo arrivare a ucciderci a vicenda, per cose passeggere, transitorie, momentanee e provvisorie.

Pensiamo che i nostri figli sono nostri, ma in realtà sono nostri solo per pochi anni, come noi lo siamo stati per i nostri genitori. Quando crescono e avranno le loro famiglie diventerà per loro difficile trovare un po’ di tempo per noi. Pensiamo, quando siamo giovani, di essere giovani e forti per sempre, ma in realtà è questione di tempo e volendo o non volendo, arriva la vecchiaia e iniziamo a perdere il vigore e la forza e a comprendere che eravamo illusi e che il solo mettersi in piedi o camminare è una grande impresa. Pensiamo che la salute è nostra finché non ce la toglie qualche malattia e iniziamo a comprendere la nostra fragilità e debolezza, a vedere gli ospedali strapieni di persone che pensavano di poter spostare le montagne. Pensiamo che le posizioni di lavoro sono nostre e spesso ci comportiamo da padroni incontentabili, finché non arriva l’età della pensione e comprendiamo che nell’ufficio, dove passavamo ore e ore, ora è inaccessibile senza il permesso del nuovo comodatario. Ci illudiamo di essere i padroni e i proprietari eterni ma in realtà siamo soltanto “comodatari” temporanei.

La nostra vita e ogni vita è una traversata che ha un inizio e avrà indubbiamente una fine. Se realizziamo questa verità tante cose diventeranno diverse e meno pesanti. Saremo più felici con quello che abbiamo e saremo meno schiavi di ciò che abbiamo, delle cose e delle persone. Smetteremo di lottare e di sprecare la nostra pace per cose passeggere e non perderemo la tranquillità di coloro che hanno capito che “tutto è grazia”, dei saggi che hanno scelto di non sprecare la loro vita per cose che, alla fine, devono restituire.

Se realizziamo questa verità le parole di Gesù dette al fratello che gli chiese: “Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità” avranno un suono diverso nel nostro cuore. Gesù racconta a lui e a noi la parabola del ricco stolto e ci ammonisce: “Fate attenzione e guardatevi dall’avarizia, perché la vita di uno non consiste nell’abbondanza delle cose che possiede… La tenuta di un uomo ricco diede un abbondante raccolto; ed egli ragionava fra sé dicendo: ‘Che farò, perché non ho posto dove riporre i miei raccolti?’. E disse: ‘Questo farò, demolirò i miei granai e ne costruirò di più grandi, dove riporrò tutti i miei raccolti e i miei beni, poi dirò all’anima mia: Anima mia, tu hai molti beni riposti per molti anni; riposati, mangia, bevi e godi’. Ma Dio gli disse: ‘Stolto! Proprio questa notte dovrai morire, e a chi andranno le ricchezze che hai accumulato?’. Alla fine, Gesù dice: ‘Questa è la situazione di quelli che accumulano ricchezze solo per se stessi e non si preoccupano di arricchire davanti a Dio” (Lc 12, 16-21).

Gesù ci insegna in cosa consiste la vera proprietà: “Procuratevi ricchezze che non si consumano, un tesoro sicuro in cielo. Là i ladri non possono arrivare e la ruggine non lo può distruggere. Perché, dove sono le vostre ricchezze là sarà anche il vostro cuore” (Lc 12, 33-34).

Se realizziamo che la nostra vita e tutto ciò che abbiamo è un dono reciteremo ogni giorno questa preghiera: “Accetta o Padre Santo ciò che da sempre è tuo, la vita mia, il mio niente Tu colmali di Te. Aiutaci Signore a comprendere, a vivere e a credere che tutto è grazia. Insegnaci Signore che tutto quello che pensiamo di possedere è solo in comodato d’uso”. Amen